PARTE 1

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"Pccrell, ma addo staje?"


<<Vedi di comportarti bene ogni tanto, cazzo!>> mi disse mia madre, dopo avermi trascinata in cucina durante la festa del mio compleanno solo per aver rovesciato un po' di acqua sul tavolo.
Mi trattenni al rispondere per non aggravare la situazione,che dopo tutto non era neanche tanto grave.

Da stanotte sarà tutto finito. Pensai.

Dopo essere tornata in sala dalla cucina, dove tutti gli invitati aspettavano impazienti il mio ritorno per il soffio delle sedici candeline, dopo aver cantato "tanti auguri a te", dopo aver scartato i regali, e dopo aver salutato tutti gli invitati per bene, sapendo che sarebbe stata l'ultima volta prima di tanto tempo di lontananza, feci partire il mio piano.

Mamma sistemava la sala, mentre come sempre imprecava contro di me, dicendomi sempre le stesse cose che riassumendo in breve sarebbero: fai schifo, sei inutile e non saresti dovuta nascere.
Intanto io ero in camera, intenta a mettere tutti i vestiti in mio possesso nella valigia enorme che mi aveva regalato la mia migliore amica pochi giorni prima del mio compleanno, lontano dagli occhi attenti di mia madre per non far azionare la sua versione detective.

SKIP TIME

Avevo l'aereo alle nove, ma sarei dovuta stare in aeroporto almeno tre ore prima.
Mi svegliai alle cinque e mezza, muovendomi in silenzio e velocemente, sapendo che mezz'ora dopo si sarebbe svegliata mia madre.
Lasciai una lettera sul tavolo della cucina, su cui avevo espresso tutto il disprezzo che provavo per mia madre e per mio fratello, che nonostante tutte le volte in cui gli ho spiegato i miei malesseri interiori, il mio dolore e i miei pensieri, non mi abbia mai difesa da tutta la violenza verbale che mia madre infliggeva su di me.

Mi accesi una sigaretta mentre aspettavo che la mia migliore amica, Klaudia mi passasse a prendere.
Lei è stata l'unica che c'è sempre stata per me, anche quando scappavo di casa e non sapevo dove andare, lei aveva sempre la porta aperta per me.

<<Sei pronta?>> mi disse al suo arrivo <<Si, cioè, forse>> dissi, girandomi a guardare quell'abitazione che non avrei mai potuto definire casa.

<<Dai che sennò non arrivi in tempo per il check-in e perdi l'aereo>> mi disse Klaudia, distraendomi dai miei pensieri.
<<Si, eccomi.>>

<<Ed eccoci qua>> mi disse Klaudia, fermandosi davanti ai controlli dell'aeroporto, con gli occhi già lucidi.
<<Ci rivedremo, vero?>> mi disse mentre calde lacrime mi iniziarono a scendere sulle guance.
<<Certo che sì>> affermai abbracciandola.
<<Mi raccomando>> disse lei tra un singhiozzo e l'altro <<Pensa al futuro, non al passato>> poi mi abbracciò.

SKIP TIME

Presi un bel respiro beandomi dell'aria di Barcellona.
Ancora non ero pronta per accendere il telefonino, mi aspettavo miliardi di chiamate da parte di mia madre e di mio fratello, ma anche da mio padre, sicuramente avvertito da mia madre.
Infatti non sapeva nulla della mia decisione, era tutta una sorpresa.

Fermai un taxi e gli chiesi di portarmi all'indirizzo del campo di allenamento del Barcellona.
Io e mio padre non ci vedevamo da quattro anni circa.
Quando i miei genitori erano in crisi, avevo solo dodici anni, al divorzio quattordici, ma già a dodici anni mi trovavo in Germania, in una casa di una cittadina quasi vuota e poco accogliente; non avevo idea il perché di quel trasferimento totalmente improvviso e totalmente imprevisto.

Il taxi frenò bruscamente davanti alla Ciutat Esportiva Joan Gamper, dove una possente guardia del corpo controllava le persone che entravano a uscivano, una a una.

PRINCESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora