La partita d'allenamento di domenica vide i London White Owls vincere per 220 a 40 contro una delle squadre della lega sfidanti fra le più deboli. Durò solo venti minuti grazie alla presa del boccino d'oro da parte di Harry, ma i compagni erano già in netto vantaggio da prima dei centocinquanta punti aggiuntivi del boccino.
All'inizio della settimana successiva gli orari cambiarono di netto rispetto alla precedente, e gli allenamenti si incentrarono tutti sulla simulazione di diverse partite fra i due gruppi da sette giocatori, composti sempre da combinazioni diverse. Iniziarono a crearsi le prime buone sinergie, anche se dalla discussione innescata da Draco il sabato precedente negli spogliatoi, erano nate delle piccole insanabili fratture. Turner, il battitore della formazione originale dei White Owls che così spesso discuteva con Harry e l'allenatore, era diventato ancora più intrattabile e polemico, specialmente da quando gli avevano comunicato che sarebbe rimasto in panchina anche la domenica successiva. Harry e Draco continuavano ad ignorarsi in campo, a non collaborare né comunicare, come stessero giocando una partita diversa, tuttavia non dovendo più volare con la bacchetta nascosta nelle protezioni della tuta, la loro prestazione sportiva tornò ad alti livelli. Nel pomeriggio di venerdì, verso le sei, i due allenatori formarono le squadre come di consueto e nella formazione di Harry i due battitori finirono per essere proprio Turner e Malfoy, che già la settimana prima avevano dimostrato una resa decisamente inferiore ad altre combinazioni e ben poco affiatamento col capitano.
Il coach, ormai costantemente affiancato in quelle prime settimane dall'anziano ex allenatore dei Falcons, stava terminando di dare le direttive.
«Ok, questa volta faremo così: nessun limite di tempo. La prima squadra che segna quattrocento punti agli anelli pone fine alla partita. La cattura del boccino non è inclusa nel conteggio ma invito i cercatori ad impegnarsi ugualmente, come sempre ovviamente.»
«Wow, quattrocento lisci senza i centocinquanta del boccino?» commentò una delle cacciatrici. «Oggi finiremo a mezzanotte come minimo!»
«Paura di non farcela, Hunt?» scherzò uno dei cacciatori degli ex Falcons e lei gli rifilò una gomitata leggera. Entrambi si sorrisero, divertiti.
Scesero in campo e la partita iniziò subito su ritmi ben equilibrati. Erano due formazioni abbastanza bilanciate in attacco e difesa, dunque i primi goal si susseguirono in maniera molto ritmata.
Dopo tre ore erano tutti abbastanza stanchi, il tabellone tenuto dal coach segnava 210 a 190 per il team del capitano. I due cercatori avevano già avuto modo di catturare una volta a testa il boccino e il loro sembrava più che mai un ruolo marginale rispetto al resto della partita vista l'esclusione del punteggio del boccino nella conta generale. Verso i 300 a 250 una delle cacciatrici, Carol Hunt, la più giovane in squadra iniziò a lamentare una certa stanchezza e se da una parte stava così indebolendo l'attacco, dall'altra la difesa del portiere originario dei White Owls stava iniziando a cedere riequilibrando la situazione. Fu necessaria una pausa di quindici minuti quando fu evidente che altrimenti la ragazza sarebbe crollata.
Gli ultimi esasperanti gol arrivarono praticamente quando il cielo era buio. Alle dieci e mezza passate la formazione di Harry aveva ancora un vantaggio lieve di 380 a 360. I due cercatori avevano smesso ormai da un po' di cercare di acchiappare il boccino, consci che la partita fosse agli sgoccioli: i compagni erano diventati più fiacchi a quel ritmo e i goal stavano diventando più facili da segnare i bolidi più lenti sotto i colpi sempre più imprecisi dei battitori. Così mentre gli altri ancora volavano a tutta velocità, i due cercatori si tenevano di poco più in alto, quasi fermi, intenti ad addestrare giusto la vista per localizzare il boccino d'oro nel buio.
«Vi prego, finiamo, non ne posso più!» sbuffò Carol Hunt, che volava così china sulla scopa da sfiorare quasi il manico col petto. Aveva appena perso la presa sulla pluffa, che era stata recuperata per miracolo da una compagna.
«Devi migliorare in resistenza Carol, c'è poco da fare.» la rimproverò con un sorriso stanco Harry, qualche metro più sopra. «Non ci sarà sempre una riserva a sostituirti ogni tre ore.»
«Pfft, facile per te che non hai gol da segnare, pluffe da acchiappare, mazze con cui colpire, goal da parare.» gli fece lei, imbronciata.
Harry rise e si voltò, mentre il trecentonovantesimo punto veniva segnato. Vide con la coda dell'occhio la sagoma di un bolide non molto veloce che si avvicinava più o meno nella sua direzione, e qualche metro più indietro il battitore avversario che l'aveva appena scagliato. Era un tiro fiacco, ci avrebbe impiegato diversi secondi a raggiungerlo. Virò in tutta calma il manico della scopa verso il basso, ma poi alla sua destra vide Draco, pochi metri più in là alla stessa altezza. Fu un gioco di sguardi di pochi istanti: si fissarono, serissimi, presero nota del bolide in avvicinamento, puntava la testa di Harry. Il moro tornò a guardare Draco, piegò la testa verso di lui e chiuse gli occhi, allargando le braccia in una posa esplicitamente indifesa. Era in bilico sulla scopa, i piedi ben piantati sui due pedalini laterali. Draco sgranò gli occhi appena lo vide. Tornò a fissare il bolide, mancavano pochi metri, strinse la presa sulla mazza: uno scatto e avrebbe potuto intercettarlo con estrema facilità. Alla fine però, rimase fermo.
Il bolide colpì di striscio la testa di Harry, che, per quanto il tiro fosse poco potente costituì comunque un urto degno di nota e sufficiente a destabilizzarlo.
«Hey! Ma che cazzo fate voi due?» ruggì senza mezzi termini il battitore che, diversi metri più in basso aveva scagliato il bolide e assistito alla scena.
Harry ritrovò la presa sul manico della scopa e riuscì a rimettersi dritto prima di rischiare di cadere all'indietro proprio mentre la vocetta di Carol Hunt strillava allegra per aver segnato il quattrocentesimo punto.
La maggior parte dei compagni non si accorse di cosa fosse successo se non quando scesero tutti a terra, esausti e trovarono Harry barcollante con una mano alla testa ed un corposo rivolo di sangue che gli rigava il profilo destro.
Prima che chiunque potesse anche solo formulare una domanda, arrivò forte la voce del battitore che stava fiaccamente correndo incontro al suo capitano.
«Potter, stai bene? Mi dispiace, non pensavo di riuscire a colpirti alla testa. Anzi non pensavo proprio di prenderti e Malfoy era lì accanto.» iniziò a balbettare agitato.
«Tranquillo, non è niente.» bofonchiò Harry, mentre tutti i compagni facevano cerchio intorno a lui, tanto che l'allenatore dovette farsi largo di peso per raggiungerlo.
Ma il battitore non era tranquillo per niente, si voltò con un cipiglio nervoso verso Draco.
«Malfoy, perché diamine non hai fatto niente? Questa cosa è già quasi capitata una settimana fa!» lo rimproverò aspro.
«Che è successo?» chiese curiosa una delle cacciatrici.
Anche l'allenatore sollevò uno sguardo interessato sul viso di Draco, fugace perché un attimo dopo tornò concentrato su Harry. Gli afferrò la testa delicatamente, le sue mani erano grandi e grosse ma incredibilmente delicate. Per una volta l'uomo sembrava non avere voglia di sorridere.
«È successo...» prese a spiegare stizzito il battitore che aveva appena accusato Draco. «...che Malfoy è rimasto immobile a fissare un bolide schiantarsi sulla testa di Potter senza manco provare ad intervenire ed era praticamente accanto a lui!»
Draco lo fissava con odio e rispose ad ogni occhiata perplessa che ricevette con un cipiglio apertamente astioso e superbo.
«Potter aveva visto benissimo quella carezza che tu chiami bolide, aveva tutto il tempo di levarsi ma si è distratto di proposito ed è stato colpito.»
«Un motivo in più per proteggerlo, non credi?» ruggì Carol Hunt, che intanto aveva finalmente recuperato fiato.
«Ha chiuso i fottuti occhi!» sibilò Draco, indicando la faccia di Harry con uno scatto rabbioso della mano ancora armata di mazza. «Non sono la sua balia.»
«Oh sì che lo sei invece.» lo zittì la voce scura ma tranquilla dell'allenatore. Li zittì tutti. «Non è una ferita seria, per fortuna, ma se fosse stato un bolide tirato a piena forza avrebbe potuto rompergli la testa e disarcionarlo seriamente. Il tuo è un ruolo misto Malfoy, attacco sì ma anche l'unica frontiera in difesa di tutti i tuoi compagni. Penso che Potter abbia voluto distrarsi di proposito per vedere cos'avresti fatto, e per quanto azzardato e sciocco è servito a dimostrare che ancora non hai interiorizzato bene il tuo ruolo fino alla fine. Fra due giorni giocherai come titolare al suo fianco, e non voglio vedere una scena simile ripetersi, intesi?» concluse, perentorio, lasciando andare la testa di Harry.
Il moro fissava il prato in silenzio, il biondo sibilò un assenso carico di disprezzo al rimprovero dell'allenatore.
L'americano recuperò finalmente il sorriso a quella conferma. Tirò fuori dal taschino un orologio che consultò brevemente prima di tornare alla squadra.
«Per il resto molto bravi, una buona prova di resistenza che ripeteremo sicuramente. Ormai sono le undici meno un quarto, ci aggiorneremo domani alle sette per le osservazioni tecniche, andate pure a cambiarvi e filate a riposare! Per quanto riguarda voi invece.» cercò Draco ed Harry con lo sguardo mentre gli altri non persero tempo ad allontanarsi, esausti. «Fate una doccia veloce e andate il prima possibile in infermeria, avete ancora circa quindici minuti prima che finisca il turno del signor Hughes. Borbotterà un po' per il ritardo ma è meglio che sia l'infermiere a dare un'occhiata alla capoccia dura del nostro capitano.»
«Cos'è, una punizione, che l'accompagni io?» protestò Draco, passandosi una mano sulla fronte sudata per pettinare alcune ciocche chiare all'indietro.
«No Malfoy, solo un segno di cortesia fra compagni di squadra dopo un piccolo incidente.» gli spiegò sorridente e volpino l'allenatore. «Se non lo accompagnerai lo verrò a sapere, mi raccomando non imbrogliare! A domani.» concluse del tutto divertito, prima di smaterializzarsi dopo aver lasciato una piccola pacca sulla schiena ad entrambi.
Senza dire una parola né guardarsi i due si incamminarono agli spogliatoi dove fecero una doccia rapida.
Una volta puliti e rivestiti, mentre i loro compagni se ne andavano ben volentieri a casa, risalirono il sentierello verso la costruzione che ospitava la sede della squadra e l'infermeria.
Harry precedeva Draco, che lo seguiva con le mani ficcate nelle tasche di una tuta sportiva scura, fissandogli la schiena con aria profondamente rancorosa. Percorsero rapidi l'ingresso all'interno dell'edificio fino a raggiungere la porta dell'infermeria.
Mancavano cinque minuti alle undici, ed il signor Hughes, un medimago sulla quarantina dall'aria già un po' ingobbita, li accolse con uno sbuffo spazientito. Era alto e magro, dotato di grossi baffi scuri e una folta chioma di capelli corti e ordinatissimi.
«Diamine, mancavano cinque minuti. Cos'è successo?» borbottò mentre fece sedere Harry su una branda più simile ad un regolare letto per quanto era comoda.
«Un bolide, alla testa.» riassunse il ragazzo.
Draco rimase in disparte vicino alla porta, e il medimago lo interpellò distrattamente mentre esaminava con la bacchetta il taglio seppellito fra i capelli scuri del capitano.
«Ragazzo, tu sei il nuovo battitore o il portiere? Mi avevan detto che uno aveva i capelli lunghi ed era robusto e l'altro normale coi capelli corti ma entrambi biondi, però non ricordo chi fosse chi.»
«Battitore.» commentò Draco senza troppo coinvolgimento.
«Ah... il battitore eh?» mugolò l'uomo, sollevando un'occhiata aspra verso di lui. «Sei Draco Malfoy, dunque.»
«Esatto.» confermò lui con un cipiglio fiero, fermo.
