Capitolo IV ~Proposta indecente~

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Il sudore scivola copioso lungo la fronte di Elide, mentre i suoi orecchi catturano il tenue mormorio dell'acqua: il fluire del fiume sotterraneo Acheronte. Questo suono, che gradualmente si intensifica, la distoglie per qualche istante dai suoi burrascosi pensieri riguardo all'ultimo incontro. Ma le parole di Sanangelof tornano a risuonare prepotenti nella sua mente, come se lui avesse versato olio su un fuoco già ardente, alimentando la fiamma del dubbio.

Lei si interroga: << È possibile che io discenda direttamente dai progenitori dell'umanità? È assurdo! E se così fosse, cosa cambierebbe? Cosa comporterebbe per me? >>

In questo momento, è l'emotività che prende il sopravvento: la fa tremare e stringere i denti, le viene persino la pelle d'oca. Sono i primi sentori di un cedimento inaspettato che deve essere assolutamente risolto al più presto.

In collera con se stessa e con il mondo intero, sfoga la sua rabbia di getto, con un urlo liberatorio che esplode come una detonazione.

Va già meglio!

<< Coraggio! >> Esclama Jari, con un colpetto sulla spalla che si propone amichevole ma risulta poco gradito poiché la fa sobbalzare e tornare del tutto in sé. Lo guarda con sguardo torvo, reprimendo le parole inadatte che le bruciano sulle labbra. In parte, prova anche un certo risentimento nei confronti di lui per averla coinvolta in questa avventura nell'oltretomba.

Improvvisamente, sono avvolti da una nebbia verdognola, densa di acridume, che si insinua nelle narici nonostante il tentativo di tenerle chiuse. Quell'odore sgradevole si trasforma in un gusto amaro che scorre giù per la gola. Le vertigini li assalgono, accompagnate dal lancinanti fitte al ventre. I loro polmoni sono quasi saturi di quel veleno che li fa contorcere a terra mentre una coppia di minute creature demoniache, li osserva.

Sono Phobos e Deimos.

Contro ogni previsione, il primo, responsabile dei fumi velenosi emessi dal suo deretano nudo per il proprio sadico intrattenimento, li disperde con un soffio poderoso, mettendo così fine alla sua stessa cattiveria e permettendo alla giovane e all'angelo di rialzarsi, una volta liberati dall'influsso nocivo.

Ristabilita la padronanza dei sensi, si accorgono di trovarsi di fronte a due diavoli gemelli di straordinaria eccentricità. Hanno entrambi la testa glabra e possiedono un'unica ala membranosa simile a quella di un pipistrello disposta in modo opposto rispetto all'altra. Sulle tempie gli spuntano due cornini appuntiti, mentre dietro di loro ondeggia una coda da maiale.

Le gambette con zoccoli concavi alle estremità, sono coperte da un folto pelo, paragonabile a quello di un capro, ma mentre uno dei due presenta sia pelle che peluria color grigio cenere, l'altro è completamente bianco con leggere sfumature bionde, tanto da sembrare albino. Ciò che colpisce di più è il petto dei due, ancora segnato dal marchio di cifre brucianti: sul demone scuro si distingue il numero 1, mentre sul fratello compare il complesso numero 7.409.127.

Sghignazzando con voci stridule mentre girano continuamente attorno a Elide e Jari, questi satanassi, con l'intenzione di intimidirli ancor di più, finiscono per indossare delle inquietanti maschere di pelle umana: una con la bocca larga, tesa agli angoli in un sorriso malefico, e l'altra con un'espressione imbronciata, contraddistinta da occhi cadenti.

Phobos, che sfoggia un terribile sorriso a cento denti, è il primogenito tra i figli nati da Lilith. Deimos, al contrario, è l'ultimo dei suoi discendenti, noti come Lilim, perfidi guardiani dell' Antinferno, incaricati di vegliare sugli inutili ignavi: anime di individui che, durante la loro vita terrena, furono restii a schierarsi dalla parte di qualsiasi fazione sfuggendo così alle categorie del bene e del male; ora invece, per la (*1) "legge del contrappasso" si trovano costretti a inseguire insulsi vessilli per l' eternità.

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