Se partiró a Budapest..

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5.02.2017- Budapest
Circa verso le 20 il mio aereo atterrò all'aeroporto dove mi stava aspettando Marta, pronta a portarmi da Marco. <Alessandro!> urlò la donna che si stava sbracciando per farsi notare. Marta, oltre che la manager di Marco, era anche una nostra grande amica, ragion per cui sapevo benissimo che Marco si fosse confidato con lei, e sapevo anche che probabilmente mi avrebbe fatto una bella ramanzina, ramanzina che non tardò ad arrivare una volta saliti nella sua auto. <Sei un coglione Ale> disse Marta distogliendo di tanto in tanto lo sguardo dalla strada per posarlo su di me <Si lo so, ma cosa avrei dovuto fare?> risposi scocciato alla sua affermazione <Non baciare nessuno?> chiese retorica lei modificando in modo buffo la sua voce per poi sbuffare <ok, forse non hai così tanta colpa> mi mise una mano sulla coscia accarezzandola con l'intento di rassicurarmi <in fondo lui sa che non è stata colpa tua, ma ci è rimasto male perché non hai provato subito a formarlo quando stava andando via dal locale> aggiunse poi. <Anch'io ci sono rimasto male per questo Marta> dissi serio girando il volto verso il finestrino per ammirare il paesaggio <il mio corpo era come paralizzato, non riuscivo a fare nulla> aggiunsi sospirando <però quando mi sono ripreso ho cercato di parlargli> feci una pausa incominciando a torturare le dita delle mie mani <credi che mi perdonerà?> chiesi poi girandomi nuovamente verso di lei guardandola con fare preoccupato <stai tranquillo che le cose si aggiusteranno> disse la donna sorridendo <ora scendi e vai da lui> aggiunse poi parcheggiando l'auto avanti ad un hotel <stanza 28, secondo piano> aggiunse prima che scendessi dall'auto per raggiungere l'entrata dell'edificio. Salii la rapa di scale col cuore in gola ed arrivai avanti alla sua stanza. Alzai il braccio con l'intento di bussare, ma la porta mi si spalancò davanti mostrandomi la figura del Moro in abiti sportivi. Ci guardammo, il suo sguardo era stupito. <Che ci fai qui?> fu la prima cosa che gli venne in mente <sorpresa!> dissi scherzosamente aprendo poi le braccia e rivolgendo i palmi delle mani all'insù scaturendo una risata da parte del Moro che di tutta risposta pronunciò un "Coglione" per poi scoppiare nuovamente a ridere. <Marco io..> cercai di parlare ma Marco mi interruppe <si lo so, ho esagerato. Non è stata colpa tua> disse con fare dispiaciuto <Non darti colpe che non hai> dissi prima che lui potesse dire altro <dovevo fermarti subito e non l'ho fatto> sospirai <non sai quanto mi dispiace per questa cosa, purtroppo però il mio corpo sembrava immobilizzato> aggiunsi poi sentendo la mano di Marco poggiarsi sulla mia spalla <'sta tranquillo Ale, è tutto apposto> disse per poi stringermi in un caloroso abbraccio che non tardai a ricambiare <A me dispiace averti fatto preoccupare non facendomi sentire per un mese intero> continuò con fare triste per poi accennare un fievole sorriso al mio "non preoccuparti, l'importante è che stai bene e che non sia successo nulla". <Vieni con me> aggiunse poi prendendomi per mano e trascinandomi in camera <stavo per andare a fare una passeggiata, ma pensandoci bene dal mio terrazzo c'è una vista pazzesca che da proprio sulla città> aggiunse poi sorridendo aprendo la finestra della terrazza. Ammirammo in silenzio il panorama, anche se però la cosa che più colpì Marco fu la luna. Il ragazzo era sempre stato attratto dalla luna, dalle stelle, e, in generale, tutto ciò che riguardava il cielo ed io la trovavo una cosa molto tenera, specialmente quando si arrabbiava perché, dopo le sue varie "lezioni" di astronomia, io non riuscivo mai a ricordare la differenza tra le varie stelle. <Stasera è proprio bella la luna, non trovi?> mi chiese guardando quella grande sfera luminosa nel cielo <Già> risposi sorridendo posando il mio sguardo su Marco che guardava il cielo con lo stesso sguardo illuminato e felice che avrebbe avuto un bambino nel guardare il proprio regalo di Natale <È proprio bella> aggiunsi poi sussurrando, vedendo il volto di Marco girarsi verso di me <Perché mi fissi? Vuoi per caso una foto?> chiese scherzosamente facendo ridere anche me <non ne ho bisogno, ho impresso il tuo riflesso sulle mie palpebre, quindi per poter vedere la tua figura mi basta chiudere gli occhi> dissi sorridendo vedendo il volto del Moro colorirsi di un rossiccio vivacissimo. Mi avvicinai a lui soffiando su una piccola ciocca del suo ciuffo che gli era caduta sul viso con l'intento di spostargliela per poi guardarlo negli occhi e sorridergli. Restammo così per qualche secondo fin quando non fu proprio lui a rompere il silenzio <Ti voglio Ale> disse per poi baciarmi con una passione tale da non farmi neanche accorgere di essere stato trascinato nel suo letto, bloccato dal suo corpo seduto sulle mie gambe <Da oggi tutti devono spere che sei solo mio> disse con fare malizioso per poi iniziare a baciare e succhiare piccoli lembi del mio collo con una voracità tale da far rimanere dei piccoli segni violacei su di essi, segni che sarebbero rimasti lì per giorni come testimonianza di quella, e di tutte le altre nostre notti d'amore.

Nel tuo mare |Mahmood X Marco Mengoni| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora