3 - PRIGIONIA

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La prigionia sulla nave pirata è per Kereptha ancora più terribile di quella sulla nave schiavista. Si ritrova chiusa nella grande cabina sotto il castello di poppa. Non è sola, insieme a lei ci sono altre due ragazze, le concubine del capitano di quella banda di predoni. Notte dopo notte, il capitano, un Palafarsi di nome Muhdrirh, prende le sue concubine, inclusa Kereptha. è un'esperienza degradante, si sente violata e deturpata. L'uomo non solo profana le loro intimità, ma le colpisce con violenza, sfruttando le grandi mani nodose e le braccia forti.

Le giornate sono monotone, quella che un tempo era una principessa Urythar è confinata all'interno della stanza, cammina incessantemente tra le pareti di legno, osserva dalle finestre il moto perpetuo delle acque, calcia i cuscini di seta e i tappeti lussuosi che decorano la cabina. Le altre ragazze possono muoversi a piacimento sul vascello, pur essendo poco più che schiave, le menti domate dalla violenza e dai soprusi. Non Kereptha. Ogni notte prova a opporre resistenza a Muhdrirh, ogni notte è piegata dalla forza superiore di quell'uomo alto e muscoloso, ne sente il respiro sulla pelle, l'odore di sudore e vino le invade le narici mentre lui le vìola ogni dignità insieme alle carni. Ma la volontà della ragazza rimane di ferro, determinata a trovare il modo di fuggire, di cambiare il corso del fato che ha voluto gettarla da una prigionia di orrore all'altra.

Ha imparato, lentamente, nei lunghi giorni, divenuti settimane e mesi. Ha ascoltato le altre due ragazze, Amerah, una Palafarsi dagli occhi neri, e Fewara, araniana dai capelli color del miele. Parola dopo parola, ha appreso la lingua Palafarsi. Comprende i mugugni senza senso di Muhdrirh, capisce cosa dicono le schiave che portano loro cibo e infusi di erbe per non lasciare che il seme del capitano attecchisca nei loro ventri fertili.

La porta cigola e si apre, il tintinnio d'argento del campanello da schiava di una ragazza proveniente dal lontano oriente, oltre le Città Libere, la Palafarsie e persino l'Impero Pareta, annuncia l'arrivo della cena. Rientrano anche le sue compagne di sventura, che ridacchiano gaiamente osservando il vassoio di legno ricolmo di pesci arrostiti e alcune mele rinsecchite.

«Hai sentito? Non vedo l'ora di vedere il porto! Eremeh dice che sia il più grande di tutto il mondo».

«Non credo proprio! Io sono nata a Guazuruza, non esiste nessuna città più grande dello zaffiro della Palafarsia, né un porto più maestoso» la ragazza dalla pelle olivastra piega verso il basso le labbra, con espressione offesa.

«Kereptha! Nexor mi ha detto che tra una settimana dovremmo attraccare a Tydah» corre verso di lei, gli occhi verdi brillano di entusiasmo «il mercato di quella città è meraviglioso, Muhdrirh ci lascia scendere a terra e scegliere gioielli per essere belle per lui».

Sorride, nella speranza di celare il disprezzo che le arde nel profondo del petto. Ma qualcosa nelle parole felici della concubina le risuona nella mente.

«Ci lascia scendere a terra». Anche se dovessero essere sorvegliate, avrebbero comunque la possibilità di fuggire. Ma non lo faranno, stupide cagne senza volontà, convinte che qualche gioiello valga la loro dignità. Se solo potessi anch'io scendere a terra... Riuscirei a liberarmi, ne sono certa. Devo solo convincere quel maiale di Muhdrirh.

Sbocconcella il pesce, guarda l'orizzonte piatto del mare sconfinato. Il sole sta tramontando alle spalle della nave, le nuvole si scuriscono come il cielo. Aspetta la sua occasione. Finge interesse nelle futili chiacchiere di Fewara e Amerah, disprezza con tutto il cuore il loro interesse verso le stoffe colorate e i gioielli, quasi quanto disprezza il loro desiderio di compiacere un amante che altro non è che un carceriere crudele.

Eccolo, la figura ingombra l'intera soglia, la luce delle candele sembra riflettersi sulla barba tinta di rosso brillante e sulle collane d'oro e pietre preziose. Le concubine gli si avvicinano, si avvinghiano a quel corpo con desiderio, sussurrano parole lussuriose. Kereptha si alza, scosta le altre due fanciulle e bacia con passione il pirata.

La Leonessa - Un racconto de I Signori dell'AbissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora