5. Vado in terapia (M)

10 3 4
                                    

Lo studio della dottoressa Bellman è al piano terra di una villetta bifamiliare. Sono fuori dal centro di Londra ed è quello che per definizione è un quartiere tranquillo. Lungo la strada ci sono delle macchine parcheggiate e nei giardini davanti ad alcune villette ci sono biciclette e palloni abbandonati da bambini. Il cielo è scuro sopra la mia testa, ma questo non impedisce ad alcune finestre di essere aperte, da una di queste si sente della musica ma presto il passo viene ceduto al conduttore radiofonico che augura una buona giornata a tutti. Passo oltre prima di sentire altro e arrivo alla mia destinazione.

Il giardinetto antistante allo studio della dottoressa è molto curato e le scale che portano alla porta d'ingresso sono pulite, prive di tracce di muschio o foglie secche. La porta nera e al centro vi è appeso il numero civico con tanto di batacchio a cui suonare. All'interno la casa profuma di bucato appena fatto ed i colori scelti sono neutri e delicati; il mobilio è essenziale, un tappeto sul pavimento dell'ingresso e una piccola cassettiera su cui sono disposti dei biglietti da visita ed un piccolo cactus con un piccolo fiore arancio appena sbocciato. L'ufficio della dottoressa Bellman è al piano terra, con una meravigliosa finestra a bovindo che fa entrare una quantità di luce naturale che rende quasi piacevole l'idea di questa seduta. O comunque quanta luce il cielo offuscato di oggi rende possibile, di certo l'atmosfera è molto più piacevole così che con le luci artificiali delle lampadine.

Sia chiaro, sono felice di essere qui. Quello che simboleggia la mia presenza in questo studio è incredibile. Ma non sto affrontando la cosa a cuor leggero. Non ho idea di quello che mi aspetta e mi sembra quasi di essere sul bordo di un elicottero con un paracadute sulla schiena.

«Siediti pure»

La dottoressa Bellman mi indica il divanetto sotto la finestra a bovindo. Lei è seduta dietro la scrivania, ha un paio di occhiali dalla montatura fine incastrati sulla testa, come se volesse tenere i capelli lontani dal viso. Non ho idea di quanti anni possa avere, forse una cinquantina per via delle rughe d'espressione che il viso presenta anche se a riposo ma queste non sono particolarmente profonde.

Si alza poi dalla sedia sulla quale si era seduta e viene a sedersi davanti a me su una poltrona che mi ricorda un pezzo di antiquariato che trovi nei mercatini delle pulci.

The Way I Loved YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora