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All'ansia che ti chiude lo stomaco,
ti attanaglia la gola e ti mozza il respiro.
A te caro lettore, che convivi
con questo mostro,
perché tu possa trovare conforto
in questa storia, augurandoti però
di non ritrovare te stesso.


Erano tutte con la divisa scolastica.
Sembravano ragazze uscite da una di quelle storie su wattpad.
Perfette. Semplicemente perfette.

La mamma cercò di fare in tempo a ricavarne una taglia per me, ma ci siamo trasferite da poco in questa città e in quella che sarà la mia nuova scuola liceale, per cui non fece in tempo perché le comunicarono che erano finite le taglie, ma per mia fortuna che sarebbero arrivate a breve.

Perciò il primo giorno di scuola andai con uno dei miei soliti jeans larghi e una magliettina verde petrolio oversize.

Non ho sempre amato questo stile, ricordo fino a qualche anno fa portavo un sacco di vestiti femminili, super alla moda, invece, dentro questi vestiti sembrava provassi a camuffarmi, ma oggi non sarebbe stato così perché non avevo la divisa scolastica e avrei sicuramente attirato l'attenzione.

Non mi chiesi dove fosse la mia classe, né tanto meno perché rimasi ferma per un minuto buono davanti all'entrata principale. In realtà ero intenta a fissare il luogo in cui mi trovavo: un corridoio pieno di armadietti di un colore rosso intenso, ma non è questo ciò che colpì la mia attenzione, bensì altro.

Tutti, ma proprio tutti, indossavano le divise, e io no. Era il primo giorno di scuola, quindi non potevano rimproverarmi giusto?
Improvvisamente mi giunse il dubbio che la mamma fosse ancora nella macchina a fissarmi, decisi di non voltarmi comunque.

Finora non avevo mai frequentato una scuola privata, eppure eccomi qua.                     
La mamma era super entusiasta del trasloco, in ogni caso pensava mi sarebbe venuto semplice fare amicizia in questo luogo nuovo.

In verità, stavo pensando di tagliare la corda e scappare ma mi sforzai di proseguire e allontanarmi dalla salvezza: l'uscita.

Perciò mi incamminai e tra un corridoio e l'altro mi accorsi che quel posto era enorme. L'idea di chiedere dove si trovasse la mia aula mi diede la nausea, ma di certo non potevo continuare a gironzolare come se fossi un intrusa in cerca della mia classe, per di più 5 minuti prima dell'inizio della prima ora.

Così, mi avvicinai a una bidella di spalle intenta a organizzare il carrello delle pulizie.
<<Scusi>> Provai ad attirare la sua attenzione.
<<Si?>> La donna si voltò.

Guardandola da dietro avevo stimato avesse intorno ai 40 anni, ma i capelli biondi decolorati stranamente la ringiovanivano. Sembrava una bella donna, sposata, valutai io, notando la fede al dito. Mi concentrai.

<<Sa dove posso trovare la classe della 1° A?>> Sussurrai, temendo non avesse sentito la mia voce piccola.
<<Uff..>> Sbuffò e quasi quasi temetti il peggio, ma poi cambiò completamente espressione.

<<Tesoro le classi cambiano ogni anno, se vuoi finisco qui e ti aiuto a cercarla, ci vorra un po' però...>> Concluse distratta.
Pensai di rifiutare l'aiuto, ma il mio obiettivo qui dentro era quello di fare amicizia almeno con qualcuno, e perché non cominciare proprio con la bidella. Per cui accettai e dopo poco mi fece segno di seguirla.

Parlava troppo e troppo veloce tant'è che con il chiasso dei corridoi prima dell'inizio delle lezioni faticavo a sentire sempre ciò che diceva, ma ogni tanto mi limitavo ad annuire. Mentre mi conduceva tra vari corridoi, girando qualche angolo, presi coraggio e le domandai

I am not the problemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora