Riccadonna bussò alla porta ripetute volte. La voce, in preda al pianto, chiamava Roberto con passione. L'uomo aprì, avvolto in una vestaglia di seta ad arabeschi blu. Non indossava la parrucca e corte ciocche castane gli ricadevano sulle orecchie.
«Che succede? Calmatevi. Vi prego.»
Roberto tolse un fazzoletto ricamato dalla tasca e glielo passò.
«Voi non, non sapete...» Riccadonna si asciugò le lacrime e prese fiato. Ora che si trovava lì, aveva la gola riarsa come invasa da sabbia. «Mia sorella...»
«Vostra sorella cosa?»
Roberto l'afferrò per gli avambracci. «Sta forse male?»
«No, no» ripetè scuotendo il capo: «Lei... lei sta fuggendo!»
Appena ebbe pronunciato quelle parole, si pentì. Gli occhi di Roberto cambiarono colore. Da dorati come grano maturo si fecero scuri come carbone. La sclera divenne lucida e striata da piccole vene rosse. Anche il suo odore cambiò, dal profumo di violette francesi divenne pungente, come quello delle capre nelle stalle. Il duca lasciò la presa. Le mani divennero pugni. La urtò con il braccio, pur di impossessarsi del suo candeliere. Riccadonna per poco non cadde, ma riuscì ad aggrapparsi a lui.
«Roberto, fatemi venire con voi», supplicò. «É mia sorella.»
Lui la respinse e la scaraventò a terra.
«È una donnaccia! Grazie a Dio non mi ha dato figli e non ne darà a mio fratello!»
«Roberto, che state dicendo? Bontà divina! Dov'è il vostro amore?»
Lui le rivolse uno sguardo beffardo.
«Tra le lenzuola che non macchiò neppure la prima notte di nozze. Ero innamorato. Lo ero. Follemente. Per questo non la ripudiai. Ma avrei dovuto farlo!»
Riccadonna rimase a terra, scossa dai singulti. Il tacchettio nefasto delle scarpe dell'uomo risuonò sempre più lontano.
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Lorenzo Di Minico
Short StoryMetà XVII° sec. d.C. Riccadonna è cresciuta, in età e bellezza. Lei e la fedele nutrice Odessa affrontano un lungo viaggio per andare a trovare Medea e il marito, l'oramai Duca Roberto Barozzi, a Venezia. L'accoglienza è piena di riguardi ma stranam...