1.2 - LA FIGLIA DEL MUGNAIO

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In un tempo in cui il mondo era giovane, prima che i padri dei nostri padri calcassero le strade del nostro villaggio, viveva in un lontano paese un mugnaio di nome Axorus. Egli era un uomo di buon cuore, ben disposto ad aiutare i bisognosi. Mai un mendicante attraversò la strada del buon Axorus senza ricevere farina per sfamarsi, mai il mugnaio rifiutò una moneta di rame ai bisognosi. Egli era un uomo pio e rispettato, pregava gli Dei e portava i giusti sacrifici. Axorus era sposato con la bella Eterea. La coppia aveva una figlia che chiamarono Zanoeja, una fanciulla di grande bellezza, con una bontà superiore a quella del padre, ben voluta da ogni abitante. Si raccontava come mai fosse nata una fanciulla così bella, nel villaggio. I suoi occhi erano del color dei prati di primavera, i suoi capelli del colore della terra fertile pronta per la semina, la sua pelle delicata e baciata dal sole.

Nell'anno del diciottesimo compleanno della figlia, in un giorno di pioggia, alla fine dell'inverno, Eterea morì per le febbri, lasciando soli Zonoeja e Axorus.
Passò la primavera e passò l'estate, e il mugnaio sposò Antaea, figlia di ricchi mercanti di una lontana città, giunti al villaggio per commerciare. La donna aveva occhi color del ghiaccio e capelli neri come l'ala del corvo. Alta e diafana, guardava con disprezzo i semplici abitanti e chiedeva ricchi doni al marito, gioielli e stoffe pregiate. La nuova moglie del mugnaio invidiava la bellezza e la bontà di Zanoeja. Sfogava la sua invidia costringendo la fanciulla a compiere faticosi doveri, sperando che, vedendola sempre sporca e affaticata, venisse disprezzata dai concittadini. Ma la fanciulla restava sempre bella e gentile, aiutando i servi del padre e le altre donne anche quando era impegnata con i compiti assegnatele dalla meschina matrigna. Tanto bella quanto crudele, Antaea tradiva in segreto il sacro vincolo del matrimonio. Si concedeva infatti a Guerenos, il figlio del fabbro, un giovane scapestrato che sperperava alla taverna tutte le monete guadagnate con il sudore e la fatica del padre. I due amanti nemmeno nascondevano la loro tresca, comportandosi in modo spudorato e scabroso, noncuranti di essere visti. Gli abitanti del villaggio si davano di gomito e bisbigliavano alle spalle del buon mugnaio, deridendolo, senza rivelare gli inganni della donna cattiva, né a lui, né all'amata figlia.

Axorus era concentrato solo sul suo lavoro, per riempire il piatto alla figlia e soddisfare gli eccessivi desideri di doni costosi della nuova moglie. Antaea, dal canto suo, accecata dalla bramosia e dall'invidia, continuava domandare al marito di mandare via Zanoeja, che diventasse una sacerdotessa in un tempio lontano o si recasse nella grande città a trovar marito. Axorus, però, era inamovibile, la figlia sarebbe rimasta sotto al suo tetto finché non avesse trovato un giovane degno di lei, un ragazzo buono e dignitoso, che avrebbe anche potuto ereditare il mulino.

Verde di gelosia, Antaea cospirò Insieme al suo amante Guerenos, contattando dei predoni provenienti da molto, molto lontano, con cui lo spietato padre aveva fatto affari, comprando merce depredata da innocenti mercanti. La donna livorosa pagò i predoni chiedendo loro di rapire Zanoeja e portarla in una terra dell'oriente misterioso, dove l'avrebbero venduta come schiava.

Una notte giunsero quindi i predoni. Ruppero la finestra della stanza di Zanoeja e la presero, trascinandola oltre il muro del villaggio. La ragazza urlò, scalciò, cercò di fuggire, ma venne caricata su un carro e portata via. Nulla potettero gli uomini del villaggio per salvarla.

Axorus, disperato per la perdita della figlia, divenne grigio, curvo e triste. Passava tutto il tempo a lavorare, ignorando la moglie, se non per darle l'oro che desiderava. Antaea era felice, godeva del suo amante e spendeva il denaro del marito, atteggiandosi a signora del villaggio.

Prigioniera dei predoni, Zanoeja viaggiò a lungo, per un'estate, un autunno e un inverno. Attraverso foreste popolate di grandi animali, steppe attraversate da barbari a cavallo, montagne inaccessibili e deserti bruciati dal sole, fino a una grande città, dalle alte mura e torri dalla cuspide affusolata.

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