Il compleanno che desideravo

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Mi ritrovai nella mia camera da letto completamente nuda, avevo addosso solo un paio di slip e stavo tremando per la temperatura più bassa rispetto a quella che c'era in salotto, quando Aurora mi porse un misero vestitino da "cameriera".

Uno di quei vestiti di carnevale, fatti di stoffa leggera che dà fastidio al tatto quando hai le dita screpolate dal freddo, uno di quei vestiti attraverso il quale si vede tutto.

Ero senza reggiseno, i miei capezzoli turgidi per via della temperatura e del vestito che non riscaldava chissà quanto trasparivano da sotto l'indumento, come fossero due piccoli pulsanti.

"Posso mettermi un reggiseno almeno?", pregai le mie amiche di passarmene uno.

"Si, certo. Muoviti, mettiti questo", Elena mi passò il primo reggiseno che le saltò all'occhio appena aprì il cassetto della biancheria.

Lo presi e me lo misi velocemente, poi mi rinfilai il vestito. Finalmente non ero più nuda.

"Chiudi gli occhi", mi ordinò con voce ferma Martina. Lo feci e all'improvviso sentii della stoffa toccarmi gli occhi, mi bendarono.

"Ora fai tre giri su te stessa e poi potremmo ritornare in salotto".

"Tenetemi però", mi misi a urlare elettrizzata dalla situazione, ma anche perché avevo paura di cadere.

Una volta tornata in sala, un po' spaventata e un po' emozionata non vedevo l'ora di scoprire cosa avevano organizzato per me.

Non era ancora il momento di togliere la benda dagli occhi però, mi porsero un cappotto e mi dissero che dovevamo andare fuori.

La benda improvvisamente mi venne tolta. Appena fuori dalla porta, proprio davanti a me, c'erano appesi dei palloncini con dentro varie cose che in quel momento ignoravo e per terra c'era una scatola tutta colorata.

"Ora mettiti in ginocchio e infila una mano all'interno della scatola. Devi cercare dei bigliettini che ti diranno cosa fare", stavo per infilare una mano, quando la voce che mi stava dando istruzioni si fece più minacciosa.

"Pescane uno alla volta, se ne tiri fuori più di uno dovrai rimettere dentro quello in più", mi disse Lorenzo, il fidanzato di Aurora.

Non volevo mettermi in ginocchio, addosso avevo solo delle calze e stavo congelando, ma feci quello che mi dissero anche se brontolando un po'.

"Che schifooooo", urlai subito dopo aver infilato la mano dentro la scatola, un qualcosa di viscido e appiccicoso mi era finito sulla mano, la tirai fuori e notai che quest'ultima era piena di tuorlo d'uovo.

Quando notai che era solo uovo tirai un sospiro di sollievo, poteva sicuramente andarmi peggio conoscendo le menti "malate" dietro all'organizzazione.

All'interno di quella scatola non c'erano solamente i bigliettini che stavo cercando, ma c'era anche un qualche intruglio che avevano creato le mie amiche per rendere il tutto più complicato e divertente.

"Muoviti, non fare storie, rinfila quella cazzo di mano e cerca quello che ti abbiamo detto", mi incalzò Lorenzo.

Alzai gli occhi al cielo, non ero molto entusiasta di rinfilare la mia mano lì dentro, ma lo feci.

La ritirai fuori, ed ecco lì per terra due bigliettini.

"Tienine solo uno, l'altro ributtalo dentro", mi disse una voce alle mie spalle, forse quella di Elena.

"Uffa, poi mi tocca ripescarlo", risposi scocciata a quell'idea.

"Devi dire un proverbio in equilibrio su una gamba, altrimenti bevi", lessi ad alta voce da quel foglietto.

GIURA DI RESTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora