«Odessa, qui siete mia ospite. Non dovete lavorare!»
Medea volteggiava leggiadra tra i tavoli e i servi, con le gote ripiene e un sorriso acceso.
«Apprendo la vostra cucina», rispose la sua nutrice, con le maniche arrotolate e il grembiule stretto sotto il petto.
La giovinetta allungò una mano e, con due dita, afferrò una sarda. La rigirò nell'intingolo di cipolle, uva passa, zucchero e aceto.
«Non c'è niente di meglio del nostro pesce in saor!», disse portandola alle labbra e ripulendosi con il dorso della mano.
Odessa le colpì il braccio con un tovagliolo di stoffa, come faceva quando portava ancora le trecce sciolte sulle spalle.
«Una signora non si leva i guanti in cucina e non scopre i gomiti! Usate tanto pizzo negli abiti, quanto zucchero nei piatti. Eppure, non basta a coprirvi il petto che è più florido di quello di vostra madre. Dovreste contenervi!»
Medea arricciò il naso e strinse le labbra, ma si fece piccola di fronte alla nutrice che, mani sui fianchi, le ostacolava il passaggio. Bofonchiò e uscì. In pochi passi aveva raggiunto il cortile e la sorella, seduta su una panchina, al riparo di un salice.
«Nostalgia di casa?»
Riccadonna sollevò la fronte. Le mani, fino ad allora chiuse l'una dentro l'altra, si aprirono a coppa.
«Come hai potuto farci questo?»
«Di cosa parli?»
«Di questo disonore!»
Medea sollevò le sopracciglia in un'espressione angelica.
«Il fratello di tuo marito. E non provi neppure vergogna!»
La pelle le divenne diafana e il sorriso le si spense in viso.
Riccadonna si alzò in piedi per essere alla sua altezza.
«Come puoi vivere nell'infamia sotto il sacro tetto della famiglia? Io non ti riconosco più. Tutto per quel...quel poeta bislacco!»
«Jacopo è un nobile. Il suo animo è lieve.»
«E le sue dita lunghe!», tuonò Riccadonna.
Medea ripiegò la testa. La sorella le sfiorò la mano.
«Sei ancora in tempo. Pentiti! Tuo marito ti ama. Ti perdonerà. La sua devozione è ammirevole. Egli sa, eppure tace il suo dolore.»
La fanciulla si ritrasse.
«Avete osato discorrere di ragioni di cuore con mio marito?»
Riccadonna arrossì e la voce le tremò.
«I- io... no.»
«Sei solo invidiosa. Lo sei sempre stata. Nostro padre mi preferiva perché la bellezza si vende cara, come la porpora. Ambisci ad avere questo castello? Per questo sei venuta?» Medea spalancò gli occhi come un giullare: «Beh, non l'avrai!»
Indietreggiò e stese le braccia al vento.
«Guardati attorno. Tutto questo mi appartiene!»
«Medea!», strillò Odessa scandalizzata.
La nutrice era accorsa richiamata dalle loro grida. «Cosa state dicendo?»
«Che ne sapete voi? State qui a sentenziare.»
Afferrò le gonne: «Proprio voi che siete libere» e prese a ruotare su sé stessa a ritmo di danza. «A voi l'amore non ve l'hanno imposto.»
«Vi è stato dato uno sposo degno», rispose Odessa a cui girava la testa per seguirla, mentre la giovane le balzellava intorno. «Avete un palazzo meraviglioso, servitù, cibi raffinati, stoffe di rara bellezza. Più di tutte le vostre sorelle e le giovinette di cui sono stata a servizio. L'amore verrà, con il tempo, con un figlio...»
«Un figlio c'è già!»
Medea si pianto sui piedi e si accarezzò il ventre.
Odessa sospirò, fece un sorriso a Riccadonna e avanzò verso la sua protetta.
«Dunque, vostra sorella è stata avventata. Deve aver frainteso. Perdonatela e riappacificatevi. Ella non è in grado di comprendere l'inquietudine e le fatiche dei primi mesi e... »
«Degli ultimi, mesi!»
«Ah! Ora tutto è chiaro», affermò sgranando gli occhi. «Ma perché non avete fatto sapere nulla? Vostra madre sarebbe stata lieta di venire a farvi visita e di intrattenersi per alleggerirvi i compiti.»
«Statemi lontana!» la pregò la giovane alzando il palmo dritto dinanzi a sé e, con un bagliore sinistro negli occhi, si rivolse alla sorella. «Questo figlio è mio. Mio e di Jacopo!»
Riccadonna si fece pallida come il marmo di Carrara delle colonne del giardino e si lasciò ricadere sulla panchina. Odessa divenne una statua di sale scolpita da un mare di dolore. Una brezza gelida si levò dal porto.
Aaron Minico, il cuoco, le interruppe.
«Donna Medea, la cena è pronta. Il duca vi ha mandata a chiamare. Lor signore sono attese nel salone.»
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Lorenzo Di Minico
Short StoryMetà XVII° sec. d.C. Riccadonna è cresciuta, in età e bellezza. Lei e la fedele nutrice Odessa affrontano un lungo viaggio per andare a trovare Medea e il marito, l'oramai Duca Roberto Barozzi, a Venezia. L'accoglienza è piena di riguardi ma stranam...