Freya
La solita e noiosa mattinata scolastica mi attendeva dietro la porta della scuola, chiusa li dentro, vorace come un leone pronto a Ingoiarti vivo. Solo Il suono della campanella mi distolse dai miei pensieri futili e mi guidò con il suo strillo verso l'interno.
Ad aspettarmi appena all'ingresso, c'erano Wendy e James che mi salutavano con un cenno della mano, e Wendy non poteva di certo farmi mancare il suo abbraccio mattutino. Ancora avvolta tra le sue braccia, alzai lo sguardo verso James, Incredibilmente spensierato ed affascinante. Avvolto da un lenzuolo di luce ci guardava in attesa, per un attimo i nostri sguardi si intrecciarono ed una scarica di emozioni mai provate prima mi passò per tutto il corpo. Abbassai lo sguardo e le mie guance bruciavano, mi Irrigidì in uno scatto e Wendy si allontanò leggermente da potermi guardare in viso. «Freya, va tutto bene?», «Sì...» annuii, spostando lo sguardo a terra. «Hai le guance rosse come un peperoncino!», girò la testa verso James e tornando a posare lo sguardo su di me, annuì leggermente con la testa e sorridendo mi diede una pacca sulla spalla. «Sei proprio persa Freya» e ridacchiò per poi spostarsi, lascandomi imprigionata nello sguardo di James, troppo intenso per affrontarlo.«B-buongiorno James» lo salutai con un cenno della mano, lui ricambiò con un sorriso tenero «Buongiorno Freya. Forza andiamo in classe o faremo tardi a lezione» io e Wendy annuimmo ma il mio corpo non degnava di muoversi, «Freya, vieni?», «Sì...» ancora non accennavo un singolo movimento, James lentamente mi venne incontro e con un gesto veloce ma delicato mi prese la mano e mi portò con se, mi sentivo tutt'un tratto libera della mia prigione e strinsi, strinsi più che potevo la sua mano più grande della mia, calda e ruvida al tatto... Non sapevo come stavano reagendo le persone intorno a noi e non volevo neanche saperlo.
Una volta giunti in classe, James si fermò per poi posare i suoi occhi azzurri come il cielo nei miei, sorrise dolcemente e lentamente avvicinò le sue labbra alle mie orecchie e sussurrò «Ci sentiamo dopo le lezioni», un brivido mi passo per tutto il corpo e mi irrigidì; allontanandosi come se non fosse successo nulla, si diresse al suo banco. Un rossore intenso infiammò le mie guance, mentre una fiamma ardente si accendeva dentro di me.
Lentamente mi diressi al mio banco, e mi toccai l'orecchio, bollente, e dopo essermi seduta a posto, posai la testa sul banco e lo sguardo rivolto verso di lui: Seduto composto e baciato da sottili raggi di sole che entrano dalla finestra, i suoi capelli ribelli spinti da una leggera brezza primaverile, e gli occhi che riflettono il cielo limpido come fossero specchi.
Tutt'un tratto sentii il tocco di qualcuno sulla mia schiena e confusa mi girai a guardare chi fosse: La professoressa di matematica; « Freya, puoi badare più attenzione alla mia lezione?», «Sì... Mi scusi prof.», «Ora vai alla lavagna e svolgi l'esercizio tre», «Sì... prof.» Presi il libro e con passo svelto mi diressi alla lavagna digitale, ormai non si usano quasi più le lavagne con i gessi. Sono sempre stata piuttosto brava in matematica, non sarebbe stato difficile risolvere quel esercizio se non ci fossero stati gli occhi di tutti posati su di me. «Freya, sei sicura che sia questo il procedimento?», «S-sì, ne sono sicura», «Beh, mi dispiace ma è praticamente tutto sbagliato» posai lo sguardo sul pavimento completamente rossa. Dai banchi si sentirono risate su risate, volevo seppellirmi in quel momento. «Silenzio ragazzi! State mettendo a disagio Freya», non volevo più stare lì, corsi al posto non dicendo una parola. Mi avvolsi la testa con le braccia e sentii il tocco docile di Wendy accarezzarmi i capelli, è sempre la mia salvezza in questi momenti.
La lezione era finita e quel che erano due ore, per me si rivelarono il doppio o forse il triplo. Non mi sarei mai aspettata che metà del tempo fosse stato dedicato dai miei compagni di classe per bofonchiare e sghignazzare sul mio errore, su di me; un'eternità di battutine perfide sul mio conto. Ma dopotutto mi ci ero già abituata, niente di nuovo.
«Ciao Freya» mi chiamò James dal suo banco, mi avvicinai e quando fui a poco più di un metro da lui, mi guardò negli occhi, «Ehi...» lo salutai con la mano facendola cadere al mio fianco e abbassai lo sguardo posandolo sui libri che tenevo tra le braccia. «Va tutto bene, Freya?» mi disse con una voce tremolante, preoccupata. «Sì...» Annuii. Il rumore degli studenti che facevano avanti e indietro per i corridoi e per le classi faceva un frastuono incessante, capace di eliminare ogni pensiero, e lui mi mise una mano sotto al mento, delicata e calda che con un gesto lento alzò il mio sguardo verso di lui.
I suoi occhi riflettevano i miei e io i suoi in un ciclo infinito. Il silenzio si dilagò tutto intorno a noi, più rumoroso delle sue parole che delicatamente si posarono sulle mie orecchie «Ne sei sicura?» e come per incanto, rimasi a guardarlo, a guardare il cielo nei suoi occhi azzurri, nuvoloso per la preoccupazione che aleggiava nel suo cuore. «Sì, ne sono sicura, James...», e con gesto deciso ma dolce, tolse la sua mano che solleticò il mio volto e risi, rompendo così l'incantesimo da lui mandato. Le nuvole nei suoi occhi lascavano il posto ad un sole, luminoso come non mai. La mia luna emanava una luce immensa, una luce che, senza il sole dei suoi occhi, non avrebbe mai potuto brillare.
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Un sogno tanto atteso
RomanceLe parti con " * " alla fine del titolo, sono state revisionate! Nella piccola cittadina di Oakwood, una ragazza adolescente, Freya Jefferson, estremamente timida e imbranata, vuole ricomporre la sua vita oramai frantumata in tanti, minuscoli, pezzi...