Cap. 3: Domino

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Cap. 3: Domino

Chase the dark to lick your wounds
There's nobody left to lose
Choking on your memories
Hiding from reality

You cut the threads, cannot go back
But they can only touch your flesh
There's nobody there no more
God knows you gave up your soul
So alone, so alone

Down they fall like a domino
Face to face, in the head of a criminal
All and all, you tell 'em you're done
But then you do it again
You tell them you're done
But then you do it again...

("Domino" – Elisa)

Arrivati nel luogo dove il mostro aveva imprigionato Din, uno spettacolo agghiacciante si presentò davanti agli occhi di tutti: il Mandaloriano era stato collegato a dei tubi che pompavano via il suo sangue (chissà poi che se ne voleva fare la creatura...). Cassian era talmente devastato da quello che vedeva da non riuscire quasi a respirare o a muoversi, per fortuna c'era appunto Bo-Katan che invece non si lasciava intimorire tanto facilmente e attaccò subito l'essere. Questi, però, sembrava molto resistente e aveva una potentissima arma che sparava raggi più pericolosi delle pistole della Mandaloriana che, quindi, ben presto si trovò in difficoltà. Poi, però, si avvide che la Spada Oscura era per terra, doveva essere caduta a Din quando era stato catturato; Bo- Katan l'afferrò e, grazie a quell'arma, riuscì a colpire il mostro più e più volte fino a farlo a pezzi e, anche quando il corpo organico dell'essere si staccò dall'esoscheletro e riprese il controllo del droide gigantesco che aveva intrappolato Din, la Kryze riuscì a distruggerlo rapidamente e definitivamente.

Così Bo-Katan riuscì a liberare Din e, poco dopo, il piccolo gruppo si ritrovò seduto in mezzo alle rovine che, però, in quel punto sembravano meno spaventose, forse perché dall'alto filtrava una luce che rendeva quel luogo quasi bello, come un antico castello incantato. Bo-Katan, che sembrava cavarsela proprio in tutto, raccontò del periodo in cui lei stessa aveva governato Sundari e della città che allora era florida e bellissima e, nel frattempo, preparò una sorta di zuppa che mise in tre tazze.

"Che cos'è questo?" domandò Din quando la Mandaloriana gli porse la tazza.

"Ma dai, è davvero ironico! Sei un Mandaloriano da sempre, fissato con il tuo Credo e le tue Regole, e non conosci neanche la zuppa pog*, che è un piatto tipico della cultura dei Mandaloriani?" la donna sorrise passando una tazza anche a Cassian. "Ogni Mandaloriano degno della sua armatura se ne è nutrito fin da quando era piccolo come Grogu... e tu non la conosci!"

"No, non la conosco" replicò Din, alzando appena il casco per bere un po' di zuppa dalla tazza, che poi passò a Grogu che non fece tanti complimenti.

"Ma posso mangiarla anch'io, sebbene non sia un Mandaloriano?" domandò Cassian.

"Certo che puoi. I Mandaloriani tengono molto ad offrire cibi e bevande tipici della loro tradizione agli ospiti e ai forestieri e, anzi, si offendono se non vengono accettati!" rispose divertita Bo-Katan.

"E poi tu sarai molto presto un Mandaloriano" precisò Din, "per cui è bene che ti abitui alle nostre tradizioni e che impari usi e costumi della civiltà Mandaloriana, anche ciò che non conosco ancora nemmeno io."

Din si era accorto che Cassian appariva particolarmente depresso e scoraggiato, non sembrava neanche più credere alla possibilità di diventare davvero un Mandaloriano e così cercava di scuoterlo e incoraggiarlo, ma non funzionò granché: il giovane pilota abbassò gli occhi sulla zuppa e mangiò in silenzio come se da quello dipendesse il destino intero della Galassia.

Poco più tardi, Bo-Katan riordinò il poco che avevano tirato fuori per mangiare e si rivolse a Din.

"Adesso dovreste venire con me, al mio castello" disse. "Tu hai bisogno di riposare, hai perso sangue e comunque anche Grogu e Cassian sono stanchi e provati."

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