Cosa siamo io e te ?

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Passarono due settimane dalla gita, nel frattempo ripresero le normali giornate di tutti i giorni, si ricominciò ad andare a scuola, a studiare, le interrogazioni, le verifiche e le solite rotture di palle degli studenti.

Io però avevo una rottura ancora più grande, Gianluigi non mi dava tregua, continuava a tempestarmi di messaggi, minacciava di venire sotto casa mia a fare delle scenate, non mi lasciava in pace un secondo. Se gli rispondevo mi proponeva dal niente di passare il capodanno insieme a Venezia, a casa di un suo cugino per poter parlare tranquillamente e riallacciare i rapporti, perché secondo lui si potevano riallacciare, ne era fermamente convinto.

Per fortuna pochi giorni dopo la gita, Marco a scuola mi aveva vista parecchio turbata e mi era venuto a parlare.

<< Che succede? Sembri così irritata >>

<< Lo sono parecchio. Guarda >>, gli diedi il mio telefono, c'erano trenta messaggi non letti solo di quella mattina.

<< Questo è pazzo >>, esclamò lui al quanto preoccupato, << Quindi hai smesso di parlargli? >>

<< Si, credevo mi avessi sentita quando mi ha chiamata durante il viaggio di ritorno >>, gli lanciai uno sguardo accusatorio e molto arrabbiato visto che da quel momento in poi a stento mi aveva rivolto la parola.

<< Si ti ho sentita >>, disse lui abbassando lo sguardo.

<< Bene >>, gli risposi io al quanto seccata, mi girai e me ne andai.

Dopo cinque minuti Marco mi raggiunse nuovamente, ero alle macchinette a prendermi del cioccolato con il riso soffiato, una delle mie barrette preferite.

<< Oggi pomeriggio sei libera? >>

<< Si, perché? >>

<< Posso venire da te a fare un po' di esercizi di matematica, quelli che ha spiegato oggi non li ho proprio capiti >>, fece un respiro profondo, << Così magari poi parliamo anche >>.

Mi misi a sorridere mentre parlava, stavo per scoppiare in una grassa risata, ma cercavo di trattenermi, << Perché gli esercizi delle altre volte gli hai capiti? >>, non ce la feci più e appena finii la frase scoppiai a ridere. << Sei proprio buffo, bella scusa per potermi parlare >>.

<< Quindi posso venire da te ? >>

<< Si va bene, oggi sono a casa da sola, vieni pure per le 15.00 >>

<< Perfetto >>, mi diede un piccolo bacio sulla guancia e se ne tornò in classe, la campanella sarebbe suonata a momenti.

Avevo sentito la macchina di Marco entrare nel vialetto di casa, quindi ero andata ad aprirgli la porta.

<< È permesso? >>

<< Certo, entra pure >>, si aprì lentamente la porta ed entrò.

Ci salutammo, gli presi il cappotto e il berretto, li misi sull'attaccapanni in corridoio e ci accomodammo sulla tavola in salone per iniziare a fare gli esercizi.

La tensione tra noi due era forte, continuavo a non capirlo, cosa voleva da me ? Eravamo ancora solo amici? Ero decisa a chiarire la questione una volta per tutte, avevo le parole sulla punta della lingua, ma non volevano uscire.

Il telefono appoggiato sul tavolo all'improvviso iniziò a vibrare.

Gianluigi, era un suo messaggio, << Che fai? >>, non feci nemmeno in tempo ad alzare gli occhi al cielo, che Marco me lo prese dalle mani.

GIURA DI RESTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora