4 - LEGNO

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Dolore. L'unico suono nelle orecchie di Kereptha è quello del sangue che gocciola sul prezioso tappeto della cabina. Dolore al ventre. Si sente quasi sollevata in aria da un calcio, ma è ancora carponi. Lo scalpo le fa male, i lunghi capelli neri tirati dalla grossa mano di Muhdrirh. La solleva, il naso sanguinante della ragazza viene portato all'altezza del volto del pirata. Sente il puzzo del suo alito inebriato. Uno schiaffo violento, cade all'indietro, batte la testa sul pavimento, il sangue cola da un angolo della bocca.

«Vuoi imparare a combattere, puttana?» ridacchia, sovrastando Kereptha. Gli occhi della ragazza passano dal pirata alle altre due concubine, accucciate in un angolo del maestoso letto.

Altri calci al ventre, alla schiena, alle gambe. Ripara la testa con le braccia, il dolore la travolge a ondate. Il pirata si ferma, rumore di cuoio su metallo, si sta slacciando la cintura. Kereptha si piega e, barcollando, si alza. Nonostante il sangue e il dolore, resta in piedi, guarda a testa bassa Muhdrirh, gli occhi bruciano d'odio. Lui è nudo, eccitato dalla violenza, la fissa, gli occhi annebbiati dal vino, dalla lussuria e dalla rabbia, tutti insieme. La afferra per il collo, Kereptha sente mancare il fiato, scalcia, sollevata di un palmo da terra.

«Implora il mio perdono e ritorna al tuo posto, una troietta che mi aspetta a letto, nuda e ingioiellata come le altre due puttane» la nota divertita è scomparsa dalla voce del capitano pirata.

Kereptha non urla, si agita, prova a liberarsi, resiste, non vuole dare a quell'uomo la soddisfazione di spezzarla.

«Mai» sibila con il poco fiato rimasto, gli occhi fissi sull'uomo che continua a stringerle il collo. Sente le forze mancarle, la vista si fa nera, lampi di luce ai margini degli occhi. Improvvisamente un forte impatto alla schiena, il morbido del materasso di crine e lana, la durezza delle tavole di legno al di sotto. L'aria comincia a invaderle i polmoni, tossisce, agogna il respiro che le è stato tolto da quelle mani crudeli. Il pirata la sovrasta nudo, la luce folle nei suoi occhi sembra tornare ad essere divertita.

«Chiedi perdono, apri le gambe e dimentichiamo cosa è successo» si china su di lei, le prende una caviglia, un calcio al volto prima che possa afferrare l'altra, sbilanciato indietreggia di un passo.

«Concedimi quello che ti ho chiesto o uccidimi» si monda il volto dal sangue che continua a colare dal naso, si alza e cammina verso il pirata. Piega le labbra piene in un sorriso crudele ascoltando le grida spaventate delle altre due concubine.

Qualunque cosa accada, maiale, non mi sentirai gridare, non ti implorerò mai. Non sono come quelle due, deboli, inutili, idiote. Morirò, oppure riuscirò a lavarmi nel tuo sangue.

Lui la prende di nuovo per il collo, troppo rapido perché possa evitarlo. Uno schiaffo forte, non smette di guardarlo. Qualcosa di caldo, la lingua di Muhdrirh assapora il rivolo di sangue dall'angolo della sua bocca. Non le lascia il collo, la trascina sul letto, la stretta decisa ma non per soffocarla, come prima. Il rumore del lino che si lacera, le ha strappato la veste rossa comprata per lei a Tydah. Avverte dolore nell'intimità, è dentro di lei con forza, il capitano pirata rovescia gli occhi per la lussuria mentre lei continua a fissarlo con odio ad ogni colpo con cui si spinge sempre più in profondità. Questa volta è diversa da tutte le altre volte in cui è stata presa da quell'uomo dal forte odore di sudore e vino. C'è la stessa violenza, lo stesso desiderio di possesso brutale e lussuria. Ma il caldo riversarsi del piacere del pirata arriva molto prima, e le pare di avvertirlo quasi più intenso. Si ritrae da lei veloce, causandole uno spasmo di dolore. Rimane in piedi, la fissa, sdraiata, sanguinante, indifesa, eppure con un fuoco inestinguibile negli occhi ormai gonfi per le percosse.

Sogghigna. Prende Amereth e le tira uno schiaffo, la ragazza cade dal letto e scoppia in lacrime, implorando di non essere colpita. Un manrovescio fa erompere un fiotto di sangue dal nasino delicato di Fewara, che strilla di dolore e cinge Muhdrirh alla vita, baciandogli l'addome e implorando pietà tra una dichiarazione d'amore e l'altra. Per tutta risposta, è brutalmente allontanata, spinta verso i cuscini di seta e piume.

La Leonessa - Un racconto de I Signori dell'AbissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora