La maestosa porta scivolò sulla dorata pavimentazione con lentezza e cigolando si aprì. Appena entrambe le ante furono spalancate, una splendida visuale ricoprì la mia vista e un vociare chiassoso mi invase le orecchie. Era pieno di gente, o meglio... di nobil gente! Il salone pullulava di eleganti figure che chiacchieravano fra loro, bevevano scuro vino e banchettavano felici. Indossavano tutti abiti raffinati e signorili, adornati con rifiniture e pizzi dorati. Portavano al collo lunghe catenelle composte da auree perline e avevano addosso dei pesanti orecchini placcati sempre d'oro. Le donne vestivano di graziosi pepli purpureii e la gran parte di esse rimaneva a fianco dei loro adorati mariti. Di tanto in tanto arrivavano ancelle a servire nuovi freschi calici e servi ad accogliere gli ospiti. Mi sentii improvvisamente un'estranea, fuori posto. Certo ero più simile ai domestici piuttosto che ai convitati.
"Sono qua per mio padre" continuai a ripetermi nella testa, "Tra poco saprò la verità e potro andarmene".
Lui, accanto a me, invece camminava con disinvoltura, come se fosse una cosa di tutti i giorni entrare a palazzo. O forse per lui lo era... d'altronde era un nobile. Avevo sbagliato a seguirlo: dei nobili non ci si poteva fidare e poi non mi avrebbe portato da nessuna parte.Procedemmo a passi svelti nella sala tappezzata di affreschi e in fretta giungemmo nel mezzo del mégaron, dove si elevavano quattro colone slanciate. Al centro si sviluppava un gigantesco focolare in pietra dipinto con motivi geometrici. Attorno si innalzavano delle semplici panche e alcuni bassi sgabelli in legno. Su uno di essi sedeva un anziano signore, il quale, mentre pizzicava con la mano una lira, cantava: «'Oh Peneo, salvatore mio, aiutami! Cambia la mia forma, annienta questa fatale bellezza che attira su di me un amore non corrisposto!'
Peneo, ascoltando le preghiere della figlia, trasformò la ninfa elegante come le correnti dei fiumi in un albero: il primo lauro. I piedi della giovane fanciulla si radicarono sul suolo erboso, allungandosi velocemente in solide radici; il suo busto si ricoprì di una spessa corteccia e un folto muschio; le sue braccia, dopo essersi elevate al cielo, si mutarono in intricati e sottili rami; i suoi lunghi capelli chiarissimi divennero delle raffinate foglie verdi. Dell'incantevole ragazza non era rimasto più nulla: solo un maestoso arbusto di alloro.
Apollo dal piede rapido giunse al termine dell'inseguimento e, trovatosi dinnanzi alla fanciulla bellissima, abbracciò il tronco dell'albero, riuscendo ancora a percepire sul suo petto il veloce battito del puro cuore di Daphne. Atterrito e sconvolto dal dolore e da un amore non corrisposto, annunciò con fermezza: 'Se non puoi essere la mia sposa, allora sarai il mio albero sacro. Simbolo di gloria e sapienza'.
Da quel giorno in avanti, le foglie di lauro divennero la corona degli eroi e dei poeti. E così, la giovane ninfa trovò pace nella sua nuova forma e il dio, nonostante il suo amore non corrisposto, mantenne la promessa e onorò l'arbusto per l'eternità.
Dunque, oh miei cari amici, in tal modo si conclude questo racconto. Questa storia di un potente dio e una bellissima ninfa, di passione lacerante e fuga, di amore e odio, di desiderio e trasformazione.
Ascoltate bene, quindi, uomini e donne qua seduti, cosa ci insegnano gli antichi miti: anche gli dei, creature immortali, non possono piegare i cuori di noi mortali con la forza, poiché l'amore risiede nella libertà e nel rispetto. Non può essere forzato o in alcun modo imposto.
Come Daphne fu in grado di trovare pace con la sua trasformazione, così noi dobbiamo trovare la giusta armonia tra il desiderio del cuore e la volontà del fato».
La lira continuò a suonare ancora per un po' -giusto per non rovinare l'atmosfera in maniera brusca e permettere agli ascoltatori di destarsi da quelle immagini- e, cessata la dolce melodia, un fragoroso applauso irruppe nella sala. L'aedo si levò in piedi e, per quanto fosse vecchio, inchinandosi ringraziò il pubblico.
"Ah, un'altra di quelle patetiche tragedie sull'amore" pensai con le sopracciglia sollevate. Mi infastidivano tutte quelle storie romantiche con sfondi melensi e dialoghi dolciastri.
"Apollo, in teoria uno degli dei più potenti dell'Olimpo, si è innamorato di una semplice ninfa? Mia madre mi ha sempre detto che le ninfe sono esseri poco considerati. Posso solo immaginare come faccia un dio così potente ad amare una donna fragile, come quella ninfa. E per di più, lei non solo non ricambia, ma per fuggire si fa trasformare in un albero. Un albero? Ma insomma, non poteva semplicemente colpirlo o che ne so rifiutare? Che bel lieto fine, essere ridotta ad un arbusto per evitare l'amore di qualcuno! È proprio questo il problema dell'amore: è invasivo, egoista e non porta mai a nulla di buono! Come fanno ad applaudire a questo racconto così insensato e stupido?!"
Mi girai, voltando la testa spazientita ed allontanandomi da quel pubblico che stava ascoltando quelle noiose favolette.
«Cosa volete che io suoni, cari ascoltatori?» sentii il vecchio dire.
Un improvviso vociare prese il sopravvento della stanza.
«Il mito di Teseo e del minotauro!»
«Prometeo!!»
«La storia di medusa!»
«Il racconto di Amore e Psiche!» propose una giovane da una folta chioma mora intrecciata tra perline, con occhi sgranati e voce trasognante, come se fosse alla ricerca del suo Orfeo.
«Dov'è finito quell'altro?!» sbuffai, quando ormai mi ero allontanata. Lo cercai con lo sguardo, ma di Jason non c'era traccia. Perfetto, se n'era andato pure lui. "E ora cosa devo fare?"
Decisi di tornare indietro, continuandomi a ripetere che fosse una cosa stupida. Mi sbracciai tra la gente, ma ancora una volta non lo trovai. Girai lo sguardo freneticamente, in cerca di due paia di occhi da cerbiatto: dovevo parlare con Menelao e poi andarmene il più fretta possibile. Nulla. Magari era impegnato con qualche affare da ricco, o magari era sparito senza dirmi niente. No, non era da lui.
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Ombre sull'Olimpo
FantasyCosa potrebbe accadere se ci fosse una seconda guerra di Troia? Che succederebbe se i sopravvissuti fossero assetati di sangue e chiedessero vendetta ai loro nemici? Come cambierebbero i loro destini, già segnati da millenni di storia? Che ruolo a...