3. Non tutti hanno un quadro con un teschio in salotto (M)

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In questi due anni devono essere di certo successe un sacco di cose. Non solo ho una fidanzata, non solo ci mettiamo lo smalto sulle unghie a vicenda ma a quanto pare ho anche i capelli tinti di un rosso acceso che mi fa somigliare ad una versione maschile de "La Sirenetta". Ah, per non parlare del piercing al sopracciglio destro e gli orecchini a cerchio ai lobi delle mie orecchie.

Mamma ha spiegato tutto con una sola parola: Juniper. Non vorrei azzardare ipotesi, ma sembrerebbe che tra mia madre e la mia ragazza non corra esattamente buon sangue. Mio padre ha preferito non intervenire all'interno del discorso. Si è limitato a bofonchiare qualcosa a mia madre ed insieme sono usciti dalla stanza.

Ah, ciliegina sulla torta: a quanto pare ho anche dei tatuaggi. Non tanti quanti come Juniper, da quel che ho visto, ma qualcuno c'è. Per essere precisi un piccolo saturno e altri pianeti all'interno del braccio sinistro, un ramo di ginepro sul costato e un maori sul polpaccio destro. Penso che agli occhi di mia madre io mi sia trasformato in una specie di quei cattivi ragazzi protagonisti dei romanzi rosa che mia sorella divora settimanalmente.

Non mi sento ancora in grado di esprimere giudizi su me stesso. Mi sento come se mi stessi vedendo per la prima volta, i jeans neri strappati che mi aspettano sul letto e la felpa dell'università sembrano far parte di un guardaroba che la famiglia Carter non avrebbe mai approvato.

Come ho fatto ad arrivare qui? In cosa mi sono trasformato?

Fa un po' ridere che l'unica cosa che mi venga in mente è che sono come un pokemon che si è appena evoluto. Forse mia madre aveva ragione, avrei dovuto seriamente passare meno tempo davanti alla televisione da piccolo.

Mi sento un po' Narciso, non riesco a non specchiarmi su qualsiasi superficie che possa riflettere il mio aspetto. I tratti del mio viso sono gli stessi di sempre, se dovessi descrivermi riuscirei a ritrovare il naso piccolo, le labbra color ciliegia e le sopracciglia folte. Eppure questi cambiamenti che ho trovato mi fanno sembrare una persona totalmente diversa. Si certo gli occhi sono sempre lì (e meno male mi verrebbe da dire), ma adesso metto anche la matita nera? Non che in questo momento io la stia indossando, ma non sarebbe naturale indossarla con questo nuovo aspetto? Forse dovrei chiedere a Juniper, lei di certo ha idea di come io vada in giro di solito.

Juniper, la mia ragazza.

Come si fa a dimenticarsi di avere una fidanzata? Si presuppone che lei sia la persona più importante per me. Eppure quando l'ho vista il suo viso non mi ha detto assolutamente nulla.

Una bellissima ragazza, non c'è niente da dire. Ma niente di più.

L'ultima ragazza che ricordo di aver frequentato non aveva nulla in comune con lei. Vanessa Diaz. Sembra incredibilmente ironico il modo in cui ricordo alla perfezione il suo nome e cognome ma di quella che è la mia attuale fidanzata non ricordo nemmeno il cognome.

«Ehy Michael è tempo di andare»

Mio padre compare alle mie spalle, in mano stringe una borsa con dentro quelli che penso siano dei miei vestiti. Non ho idea di cosa indossassi quando sono arrivato in ospedale. Annuisco soltanto ed in silenzio lo seguo fuori dalla stanza. Mia madre sta parlando con il dottor Clarke, lui le passa quello che sembra un biglietto da visita e lei lo mette in tasca. Ringrazia di nuovo il medico e poi si gira per ricongiungersi con me e mio padre.

Estraggo il cellulare dalla tasca dei pantaloni e cerco il contatto di Juniper. Le avevo promesso che le avrei fatto sapere quando avrei lasciato l'ospedale. Mi sembra doveroso mantenere la parola data.

Non aspetto nemmeno che mi risponda, metto via il cellulare per seguire i miei genitori. Un taxi ci aspetta fuori dall'ingresso del St. Mary Hospital; il cielo è plumbeo e un brivido mi percorre la schiena. Londra mi accoglie di nuovo a sè con il solito grigiore e l'odore di pioggia nell'aria.

The Way I Loved YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora