Mi sto innamorando ?

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"Anna svegliati è ora di andare a scuola", ed eccola lì, la mia "sveglia mattutina", mia madre, che con quella voce stridula provava ogni volta a buttarmi giù dal letto.

"Sono sveglia", le borbottai io, stiracchiandomi e rigirandomi un paio di volte nel letto per capire come alzarmi.

Finalmente riuscii ad alzarmi, non so come, ma in qualche modo riuscii a liberarmi da quelle morbide e calde coperte che quando inizia a fare freddo ti risucchiano al loro interno senza pietà.

Mi ritrovai in bagno, con ancora gli occhi chiusi. Non so nemmeno come io sia riuscita ad arrivarci senza inciampare nelle varie cose sparse per terra.

Mi lavai e mi diedi una sistemata veloce: niente trucco solo della crema idratante sulla pelle del viso troppo secca, come facevo tutte le mattine, e una spazzolata lampo ai lunghi capelli castano scuro che decisi di lasciare sciolti.

Presi al volo il maglione e i jeans che avevo appoggiato sulla sedia la sera prima, li indossai e fui pronta per iniziare un'altra giornata.

Scesi in cucina, "Nemmeno questa mattina fai colazione?", mi chiese mia madre, preoccupata, mentre stavo già per uscire dalla porta.

"No mamma, lo sai che appena sveglia ho lo stomaco chiuso, mangio di più a merenda non ti preoccupare", ed era proprio vero, a merenda facevo colazione, pranzo e cena insieme praticamente, non c'era pericolo che io morissi di fame.

Chiusi la porta di casa dietro di me e andai a prendere la corriera per andare a scuola; fortunatamente la fermata era proprio davanti a casa mia, quindi non dovevo stare fuori tanto al freddo.

Una volta arrivata a scuola mi diressi subito verso la classe, per fortuna potevamo già entrare, fuori si congelava. Non amavo stare al freddo nonostante io amassi l'inverno. Lo amavo solo per poter stare al caldo sotto le coperte morbide, davanti al fuoco del camino e per bere la cioccolata calda, oh la cioccolata calda la adoravo, soprattutto quella aromatizzata.

Si lo so, già da questo si può intuire quanto io potessi essere strana e complicata.

"Ehi! Ciao Elena, sei già qua?", appena entrai dalla porta vidi che una delle mie due migliori amiche era già in classe, rigorosamente posizionata davanti al termosifone bello caldo.

"Si, oggi la corriera ha fatto prima del previsto e sono arrivata in anticipo rispetto al solito", mi rispose lei ancora assonnata, credo avesse ancora gli occhi chiusi così non la disturbai ulteriormente, mi misi di fianco a lei, presi in mano il mio telefono e mi ricordai che dovevo ancora dare il buongiorno al ragazzo con cui mi sentivo in quel periodo.

Poco dopo la campanella suonò e insieme alla professoressa di matematica arrivarono anche tutti gli altri miei compagni.

Io e Elena fummo costrette ad abbandonare il nostro "amico" termosifone e ad andare a sederci al nostro posto.

Io ero seduta proprio in prima fila insieme a Marco. Marco è sempre stato il mio migliore amico, io e lui siamo sempre stati complici, ci siamo sempre capiti al volo, abbiamo sempre riso come due matti, non potevo proprio immaginare di sopravvivere per cinque ore di lezione senza avere lui al mio fianco.

Due anni antecedenti a questa vicenda provammo pure a metterci insieme.

Durante l'estate ci fu un mese in cui ci frequentammo, sempre se si possa chiamare frequentazione il vedersi una volta e il sentirsi attraverso messaggi per quattro sere.

...

Avevamo quindici-sedici anni, eravamo dei bambini che non sapevano ciò che volevano, io ero affascinata dall'idea di avere un ragazzo e di trovare il grande amore, ma niente di più.

GIURA DI RESTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora