Pieces of Me

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Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici.

Kahlil Gibran


DUE ANNI DOPO


L'unica cosa che sentivo sul viso era la pioggia battente, che incurante del dolore che provavo, continuava ad inzupparmi fregandosene delle mie condizioni pietose.

Mai avrei pensato di arrivare davanti a questa porta. Era passato troppo tempo, eravamo distanti anni luce, lui aveva la sua vita ed io stavo per piombare da lui come un terribile uragano, ma non sapevo dove andare.

Due anni

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Due anni. Erano passati due anni da quando gli avevo chiesto di voltare pagina, due anni in cui le uniche cose che avevo conosciuto erano le botte di Declan e le sue urla, i suoi divieti, la sua gelosia. Rabbrividii e me ne pentii quasi subito, il dolore che mi si irradia per tutto il busto mi fa pensare ad un danno alle costole, spero solo che non sia troppo grave. I passi che mi separano dall'auto al portone sembrano infiniti, come i due anni che avevo passato lontano da lui, chiedendomi se avevo fatto la cosa giusta.

Ma ormai non aveva più importanza giusto? Ero stanca della mia vita, stanca di dovermi preoccupare costantemente di quello che dicevo, di come mi comportavo...stanca di tutto.

Tenendomi il fianco busso. Sperando che almeno possa chiamare mio padre, non sapevo nemmeno perché ero finita lì, il mio corpo aveva guidato in modo automatico fino a casa sua. Ed ora ero davanti al portone, sotto la pioggia a sperare che lui non mi cacciasse, perché non avevo decisamente le forze per tornare in auto e guidare fino a casa di mio padre. La porta si spalanca e tutti i miei pensieri si bloccano bruscamente. Jace è davanti a me. I suoi capelli scuri sono bagnati, come se fosse uscito da poco da sotto la doccia, indossa una canotta bianca che lascia scoperti i tatuaggi che gli corrono sulle braccia.

I suoi occhi blu si spalancano mentre mi guarda. <<Bambolina...che diavolo..>>
<<Scusa..io..>> Non sapevo dove altro andare. Rantolo appoggiandomi alla porta per non crollare.
<<Cazzo!>> Sbotta Jace allungandosi per darmi una mano.
Scatto indietro. <<No!>> Ho gli occhi talmente sgranati che probabilmente mi cascheranno sul portico. <<Posso...farcela da sola.>>
Jace mi osserva per un minuto poi mi fa cenno di entrare. Con un calcio chiude la porta dietro di noi che con un tonfo sigilla il silenzio in casa.

In silenzio mi accompagna a sedermi su un enorme divano in pelle. Si volta e afferra una coperta che mi fa scivolare sulle spalle. Mi rendo conto di come i suoi occhi vagano sul mio viso, so cosa sta vedendo. Declan era stato irascibile per tutta la settimana, mi colpiva quasi senza motivo e i segni che erano rimasti erano un doloroso promemoria di come quella settimana fosse andata decisamente di merda, più di merda del solito. Il che significava che probabilmente assomigliavo ad un pugile che era stato colpito a ripetizione mentre aveva le mani legate e non poteva difendersi. Soltanto quando lo vedo inginocchiarsi davanti a me, mi permetto di guardarlo negli occhi. Non saprei descrivere le emozioni che vedevo sul suo viso, forse perché se ne alternavano talmente tante che non riuscivo a stargli dietro.

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