<<Tesoro vado a fare delle compere per la nonna, mi raccomando va a scuola, poi riposati, ma studia un po’>> vidi mia madre scendere le scale di corsa, con la borsa e le scarpe già indossate.
Rimasi confusa.<<Le chiavi... dove sono le chiavi dell'auto…?>> la sentii bisbigliare, mentre si spostava a passi da gigante per la sala da pranzo.
<<Sono sul tavolo>> le indicai le chiavi.
<<Ma dove stai andando?>> Spostai il peso da un piede all'altro e la fissai a braccia conserte.<<Amore te l’ho detto a fare delle compere, torno più tardi, in caso ritardi, preparati il pranzo e non aspettarmi>> lo disse con una tale fretta che non riuscii a decifrare e si chiuse la porta alle spalle.
Rimasi ferma, con il rumore della porta sbattuta che vibrava tra le mura della casa. Oggi l'entrata a scuola era stata posticipata di un ora, ero ancora in pigiama, ma nonostante avessi la possibilità di prepararmi con calma, decisi di salire al piano di sopra, per finire di prepararmi.
Oggi decisi di indossare qualcosa di comodo: una tuta, una delle mie solite magliette oversize e un paio di Converse.
Afferrai le chiavi di casa e uscì chiudendo la porta alle mie spalle.Entrai in aula e salutai con un “buongiorno” un po' tutti, però nessuno mi degnò d'uno sguardo, tranne un ragazzo.
Era seduto al posto di Filip, e vedendomi entrare alzò lo sguardo dal suo cellulare e mi fissò per tutto il tempo in cui non mi misi a sedere, ovviamente, mi sentii alquanto a disagio.Dopo due secondi entrò Filip e si diresse al suo solito posto, vedendolo occupato però cambiò immediatamente espressione
<<Grazie per avermi scaldato la sedia, Tom, puoi toglierti pure dai piedi adesso>> lo disse con una strana calma che tradiva però il suo nervosismo.<<Senti senti, non mi sembra ci sia scritto il tuo nome qui>> così dicendo Tom si guardò intorno cercando palesemente qualche cosa che intestasse la sedia a Filip.
Rimasi ferma a guardare la scena.
<<Allora non mi sono spiegato bene>> posò lo zaino per terra.
<<Alzati o ti spacco la faccia>> ringhiò poi.
Cosa?Rimasi senza parole e spalancai gli occhi. <<Ragazzi che succede lì?>> Intanto il professore di storia aveva fatto il suo ingresso in aula ma tutti e tre ci eravamo accorti della sua presenza solo in quel momento.
<<Vi ho già detto che i posti devono restare quelli del primo giorno? No?>> Posò il suo materiale sulla cattedra.
<<Beh adesso lo sapete, sistematevi subito che abbiamo del lavoro da fare>> si mise a braccia conserte.A quel punto finalmente, oserei dire, Tom sbuffò e lasciò il posto a Filip che si sedette silenzioso.
<<Non lo ripeterò un'altra volta ragazzi, dovete rispettare i posti che avete occupato il primo giorno>> si guardò intorno.<<Giuly ti dispiacerebbe fare la piantina della classe da consegnare entro quest'ora? Devono essere presenti tutti i nomi dei tuoi compagni negli appositi banchi, grazie mille>> si rivolse a una ragazza al primo banco, che annuì e si mise subito al lavoro.
<<E guai a voi altri se non la rispettate!>> Urlò poi a tutta la classe che cadde in un silenzio e in un’irritazione insopportabile.
La prima io, che mi ero presa a pizzicare i polsi.Non mi piaceva quando qualcuno urlava, chi fosse o che ruolo investisse non aveva alcuna importanza.
Semplicemente non mi piaceva quando qualcuno urlava.
L’insegnante fece l'appello e si mise a spiegare ininterrottamente, non so come sarei sopravvissuta a queste due ore di storia.
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I am not the problem
RomantikJaqueline è una normale adolescente, in preda a una crisi d'identità, che sta per iniziare il liceo. Trasferita in Italia dopo un brutto passato si ritrova sola, ma non del tutto. A tenerle compagnia c'è la sua migliore amica: l'ansia. L'ansia e gli...