Urla di disperazione costringono Kereptha ad aprire gli occhi. La luce filtra pallida dalle finestre, l'alba è già sorta tra nubi nere. Si rende conto di essere sola nella cabina. Sul ponte viene colpita dalla pioggia, il vento sferza le vele ammainate. I rematori sono immobili, i remi ritratti, la triremi ondeggia sospinta dal mare. I pirati sono schierati, le urla continuano intense dal castello di poppa. Urla femminili. Voci che Kereptha conosce molto bene. Amereth e Fewara.
Corre sulla scaletta, una muraglia umana di predoni le sbarra la strada. Si fa largo scivolando tra i corpi bagnati dalla pioggia, raggiunge la prima fila del cerchio, fino a vedere il risultato delle sue parole. Soffoca un grido con le mani.
Muhdrirh cammina avanti e indietro, agitando le braccia. Amereth, Fewara, Fulaverus e Ruhfahr sono in ginocchio, bloccati da una mezza dozzina di uomini muscolosi. In prima fila, proprio davanti a lei, dall'altro lato del cerchio, Ohamarh la guarda e accenna un inchino con il capo.
I quattro prigionieri sanguinano, le tavole sono bagnate di pioggia e sangue. Le due ragazze piangono e urlano, i due uomini restano a testa bassa.
«Cosa devo fare con voi, allora? Volete confessare e chiedere pietà, o devo sottoporvi alla mia giustizia?» si accuccia davanti ai prigionieri, gridando loro in faccia.
Amereth implora pietà, professa il suo amore per il capitano. Un calcio al volto la zittisce, Kereptha è certa di vedere un dente volare oltre la murata mentre la ragazza crolla sulle tavole bagnate. Fewara strilla, tra le lacrime inizia ad accusare Amereth e Fulaverus di tradimento. Muhdrirh si ferma e sorride. Sulla nave scende il più completo silenzio. Un lampo squarcia il cielo, un tuono rimbomba lontano.
«Bene» poco più di un sussurro, pare più potente del tuono.
Le due ragazze sono trascinate per le gambe, si agitano e scalciano, sono sollevate, Kereptha le segue con lo sguardo, due uomini le portano fino all'albero maestro, strappano loro le vesti e le incatenano all'alto montante di legno.
Non devo pensare a loro. Volevano continuare con questa vita, non cercavano la libertà, solo passare da un padrone all'altro. Si sono meritate quello che accadrà. Pensieri duri come il ferro, taglienti come una lama sguainata. Un suono morbido la distoglie, si volta, Ruhfahr sta venendo picchiato brutalmente da Muhdrirh. Pugni e calci piovono sul corpo, più numerosi delle gocce d'acqua scaricate dal cielo plumbeo. I denti tintinnano rimbalzando sul pavimento ligneo, il sangue sgorga dal naso, dalla bocca, da una spaccatura sul sopracciglio. Muhdrirh urla a squarciagola insulti e ingiurie, maledicendo l'amico traditore. Gli zigomi duri di Ruhfahr scompaiono con un suono sordo, ormai non è più necessario nemmeno trattenerlo, non ha la forza di reagire. Un pirata solleva il braccio del suo compagno accusato di ammutinamento, Muhdrirh assesta un calcio sul gomito, che si piega in modo innaturale, monconi bianchi di osso spuntano dalle carni, il sangue sprizza a fiumi, il pirata ferito non può trattenere un grido inumano di sofferenza. Ha fatto lo stesso rumore di un legno secco che si spezza. I colpi riprendono, Kereptha è certa che la vittima abbia perso i sensi mentre pugni duri come magli grandinano sul corpo con suoni sempre più sordi e morbidi. Fulaverus guarda il compagno ammutinato senza mostrare emozioni, Muhdrirh ansima per lo sforzo. Si ferma, boccheggia, massaggia le nocche rosse di sangue.
«Buttate questa carogna in pasto ai pesci».
I due predoni incaricati di trattenere Ruhfahr lo sollevano con grande sforzo, è un peso morto che viene gettato fuoribordo, un pasto succulento per i predatori degli abissi.
«Quanto a te, bastardo traditore...» Muhdrirh solleva la testa del secondo prigioniero quasi con dolcezza «sei solo un barbaro araniano, barbaro persino per loro, mi dicesti. Non sai cosa fanno i popoli civilizzati ai traditori» lo bacia sulla fronte e si volta di scatto.
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La Leonessa - Un racconto de I Signori dell'Abisso
FantasyLa giovane Kereptha, figlia diciottenne di un governatore, si appresta a vivere il giorno più bello della sua vita, sta per arrivare alla capitale Thaflereth e accedere alla Corte del Grande Re Akremenehef Dodicesimo. La sua vita è prossima a cambia...