La luna quella sera, era sospesa nell'orizzonte e le stelle brillavano nel cielo, come insegne luminose. Emma camminava distrattamente, senza guardarsi attorno. Passeggiare, l'aveva sempre aiutata a calmare i nervi e a distrarsi, quando i pensieri negativi prendevano il sopravvento. L'ansia e la tristezza, gravavano sul suo cuore, non riusciva a respirare nemmeno con il vento notturno che le sferzava sul viso. Era stata una pessima giornata e a lavoro, non era riuscita a concentrarsi abbastanza. Non aveva mai avuto problemi a separare la sua vita privata da quella lavorativa, ma quando queste coincidevano, era davvero difficile. Esattamente un anno prima, la sua amica e coinquilina, nonché collega di lavoro, era andata via. Aveva portato via con sè tutti i suoi vestiti, lasciando una stanza vuota e un piccolo bigliettino per salutarli. La ragazza sospirò al ricordo, non poteva ancora credere che fosse successo veramente. Rabbrividì improvvisamente, rendendosi conto che l'autunno era ormai arrivato e l'aria iniziava ad essere molto più fredda. Si strinse le braccia al petto, imprecando contro se stessa per aver indossato un cappotto così leggero. Adorava la Francia, ma lei era abituata a un clima italiano più mite e, nonostante abitasse a Montmartre da due anni, il freddo pungente, la sorprendeva sempre. Voltò sulla Boulevard de Clichy, una via alquanto grossa le cui cinte di alberi verdeggiavano lungo tutto il passaggio pedonale. Si ritrovò circondata da diversi turisti che stavano passeggiando, guardandosi attorno con curiosità. Capiva benissimo quella sensazione, la meraviglia e la vitalità che caratterizzava quel posto, la lasciavano sempre senza parole. Era chiamato il "quartiere degli artisti" e ogni volta che camminava liberamente per quelle vie, si rendeva conto di qualche dettaglio che le era sfuggito precedentemente.
"Signorina, vuole un quadro da portare a casa?" domandò un gentile signore, che era solito esporre le sue opere lungo la via. Emma gli sorrise gentilmente, ma gli fece segno di no con la testa.
Non voleva fermarsi, voleva arrivare al solito bar e affogare i suoi pensieri in un bicchiere. Quando lo vide, accelerò il passo, non vedeva l'ora di potersi scaldare.
Generalmente la sera, stava insieme al suo migliore amico Will, quel giorno però, dopo il lavoro, il ragazzo si era rifiutato di uscire dalla camera e lei non aveva insistito.
Era passato esattamente un anno, da quando Crystal era andata via e, se lei aveva sentito il bisogno di fuggire da casa, lui si era rinchiuso in se stesso. Poteva capire la sua sofferenza e la sua voglia di negare tutto. Negare, che la sua fidanzata fosse scappata via lasciandolo solo e senza risposte. Nonostante la rabbia e la solitudine, Emma era sicura che la ragazza mancasse molto al suo amico e, questa consapevolezza, le gravava sul cuore come un macigno.
Appena varcata la soglia del bar 'Le Boucan', il calore la invase. La sensazione fu piacevole, ma le fece venire i brividi lungo la schiena. Salutò con un cenno del capo il barista e si sedette al bancone. Adorava quel luogo, aveva un aria accogliente e sulla parete di fronte spuntava, tutto illuminato, il nome del locale. Aveva sempre trovato l'interno carino e accogliente.
Le piacevano i lampadari a mezza sfera che regalavano una luce soffusa, il pavimento in legno le era ormai familiare, insieme alle pareti azzurre e dorate.
La maggior parte degli sgabelli che, erano posizionati sotto a un tavolo lungo la parete, erano occupati, proprio come tutte le comode poltroncine rosse vicino ai tavolini.
In genere era sempre pieno di gente e, anche quella sera, non era da meno. Si guardò attorno e per un attimo riuscì a distrarsi. Le librerie appoggiate ai muri, che davano la sensazione di trovarsi a casa e non in un bar, erano un'altra caratteristica che amava di quel posto. Poco più in là un biliardino, era stato monopolizzato da un paio di ragazzini. Notò alcuni Guardiani che occupavano i tavolini disponibili e la fissavano da quando era entrata. Nel loro mondo, era abbastanza famosa e veniva riconosciuta dalla maggior parte della gente che incontrava. Finire nei giornali per gossip o per lavori fatti bene, non era mai stato il massimo per lei.
"Che ti porto?" le chiese Steve, facendole l'occhiolino.
"Qualcosa di abbastanza forte da farmi dimenticare, decidi tu cosa" disse appoggiandosi con i gomiti al bancone davanti a lui. Non beveva spesso, ma c'erano volte in cui chiunque aveva bisogno di un goccio per riuscire a superare la giornata; non voleva cadere nell'autocommiserazione, ma quella sera sarebbe stato praticamente inevitabile. Non sapeva quale fosse il motivo vero e proprio,però era sicura che lei c'entrasse qualcosa nella scomparsa dell'amica, sentiva che era colpa sua se Will ora era rinchiuso a casa a piangere. Non sapeva spiegarsi il perché di tutto ciò, ma i sensi di colpa non la lasciavano in pace. Vide le persone dall'altra parte del bar che la fissavano come se fosse un alieno, loro la vedevano come perfetta, come qualcuno che non commetteva mai nessun errore. Se solo avessero saputo la verità. Per quanto riguardava l'ambito lavorativo, non poteva certamente lamentarsi, un anno dopo essere uscita dall'accademia era diventata una Guardiana, un ruolo davvero prestigioso che le veniva pagato anche bene. Difendere gli innocenti era lo scopo della sua vita. Tutti i bambini avevano paura del mostro sotto il letto e lei, beh, lei, per quanto le era possibile, si occupava di quei mostri. Aveva la magia dalla sua parte e una buona dose di armi. Adorava il suo lavoro, quando l'aveva scoperto si era sentita speciale, utile. Voleva essere la migliore, per poter salvare più vite possibili. Adesso che era adulta, viveva in una casa con tre amici. La sua squadra, era la sua famiglia e lei avrebbe fatto di tutto per loro, ma c'erano momenti in cui la solitudine la dilaniava dentro. Non l'aveva mai detto a nessuno, ma ogni tanto desiderava anche lei l'amore.
Il barista annuì con la testa, prese una bottiglia di quello che forse era Whisky e le riempì il bicchiere. Lo osservò meglio. Tutto sommato non era male per essere una fata. Era alto e aveva dei grandi occhi verdi che risplendevano sulla sua carnagione scura. La sua particolarità erano le orecchie leggermente a punta. Emma le trovava davvero sexy, le ricordavano gli elfi del Signore degli anelli. Ovviamente non l'aveva mai detto a voce alta, Will la prendeva ancora in giro per la fissa che da adolescente aveva avuto per i vampiri. Figuriamoci se avesse saputo che trovava affascinante il barista solo per quel motivo!
"Grazie" disse alzando il bicchiere. Bevette un sorso e la gola le andò in fiamme. L'anno precedente Steve le aveva chiesto di uscire, ma lei aveva rifiutato con la scusa che il suo lavoro, era troppo impegnativo e le portava via molto tempo. Will le ripeteva sempre che erano tutte balle e non aveva idea di quanto avesse ragione. Lei non voleva impegnarsi in una storia, era terrorizzata dall'amore e dalla possibilità di legarsi di nuovo a qualcuno. C'erano ancora diversi problemi irrisolti nella sua vita e non poteva negare che questi, la influenzassero enormemente nei rapporti amorosi.
"Posso?" domandò una voce maschile alla sua sinistra. Le arrivò un bel profumo, un profumo fresco, diverso. Si voltò, pronta a inventare una scusa per rifiutare, quando i loro occhi si incontrarono.
Rimase esterrefatta , la bocca leggermente aperta per la sorpresa. Affianco a lei, in piedi, c'era un ragazzo, ma non un ragazzo qualsiasi. I suoi occhi blu scuro, come le sfumature del cielo poco prima dell'alba la guardavano sorridenti. I suoi capelli neri, tenuti fermi dal gel gli davano un'aria sbarazzina e giovanile, che contrastavano completamente il suo completo elegante nero. Era veramente bello. Troppo, per pensare che fosse reale, lo squadrò attentamente notando il suo viso, i suoi occhi, i suoi zigomi alti e perfetti. Per un attimo le venne da allungare la mano, toccarlo per verificare se fosse vero e non un frutto della sua immaginazione. Perché quei due zaffiri che aveva al posto degli occhi, non potevano essere veri. Si dimenticò completamente di come si usassero le parole.
"Posso sedermi?" chiese lui un'altra volta.
"Ehm, s-i, si!" balbettò lei, in preda alla confusione. Distolse lo sguardo imbarazzata, mentre lui sedeva al suo fianco. Per un attimo le loro braccia si sfiorarono e lei trattenne il respiro. Si sentì alquanto stupida a comportarsi così,come una ragazzina alle prime armi.
"Giornata pesante?" domandò lo sconosciuto.
"Da cosa lo deduci?"
"Dal tuo bicchiere" l'uomo le sorrise, abbagliandola con una dentatura perfettamente bianca. Non riuscì a rispondere, il cuore le batteva così forte che pensò seriamente, che lui l'avrebbe sentito.
"Si, lo è stata, generalmente non bevo liquori, ma oggi ne ho veramente bisogno."
Lui annuì, chiamando il barista.
"Puoi portarci altri due di quelli che ha preso questa signorina al mio fianco?" Steve gli allungò un bicchiere e versò da bere a entrambi, guardando con astio il nuovo arrivato. Questo bevette un sorso assaporando il liquore, si passò una mano nei capelli, in un gesto quasi disperato, che ipnotizzò completamente Emma. Dovette far ricorso a tutta la sua volontà, per distogliere nuovamente lo sguardo.
"Anche la tua giornata è stata pessima?" domandò per spezzare il silenzio. Non era sicura di sapere perché volesse farlo ma, improvvisamente, le diede fastidio non parlare più con lui.
"Si, non mi andava di pensarci così sono venuto qui" si voltò per guardarla negli occhi.
"Posso capire, oggi non ho dato il meglio di me a lavoro, non c'ero con la testa."
"Come mai?" Emma si chiese se la sua fosse semplice educazione o vera curiosità. Decise di essere sincera, alla fine era soltanto uno sconosciuto.
"E' passato esattamente un anno giusto da quando una persona per me è importante è andata via.." sospirò, dirlo ad alta voce non la faceva mai stare meglio.
"Oh, mi dispiace..direi che è tardi per le condoglianze."
"No, no scusami mi sono spiegata male io! Lei non è morta, Crystal è viva, solo che ha fatto le valigie ed è sparita così da un giorno all'altro. Nessuna spiegazione, solo uno stupido biglietto in cui diceva 'tornerò'. Non si è più fatta sentire, non abbiamo avuto sue notizie per mesi, l'abbiamo cercata dappertutto. Abbiamo persino pensato che l'avessero rapita! Lo scorso mese abbiamo ricevuto sue notizie, a quanto pare sta viaggiando per il mondo!" si interruppe, cercando di non alzare troppo la voce. L'ira che sentiva scorrerle nelle vene, era davvero difficile da reprimere.
"Ora sono arrabbiata e delusa. Mi sento anche in colpa, perché speravo che non fosse stata lei a decidere di sparire. Non so che pensare, è cambiata. Mi chiedo se sia colpa mia, può darsi che non mi sia accorta che avesse dei problemi. Non so, è proprio questo il problema. Io non lo so e ora sto qui a rimuginare, sull'ultimo anno passato con lei. Cercando di capire cosa abbia sbagliato, se avessi potuto fare qualcosa per impedirle di scappare senza nemmeno guardarsi indietro. Lei mi manca, ora vivo con tre uomini. Sono fantastici, ma mi manca la mia migliore amica. E' stupido lo so. Non è morta, non c' è bisogno di essere così tragica. Eppure è tutto un casino. Will, finge sempre che non sia successo nulla, che non stia soffrendo come un cane. Poi si ubriaca e finisce per piangere sopra la mia spalla. Mi chiedo sempre se non sia stata io la responsabile della loro rottura" concluse abbassando la testa. Perché dire la verità a uno sconosciuto?
"Perché dovresti essere tu?" rispose lui, guardandola con sincera curiosità. Non aveva mai smesso, nemmeno per un attimo di studiarla. La cosa la faceva sentire a disagio ma, al tempo stesso, la lusingava. Anche lei faceva fatica a non guardarlo. Come se all'improvviso la gravità avesse iniziato a girare attorno all'uomo e l'attirasse verso di lui.
"Will è il suo fidanzato, solo che è anche il mio ex. Certo, ora è il mio migliore amico, ma quando si sono messi insieme, io non l'ho presa tanto bene" rispose lei, ricordandosi del fatto che non le aveva parlato per almeno tre mesi. Non si aspettava certo che la sua migliore amica, si innamorasse del suo primo amore. Era lecito arrabbiarsi no?
"Capisco, è una situazione un po' complicata, ma credo che la tua sia stata una reazione normale e non credo che questa cosa abbia influenzato la tua amica anni dopo. Non puoi sapere cosa passa nella mente delle persone e non puoi darti la colpa per le decisioni prese da altri" disse lo sconosciuto con un'alzata di spalle.
"Credo che tu abbia ragione." Non lo diceva tanto per dire, lo pensava seriamente, ma non aveva mai guardato la situazione da quel punto di vista.
"Mi hai raccontato cose intime, ma non so il tuo nome" sorrise lui.
"Emma, mi chiamo Emma Costa" esclamò allungando la mano.
"Piacere di conoscerti Emma, io sono David Hamilton. Non sei francese vero?" Nel momento in cui le loro mani entrarono in contatto, lei sentì una forte scarica elettrica. Le sue guance si infiammarono e abbassò lo sguardo per l'imbarazzo. Quel ragazzo le faceva uno strano effetto.
"N-no, sono italiana..." balbettò la Guardiana.
"Bè Emma Costa, credo che dovremmo fare un brindisi" continuò lui alzando il bicchiere.
"A cosa?" domandò la guardiana, cercando di capire se dovesse scappare o fare altre domande.
"Mmm...agli amici e ai segreti" concluse l'altro. Sorrise mentre i loro bicchieri tintinnavano e mentre lei continuava a guardarlo, come se non fosse vero. Rimasero per un attimo in silenzio a studiarsi, finendo di bere quello che avevano nei loro bicchieri.
Era buffo, aveva raccontato a uno sconosciuto cose, che non aveva detto nemmeno ai suoi amici. Eppure qualcosa dentro di lei, le diceva che si poteva fidare di lui.
"Versane un altro per me e il mio amico" disse al barista, indicando il bancone con i bicchieri vuoti. Quello si avvicinò guardandoli stranito. Non aveva sicuramente digerito, il fatto che il bel ragazzo, gli avesse rubato la scena con la sua cliente preferita.
"Emma, visto che ci siamo raccontati delle cose, posso chiederti che lavoro fai?" disse David interrompendo i suoi pensieri.
"Sono una specie di poliziotta" mormorò cercando di sembrare credibile. Non era la verità, ma solo una mezza menzogna. Era sicura che David non fosse un guardiano e lei non poteva certo compromettere il suo mondo.
"Esistono specie diverse di poliziotti?" scherzò lui.
"Non puoi nemmeno immaginare! Diciamo che io mi occupo di alcuni rami."
"Sei misteriosa, mi piace."
Emma rise, ma non rispose, non poteva dare altre spiegazioni. Lo guardò ancora, nel suo bel completo blu e la cravatta abbinata. Era molto elegante, forse era un avvocato o un banchiere?
"Tu invece che fai?"
Prima che lui potesse rispondere, il suo telefono inizio a squillare.
"Pronto?" rispose subito.
"Emma, devi venire a lavoro, hanno rapito un bambino." Si alzò immediatamente dal bancone e si diresse fuori.
"Cosa significa Newt? Per questo ci sono i poliziotti, quelli veri" esclamò, cercando di non farsi sentire dai turisti attorno a lei.
"Ci hanno chiamato loro, il bambino è stato preso all'asilo da una persona uguale al padre, ma questi era a lavoro."
"Qualcuno ha preso le sue sembianze?"
"E' quello che hanno pensato i poliziotti, ci hanno chiamato immediatamente quando hanno interrogato le maestre" spiegò il ragazzo al telefono. Emma riusciva a immaginare la sua faccia seria, le sopracciglia bionde incrociate per la preoccupazione.
"Da quanto tempo è sparito?" domandò, sperando che la risposta fosse 'adesso'.
"Dall'una.."
Nove ore, erano passate nove ore da quando il bambino era scomparso. Troppe.
Alzò gli occhi al cielo imprecando e si rese conto di una cosa. La luna era alta nel cielo ed era quasi piena. Il rapimento di un bambino poteva significare solo una cosa.
"E' un sacrificio, domani ci sarà la luna piena. Abbiamo fino a domani sera per trovarlo vivo."
"Merda...ci pensi tu ad avvisare Will?"
"Si."
Emma rientrò nel bar avvicinandosi a David.
"Tutto bene?"
"Si, no, il lavoro mi chiama! Perdonami, ma devo andare!" prese la borsa la aprì per pagare, ma il ragazzo la fermò sfiorandole di nuovo la mano. Trattenne il respiro per que contatto inaspettato.
"Lascia stare pago io" disse con gentilezza.
"Grazie David!" tolse fuori il bigliettino da visita dalla borsa.
"Questo è il mio numero se vuoi chiamarmi! Ci vediamo, e buona serata David!"
Aveva appena dato il suo numero ad uno sconosciuto, era forse impazzita?
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I guardiani. L'ascesa di Darkas
RomansaQuesta storia è stata ispirata dai personaggi di Draco e di Hermione, ma non li troverete con i loro nomi. Ho completamente cambiato word building e personaggi. Spero che questo romantasy possa piacervi! Un bambino è scomparso a Parigi, Emma e il su...