Quel venerdì era troppo caldo per essere solo l'inizio di giugno.
Neanche mezzogiorno ed eravamo già tutti stremati, avevamo girato locali per tutta la città, sponsorizzandoci, supplicando per qualche apertura di concerto sottoretribuita.
Nessuno però era tanto disperato da concederci anche solo cinque minuti per dimostrare che così male in fondo non eravamo.
Probabilmente nemmeno io ci avrei dato una possibilità: un gruppetto di ragazzini squinternati, senza indirizzo fisso, senza uno spiccio o mezza conoscenza.Molto furbo: arrivare allo sbaraglio in un enorme città sconosciuta, 'Lì dove i sogni si avverano' ci avevano detto, nulla di più illusorio.
Eravamo una piccola band che si era tirata su da sola, cinque ragazzi così diversi tra loro che perfino in un film sarebbero sembrati fuori posto, piazzati lì per caso e buttati nella mischia.
L'idea che fossimo tutti sullo stesso palco, suonando contemporaneamente lo stesso genere sembrava pura fantasia.
Nella cittadina dove abitavamo prima non eravamo molto apprezzati come musicisti, era un piccolo centro borghese di periferia, un liceo pubblico così infestato di figli di papà da essere diventato esclusivo, botteghini di seconda mano vendevano giacche vintage a prezzi da marchi di lusso, l'ordinaria cittadina di campagna era diventata la fuga dalle metropoli di famiglie chic alternative.
Le poche volte che eravamo saliti sul palco però, avevamo fatto strage. Non importava quanto prima dell'esibizione fossimo scoordinati, incompatibili o in disaccordo tra noi, il palco ci faceva sentire tutti allo stesso modo: vivi.
"La prego ci dia una possibilità! Le prometto che non sarà una perdita di tempo, glielo giuro!" il viso di Red era contorto in una espressione di pura disperazione e quello che doveva essere un broncio adorabile e irresistibile era finito per distorcesi in un cipiglio minaccioso.
"Ah. Va bene. Avete due minuti, non uno di più."
Il responsabile del pub era un omone grosso e un po' stempiato, quel tipo di persona che ti dava l'aria da gigante buono, con i modi ruvidi e gli occhi gentili.
Sembrava stanco e di sicuro non apprezzava essere trattenuto oltre l'orario lavorativo.A prepararci ci vollero circa trenta secondi, e per il restante minuto e mezzo pregammo pure Lucifero perché la performance fosse convincente abbastanza da farci prendere quella serata.
Eravamo atterrati solo qualche giorno prima, i soldi già scarseggavano e senza un lavoro ci saremmo ritrovati a far la fame di lì a poco.
Il ticchettio delle bacchette di Red ci diede l'attacco e la nostra musica in una attimo aveva riempito ogni angolo del locale.
Per un secondo, uno soltanto avrei giurato di aver visto l'omone battere il piede a terra, a ritmo col basso.
Quando i due minuti finirono, con una puntualità disumana, l'alimentatore venne spento all'improvviso.
"Bene ragazzi, due minuti vi avevo promesso, due minuti avete avuto. Fuori dal mio locale ora."
Uscimmo sulla strada coscienti dell'ennesima sconfitta, di questo passo nessuno ci avrebbe mai presi.
"Non ci ha dato abbastanza tempo! Non ha nemmeno lasciato che finisse il brano!" Red gli stava già strillando dietro, lei era la nostra voce, la nostra fan e promotrice più accanita.
"Non ne ho bisogno." indifferente, senza un briciolo di pietà.
"Perché non ci lascia tentare, le assicuro che questo era niente in confronto a quello di cui siamo capaci." la rossa non si dava per vinta, nemmeno difronte alle risposte annoiate e monicorde del proprietario insensibile.
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Limite e Delirio
Romansa"È come danzare, su quella corda tesa tra due grattacieli. E queste emozioni ci distruggono perché viviamo ogni momento all'estremo. Tutti sanno che la vita non ci ama, nonostante noi amiamo lei con ogni grammo di agonia, eppure perseveriamo perché...