Si scambiarono un'occhiata seria, indecifrabile, ed Harry li sbirciò entrambi, perplesso.
Non seguì alcun commento comunque, il medimago tornò ad occuparsi di lui e dopo alcuni controlli apparentemente semplici ai riflessi visivi e motori del ragazzo, con poche altre operazioni diagnostiche, la ferita fu chiusa e ripulita. Gli passò sulla zona una noce di unguento rosso pallido, quindi si rizzò soddisfatto.
«Sembra tutto a posto, Potter. Come immaginavo. Se questa testaccia non te l'ha rotta nemmeno il Signore Oscuro non penso ci riuscirà il bolide di uno dei suoi ex scagnozzi.» sogghignò, guadagnandosi un'occhiata apertamente aggressiva da parte di Draco.
«Non gliel'ho tirato io il bolide.» chiarì fra i denti.
«Ah no? Beh se l'allenatore ti ha costretto ad accompagnare qui Potter qualche sciocchezza devi averla fatta, se proprio devo dire la mia.» non gli lasciò tempo di rispondere che si armò di soprabito, cappello e bastone da passeggio e si rivolse ad Harry. «Evita di smaterializzarti per ventiquattro ore e non fare incanti complessi, potrebbe venirti solo un gran mal di testa. Ti consiglio una dormita fra una trentina di minuti minimo, se non vuoi salire sta pure qua.»
Harry annuì, rivolgendogli un sorriso leggero, cortese.
«Tu Malfoy, stai qui con lui dieci minuti, finché l'unguento non sarà assorbito e gli sarà passato ogni giramento di testa. Se entro dieci minuti dovesse avere capogiri, ma ne dubito fortemente, beh... portalo al San Mungo, il mio turno qui è finito!» concluse secco, scansandolo per superare la porta.
«Arrivederci.» abbozzò Harry mente l'uomo si chiudeva l'uscio alle spalle, lasciandoli soli.
L'infermeria era una stanza non molto grande, dalle vetrate semplici velate di tende pesanti color crema. C'erano tavolini e sgabelli, e otto brande robuste di metallo dai comodi materassi ricchi di cuscini. Il lampadario gettava una luce morbida e calda, accendendo i toni candidi della carta da parati color panna, e del parquet di legno scuro. Un mobiletto ospitava tutto il materiale e i medicinali per il primo soccorso magico, ed ogni branda era munita di un suo comodino di semplice legno squadrato con un piccolo assortimento di pozioni base.
«Dì un po'.» fu Draco a rompere il silenzio, ancora fermo vicino all'uscita, a pochi passi dal letto dove Harry si sdraiò lentamente. «Te lo scopi per caso?»
Harry gli scoccò un'occhiata allucinata.
«Chi? Il signor Hughes?»
«No, idiota. L'allenatore.» precisò con un ghigno sarcastico. «Passi l'intesa tattica e tutte quelle stronzate, ma è così schifosamente premuroso verso di te.»
«Ha quarantasei anni, Malfoy, ha moglie e figli, ed è forse l'unico amico che mi è rimasto.» rispose Harry, chiudendo gli occhi con aria stanca. «Non me lo scopo.»
«Allora sei tu che ti vorresti far scopare da lui?» insinuò schifato il ragazzo.
«Ma che cazzo dici?» sbottò Harry riaprendo gli occhi.
«Sto cercando disperatamente una spiegazione alla stronzata che hai fatto oggi, Potter.» lo accusò. «Che cosa volevi ottenere? Finire per fare la vittima e ottenere le sue attenzioni forse? Ci sei riuscito.»
Harry trasse un respiro profondo, esasperato. Sembrava di nuovo aver esaurito la pazienza.
«Senti, mi hai rotto seriamente le palle ora. Perché non stai zitto ad aspettare i dieci cazzo di minuti lasciandomi in pace?»
«Perché tu non lasci in pace me piuttosto?» sbottò Draco. «Mi tiri in mezzo a tutte le tue stronzate e lo fai consciamente. Lascia perdere la teoria di prima, ho capito: volevi dimostrare che non sono un bravo battitore e farmi mettere di nuovo in panchina?»
«Sei paranoico Malfoy.» sibilò Harry, guardandolo con disprezzo. «Piantala di credere che voglio rovinarti la vita, non me ne frega un cazzo della tua vita attualmente.»
Draco si avvicinò di due passi, fissandolo dritto in faccia col medesimo spregio.
«Oh ma tu me l'hai già rovinata, stronzo, che fosse intenzionale o meno. E l'hai rovinata anche a mia madre.» lo accusò, una mano chiusa a pugno con una forza tale da far tremare di poco l'avambraccio.
Harry si alzò di scatto all'avvicinamento dell'altro. Sembrava agitato, improvvisamente teso e tale nervosismo proruppe in un inveire acceso come risposta.
«TU hai rovinato la mia di vita, Malfoy! Io ho lasciato Ginny per te, solo perché mi avevi illuso di voler stare davvero con me, di amarmi. Ho perso tutti i miei amici di una vita nel tentativo di farmi lasciare da Ginny ed essere libero di stare con te. Ma poi hai avuto paura, sei scappato e mi hai lasciato solo.» urlò, sempre più furioso, mentre l'altro lo ascoltava con una smorfia contrita e la mascella serrata. «Ho lasciato il lavoro perché era diventato insopportabile stare vicino a loro, ho ripiegato sul Quidditch perché era l'unica cosa bella che mi restava.»
«Per colpa tua mia madre è rimasta da sola mentre...» urlò di rimando il biondo, ma si bloccò prima di completare la frase.
«È rimasta sola perché tuo padre s'è ammazzato, Malfoy! Non dare la colpa a me, lo sarebbe rimasta comunque.» sibilò aspro. Gli arrivò di fronte e sfruttò il breve e nervoso silenzio da parte sua per continuare a sbraitargli più da vicino. «Se ti avessi voluto rovinare la vita facendo del male a quel grandissimo bastardo di tuo padre, sarei semplicemente andato da lui e gli avrei raccontato per bene quanto all'adorato figlio piacesse prenderlo in culo dal prescelto! Che dici, gli sarebbe venuto almeno un infarto?» concluse con un sorriso sprezzante e ironico.
Sorriso che Draco gli cancellò dalla faccia con un gancio rabbioso, scattandogli addosso come una molla. Il colpo era forte ma abbastanza lento, fiaccato dalle ore di allenamento. Gli sfiorò il mento solo perché fu abbastanza rapido da scattare indietro. Harry finì con lo sbilanciarsi e ricadere seduto sul letto, mentre Draco scansò con un calcio uno sgabello per raggiungerlo. Il moro nel suo atterraggio finì col piantare una mano sul comodino di fianco alla branda. Le ampolle che reggeva tremarono con piccoli tintinnii vetrosi e le fissò per un istante fugace quando il contenuto di un paio di esse gli bagnò la mano. Fra tutte spiccava una pozione violacea.
Draco gli arrivò addosso, lo afferrò al collo mentre con la sinistra caricò un nuovo pugno.
Harry trattenne il fiato e gli allungò di scatto la mano bagnata sulla faccia chiudendogliela sul naso e la bocca. L'altro sgranò gli occhi per un istante, poi li socchiuse, la presa sul suo collo venne a mancare e infine gli crollò addosso a peso morto, addormentato, inchiodandolo al letto.
Harry staccò la mano dal suo viso, la andò a strofinare sul punto più lontano della coperta che riusciva a raggiungere in quella posizione e solo allora riprese a respirare.
«Stupido vigliacco.» sussurrò, aspro, alla testa bionda e addormentata che gli gravava sul petto.
Se lo levò di dosso con uno spintone con cui lo lasciò finire sul letto al posto suo, mentre lui ne venne fuori un po' intontito e ancora ansante.
Lo fissò in silenzio per qualche minuto mentre riprendeva fiato, quindi si curò di girargli il capo da un lato perché respirasse liberamente e non sul cuscino. Gli andò a tastare le tasche, trovandole vuote.
«Wow, hai davvero rispettato il patto di non portare la bacchetta?» mormorò sarcastico.
Recuperò lo sgabello che era finito calciato da un lato e si mise a sedere lì a fianco con un pesante sospiro stanco e i nervi ancora a fior di pelle.
Draco riaprì gli occhi solo una ventina di minuti dopo, in un risveglio lento. Tirò su la testa dal cuscino di pochi centimetri, l'espressione stordita, smosse le braccia, le mani si chiusero con estrema lentezza. Quando vide Harry, sveglio e seduto lì accanto che lo fissava con un cipiglio serio sgranò gli occhi.
«Che cazzo mi hai fatto?» bofonchiò.
«Ben svegliato, principino.» soffiò ironico. «Ti piace? Pozione sedativa, ti ha steso per una ventina di minuti buoni. Agisce all'istante appena annusata, peccato per l'effetto collaterale sulle zone distali del corpo intorpidite. Tranquillo, passerà presto.» spiegò con un sorriso che aveva ben poco di allegro, specialmente quando si alzò e salì carponi sul letto.
Draco provò a rigirarsi di scatto per evitare di dargli le spalle, ma i suoi movimenti erano lentissimi ed Harry lo anticipò abbondantemente piantandogli una mano in mezzo alla schiena per tenerlo giù.
«Perché hai aspettato che mi svegliassi, stronzo?» ringhiò il biondo. «Non potevi fare... le tue cose in questi venti minuti e lasciarmi in pace?»
«Scoparmi uno che dorme non è fra le mie fantasie, mi spiace.» ribatté sarcastico mentre gli allargava le gambe per mettercisi in mezzo. Gli calò i pantaloni e la biancheria con relativa calma, e tutto ciò che riuscì a fare Draco fu respirare più rapidamente, smuovere blandamente le gambe e insultarlo.
«Schifoso stronzo mezzosangue, lasciami stare.»
«A quanto pare il destino ci sta regalando una volta per uno, sii corretto: oggi è il tuo turno di stare sotto.» ringhiò Harry, puntandogli le natiche nude con un'occhiata fissa. Anche il suo di respiro si stava agitando in reazione al progressivo rapido ingrossarsi della propria erezione che tirò fuori presto dalla morsa dei jeans.
Draco provò ad allungare una mano alle sagome di vetro delle boccette sul comodino, ma era decisamente troppo lento e il polso era morbido, la mano inanimata, Harry gli scansò facilmente l'arto con una manata. Fu dunque il moro ad allungare la propria di mano verso la stessa meta. L'altro lo fissò con la coda dell'occhio, il capo girato in parte verso di lui ed un'espressione inquieta.
«Che cosa vuoi farmi?» sussurrò agitato.
«Tranquillo.» sospirò Harry, che stappò con calma la boccetta di unguento rosso pallido. «Mi sono già stancato di romperti il culo, non è il mio genere.» Prese una noce di crema fra le dita e la portò fra le natiche del ragazzo che ancora teneva inchiodato al letto con la mano sulla schiena.
Draco sussultò, chiuse gli occhi e si irrigidì non appena Harry prese a spalmargli l'unguento contro l'apertura contratta fra i glutei.
«Rilassati.» gli sussurrò, la voce neutra, né dolce né astiosa. Iniziò a premere un polpastrello sull'ano dell'altro e la consistenza densa della pomata gli facilitò incredibilmente il tentativo. Lo penetrò fino all'ultima falange in un unico movimento liscio.
Il biondo riaprì gli occhi e tappò la bocca, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Non perse nemmeno un briciolo di quell'aria inquieta, confusa.
Harry estrasse il dito lentamente e al suo posto avvicinò direttamente la punta del pene che poco sotto dondolava rigido. Farlo entrare fu un po' meno immediato, ma la penetrazione che ne risultò fu liscia, lenta e graduale. Quando arrivò a premerlo fino in fondo Draco strinse lentamente una mano sul cuscino e l'altra su una sbarra metallica della testiera del letto. Le sue dita stavano iniziando a recuperare motilità.
Quando Harry cominciò a ritrarre e spingere il bacino con movimenti lenti, poco profondi, i gemiti di dolore fra le labbra di Draco furono molto pochi. Poi arrivò persino un singhiozzo smorzato di piacere ed il biondo tuffò la faccia nel cuscino come se volesse provare a soffocarcisi.
Harry smise di premergli la mano sulla schiena, andando a piantare i gomiti sul materasso. Gli stava in parte addossato, ma i movimenti con cui sfilava e riaffondava il pene nell'ano del compagno di squadra erano sempre regolari, morbidi.
«Alza la testa, Malfoy.» ansimò piano. «Non credo riuscirai a trattenere il fiato così a lungo: oggi sono io ad essere stanco.»
Draco rialzò il capo quando non riuscì più a trattenersi. Aveva la faccia arrossata, sconvolta. Nel giro di pochi minuti riuscì a muovere meglio gambe e braccia, ma i blandi tentativi di ribellione vennero tutti sedati sul nascere dalle mani o le gambe del moro, che gli tenevano ben allargate le sue.
Quando Harry iniziò a spingere più rapidamente, Draco finì col mordere il cuscino, occhi chiusi e mani aggrappate saldamente ormai alle inferriate, a cui si dovette reggere per forza di cose quando l'altro iniziò a sbatterlo più forte.
I gemiti di Harry erano sempre più bassi e marcati, aveva il volto arrossato e imperlato di sudore, le labbra seccate dal respiro svelto. Insinuò una mano fra il materasso e il bacino di Draco, andando a tastargli il sesso prima con tocchi casuali. Quando lo trovò semi eretto prese a massaggiarlo e fu allora che ai suoi gemiti si sommarono un paio, mal trattenuti, di quelli del biondo.
Alle ultime spinte, secche e profonde, Draco aveva finito con l'alzare il bacino incontro a quello di Harry, dandogli più di sé ma offrendogli anche più spazio per masturbarlo meglio. Il moro non si impegnò molto per fare altro più che stuzzicarlo un po' e si prese piuttosto il proprio orgasmo con maggiore premura, venendogli dentro.
Draco rimase fermo una manciata di secondi, poi se lo scrollò di dosso con una spallata violenta: i muscoli sembravano tornati alla normalità. Harry, esausto e ancora intontito dall'orgasmo scivolò sul fianco sulla branda, lasciandolo andare definitivamente.
Draco, tutt'altro che esausto si scostò di lato, lo afferrò per una spalla e lo fece stendere a pancia in giù, andando di fatto ad invertire in breve le posizioni. Ora era lui sopra ad Harry, con un'erezione pulsante e insoddisfatta a pendere minacciosa verso il suo sedere. Gli finì di abbassare i jeans frettolosamente, pescò a casaccio due ditate di unguento e se lo spalmò sul pene prima di impugnarlo e indirizzarlo all'ano dell'altro. Gli allargò le natiche con una mano, perché nella foga di montargli addosso non gli aveva nemmeno concesso di allargare le gambe, serrate fra le proprie ginocchia.
Quando lo penetrò non fu più capace di trattenersi fra le labbra un gemito forte di piacere. Harry si irrigidì un po', mugolò qualcosa che suonava come una protesta fiacca ma andò a stringere il cuscino con un braccio come unica forma di reazione effettiva a quanto gli veniva fatto.
Draco non fu altrettanto lento o dolce, lo afferrò forte per i fianchi tenendogli le natiche allargate con le dita mentre spingeva fin da subito a fondo e in fretta. Pochi minuti a quel ritmo e venne, con ancora lo sperma dell'altro che gli scivolava caldo giù nell'interno coscia intanto che gli scaricava dentro il proprio.
Gli si accasciò addosso di peso, occhi chiusi e aria sconvolta, mentre riprendevano entrambi fiato.
Ci furono trenta secondi di pace completa, in cui Draco rimase perfettamente sdraiato col petto sulla schiena dell'altro e tutto ciò che ebbe da commentare Harry fu un sussurro pigro, stanco e ansante.
«Ti sta scoppiando il cuore.»
Draco a quelle parole si ritrasse di scatto, si tirò su i pantaloni e scese svelto dal letto. Solo allora l'altro si rigirò pigramente su un fianco e si guardarono negli occhi per pochi istanti.
Draco aveva un'espressione confusa, allarmata quasi, gli occhi di Harry lottavano con la stanchezza per studiare quelli dell'altro, seri.
Il biondo si voltò e lasciò in fretta l'infermeria.
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London White Owls [Drarry]
FanfictionDraco ed Harry cinque anni dopo la fine dell'ultimo conflitto magico hanno ripreso a stento le redini delle loro vite, dopo che diversi eventi ne hanno segnato i relativi destini in maniera profonda. Entrambi cercano sollievo dai propri dolori coi m...