Will

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 Will si passò una mano sul viso stanco. Erano ore, che scarabocchiava possibili ingredienti su dei fogli. Stava studiando una pozione, che avrebbe bloccato gli oscuri, giusto il tempo per annientarli. La sua scrivania era completamente ricoperta di appunti, boccette e ingredienti di tutti i tipi. Un pentolone bolliva a fuoco lento, emanava davvero un cattivo odore, ma lui non ci faceva caso. Era talmente abituato alla puzza che facevano certe pozioni, da non accorgersene più. Sbuffò per l'ennesima volta frustrato, forse avrebbe dovuto coricarsi e ricominciare l'indomani.
Emma, era uscita qualche ora prima,non era ancora rientrata e lui voleva aspettarla sveglio. Gli aveva chiesto se voleva uscire, ma aveva reclinato l'invito.
Probabilmente farla uscire da sola, non era stata una buona idea, ma voleva evitare i discorsi che sarebbero certamente arrivati dopo tre cocktail. Ultimamente, tendeva ad isolarsi il più possibile, soprattutto dopo ciò che avevano scoperto su Crystal. Si rendeva conto di non averla presa per niente bene, ma doveva ammettere di non essere molto bravo a gestire i cambiamenti. Parlava il meno possibile e si buttava sull'alchimia per distrarsi. Non voleva più pensare al suo viso delicato, ai suoi bellissimi capelli lunghi, lucenti e colmi di boccoli. Scosse la testa per scrollarsela di dosso.
Tutti non facevano che ripetergli di andare avanti, di rifarsi una vita. Frasi che in genere si dicevano ai vedovi. Era così che si sentiva a volte, un vedovo. Come se la vita che stavano costruendo, fosse solo stata frutto della sua immaginazione. Come se gli avessero amputato un arto, senza chiedergli il permesso. Non permetteva a nessuno di nominarla, tranne ad Emma. La sua migliore amica era l'unica a cui raccontasse il suo dolore, forse perché lei l'aveva sempre capito.
Quando era entrato all'accademia non si era fatto molti amici. Si era sempre comportato come una serpe, offendeva tutti e odiava il mondo. Emma, lei era speciale.
Una sera, durante il quarto anno, non riusciva a dormire. Decise così di scendere nella sala allenamenti. Ovviamente era vietato, ma lui sapeva bene come nascondersi. Aveva passato la sua infanzia a cercare di essere invisibile. Una volta arrivato, si accorse subito di non essere solo. Emma era in tenuta da combattimento e si stava allenando duramente. Quando lo vide, alzò il sopracciglio.
"Vuoi allenarti con me?" chiese passandogli una spada. Will la prese al volo e così avevano iniziato a combattere. Le lame cozzavano l'una contro l'altra nemiche, in una danza piena di grazia. La ragazza era un'ottima spadaccina. I suoi grandi occhi verdi saettavano, seguendo ogni sua mossa. Era molto furba e molto scaltra. Era sempre stata la più bassa nella loro classe, ma questo l'aiutava nel combattimento.
Lui scattò, evitando un fendente sul fianco. Ma la ragazza ne approfittò. Mise un piede dietro al suo polpaccio e lo fece cadere. Si ritrovò così a terra e con una spada puntata alla gola. Era stata magnifica.
"Non male per essere una nana" esclamò lui con un ghigno. Non avrebbe mai ammesso che era rimasto colpito dalle sue doti. Lei gli diede una mano per aiutarlo ad alzarsi.
"Sai qui non c'è nessuno, non hai bisogno di fingere" rispose Emma rimettendo le armi a posto.
"Come scusa?" chiese lui sorpreso.
"So che non sei una persona spregevole. La tua è solo una facciata, lo leggo dai tuoi occhi. Tu soffri, non so per quale motivo, ma cerchi di nasconderlo con la cattiveria. Ma questo stratagemma non funzionerà per sempre. Credimi, io lo so" disse la ragazza, guardandolo negli occhi. Si alzò e si diresse alla porta dandogli la buonanotte. Per la prima volta in vita sua, qualcuno lo aveva capito. Quella ragazza, era riuscita a leggerlo dentro.

Il cellulare squillò, destandolo dai suoi pensieri. Era lei.
"Dimmi che non devo venire a ritirarti in qualche postaccio."
"No devi venire assolutamente a lavoro, è sparito un bambino" rispose lei brusca. Alzò gli occhi al cielo, addio alla sua nottata di sonno.
"Esiste la polizia per queste cose" esclamò cercando di evitare l'incombenza.
"Lo so Will, ma non credono sia opera di umani." Ma perché i cattivi non andavano mai a dormire?
"Arrivo subito!" mormorò cercando una felpa in mezzo al disastro del suo armadio.
"Perfetto!" Emma riattaccò senza aspettare una sua risposta. Sarebbe stata una lunga nottata, ne era più che sicuro. 

I guardiani. L'ascesa di DarkasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora