Non potho reposare amore 'e coro, pensendte a tie so donzi momentu

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27.09.2016- Milano
Erano passate all'incirca due settimane dall'episodio del parcheggio. Il mio umore era sotto terra e ciò mi impediva di fare qualsiasi cosa. Non avevo voglia di uscire, di parlare con gente, di vivere, per cui mi  sono rinchiuso in casa, rimanendo solo con le parole di Marco che non facevano altro che torturarmi. Avevo mille dubbi ma neanche una risposta e Marco non sembrava intenzionato a darmene neanche una, certo, aveva provato a contattarmi e a chiamarmi ma puntualmente io mi rifiutavo di sentirlo. Era venuto anche a casa mia, ma avevo fatto finta di non essere in casa. Venni distratto dai miei pensieri dal suono del campanello. Misi velocemente le ciabatte e mi alzai controvoglia dal letto controllando di sfuggita l'orario per poi urlare un "chi è?" ed aprire solo quando sentii un "Sono Gio, apri" dall'altro capo della porta. <Che ci fai qui alle dieci e mezza di mattina?> Sbadigliai puntandogli un dito contro per poi scoppiare a ridere vedendo la sua espressione scioccata <l'hai detto tu, sono le dieci e mezza non le cinque del mattino> rise lui per poi guardarmi preoccupato <sono venuto a vedere come stavi, sono due settimane che non ti fai sentire> sospirò toccando il mio volto seguendo con un dito il contorno delle mie occhiaie che oramai erano di un colore molto violaceo <non hai dormito?> continuò rassegnato. <no Gio, non riesco a dormire da un po'> sospirai <ma in compenso la notte è portatrice di buona ispirazione> dissi entusiasta  battendo le mani cercando di sviare il discorso. Nonostante tutto però era vero, le notti insonni mi avevano aiutato a liberarmi dai grandi macigni che comprimevano il mio petto, ispirandomi per nuovi testi. Aprii un cassetto e tirai fuori un pezzo di carta che porsi al ragazzo di fronte a me <Ecco, leggi e dimmi cosa ne pensi> sorrisi e vidi il volto del mio amico corrucciarsi ed assumere un'espressione concentrata. I suoi occhi ballavano a ritmo delle parole presenti sul foglio e man mano che leggeva le sue pupille e il suo sorriso si allargavano ancora di più. <Alessandro> ora lo sguardo di Giovanni era fisso nel mio <non è la notte che ti ispira per scrivere queste parole così belle, ma è una persona. Ho ragione?> continuò sorridendomi. Annuii e lui assunse un'espressione pensierosa. <Tienitelo stretto Marco> disse dopo interminabili minuti di silenzio per poi sorridermi facendomi l'occhiolino.  Nessuno sapeva di me e Marco, avevamo preferito non dirlo a nessuno, almeno non prima di aver chiarito noi due. <Marco?> chiesi sbarrando gli occhi <dai Ale, anche un ceco si accorgerebbe che ti piace> rise <te lo mangi con gli occhi, e lui non è da meno> aggiunse poi facendo colorare il mio volto di un rosso vivacissimo.
<a proposito> continuò poi toccandosi il mento con fare pensieroso <anche lui è scomparso, tu l'hai sentito per caso?>  aggiunse per poi guardarmi diritto negli occhi. <No, non so che fine abbia fatto> Scossi la testa. <allora sarà meglio fare un salto anche da lui> rise salutandomi ed andandosene subito dopo avermi proposto di uscire ed andare, con lui e gli altri, ad una festa che si sarebbe tenuta la sera stessa, raccomandandomi di fargli sapere per confermare la mia presenza. Ci stavo pensando per tutta la giornata ed arrivai alla conclusione che non sarebbe stata una cattiva idea andarci. Digitai velocemente un messaggio a Giovanni confermandogli la mia presenza e chiedendo le varie informazioni, per poi buttarmi in doccia.
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Arrivai al locale raggiungendo il tavolo dei miei amici. <Ale! Ma allora sei vivo!> Anna mi corse subito incontro ed io non persi tempo ad abbracciarla <beh oddio, vivo è un parolone> continuò poi guardandomi in faccia riferendosi probabilmente alle mie occhiaie, scaturendo una mia risata. <Stai tranquilla che ora mi riprendo> dissi ridendo prendendola per mano per trascinarla al lato bar. Non so bene quanto io abbia bevuto. So solo che, mentre mi scatenavo in pista, ero stato attratto da due occhi scuri. Gli stessi occhi scuri che stavo cercando di evitare. Mi bloccai di colpo e sentii Giovanni ridere <oh che bello, sono riuscito a convincere anche l'altro asociale a venire questa sera> disse il nostro amico indicando la figura di Marco che lentamente si stava avvicinando. Sembrava una divinità Greca che scendeva giù per le scale dell'Olimpo. Salutò tutti con un cenno del capo per poi incatenare i suoi occhi nei miei. Mi persi a guardarli, erano più spenti del solito, meno brillanti. Mi mancava il fiato. Sentivo la musica ovattata e tutto attorno a me girava, avevo bisogno di uscire e prendere una grande boccata d'aria. Presi in disparte Chiara e l'avvisai che sarei uscito.
L'aria gelida mi entrava nelle ossa e la sigaretta era quasi del tutto consumata dal vento. Pensavo e ripensavo a come mi sarei dovuto comportare una volta rientrato dentro ma una voce fin troppo familiare interruppe i miei pensieri. <Mi presti l'accendino?> la sua voce era tremolante per via del freddo. Misi una mano in tasca e gli porsi l'accendino che il ragazzo non tardò ad afferrare. <Ale> la voce del Moro si addolcì <sono un coglione, scusami> sospirò iniziando a parlare  <non pensavo davvero ciò che ti ho detto> continuò poi con fare dispiaciuto. <ah no? E cosa pensavi?> risposi con il tono più freddo possibile, biascicando anche qualche parola  incomprensibile a fine frase per via dell'alcol. <che è stata la prima volta in cui ho capito com'è realmente fare l'amore con qualcuno> rispose sicuro. Il suo tono era sincero e ne me convinsi ancor di più quando vidi scendere dai suoi occhi una piccola lacrima che non tardò ad asciugarsi, ma c'erano ancora mille altri dubbi che dovevo chiare. <se non pensavi davvero quelle cose allora perché le hai dette?> urlai io <perché sono un codardo Ale. Ho auto paura.> sospirò  <ho auto paura della cosa più bella che probabilmente potesse mai capitarmi, capisci quanto sono deficiente?> continuò poi. Sospirai. Non potevo fargliene una colpa, avere paura è normalissimo. Anche io ne ho avuta quando mi sono reso conto di provare qualcosa per lui, certo, non ho reagito "respingendolo", ma d'altro canto ognuno ha il suo modo per manifestare e gestire la paura. Mi venne istintivo abbracciarlo. <Non ti incolpo per aver avuto paura, ma la prossima volta magari parlamene invece di allontanarmi> sussurrai al suo orecchio sentendo la presa del ragazzo stringersi ancora di più attorno al mio collo <la prossima volta?> chiese incredulo <ciò significa che vuoi ancora vedermi?> continuò poi staccandosi dall'abbraccio per poi prendere il mio viso tra le mani e baciarmi dopo aver ricevuto come risposta alla domanda che mi aveva fatto un cenno del capo affermativo. <sono convinto che non ci sarà una prossima volta in cui io avrò paura Ale> mi sorrise sicuro <non c'è nulla di cui avere paura> disse poi  lasciandomi piccoli baci su tutto il volto, gesto che mi fece sorridere. <ti amo Alessandro, ti amo,ti amo,ti amo> continuò sorridendomi per poi riprendere a baciarmi con più passione, come se volesse dimostrarmi il suo amore così. Sentii il cuore battere all'impazzata e nello stomaco uno svolazzare di farfalle. Lo abbracciai più forte che potevo per poi sussurrargli un "ti amo anche io Marco" all'orecchio, provocandogli dei brividi e un sorriso gigante in volto

Nel tuo mare |Mahmood X Marco Mengoni| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora