Emma

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Coloro che erano sprovvisti di magia, non potevano vedere il luogo dove lavoravano i Guardiani.
Il M.A.G, così lo chiamavano quelli che possedevano la magia, era un edificio enorme ricoperto di vetri che riflettevano la luce del sole. La parola M.A.G significava letteralmente 'La magica alleanza dei Guardiani'. Nel mondo erano collocati in tutte le maggiori metropoli, ma in realtà tutti i M.A.G si trovavano al di fuori del tempo e dello spazio. I guardiani in difficoltà potevano entrare in quelli di qualsiasi città e potevano decidere, anche di lavorare in una città diversa, da quella della loro nascita. Will e Newt per esempio erano inglesi, Emma invece era italiana. Solo Dylan in realtà, era nato in Francia.
Avevano deciso di trasferirsi nel M.A.G. di Parigi perché era tra i pochi posti dove i guardiani lavoravano in squadre. Per non separarsi, erano andati a vivere insieme nella città dell'amore. L'ingresso del M.A.G, si apriva su un grosso piazzale. C'era un via vai continuo di gente, soprattutto la mattina presto, quando tutti cercavano di arrivare in orario. Dall'interno grazie alle lunghe vetrate, era possibile vedere il cielo. Adesso che era notte poteva vedere tranquillamente la luna, ma Emma era troppo occupata a fissare la marea di persone che correvano nella sua stessa direzione. Quando svoltò sulla destra per salire le scale che portavano ai loro uffici, si ritrovò sommersa di giornalisti.
"Emma, che ne pensa di questa scomparsa?" domandò una donna con i capelli raccolti in una coda.
"Crede davvero che si tratti di qualche sacrificio?" disse invece, un uomo alto con una terribile giacca in velluto.
"Ci dobbiamo preoccupare?" chiese un altro, la guardiana scosse la testa ed evitò di rispondere alle domande. Si chiese come fosse possibile che loro sapessero le cose prima di lei, ma succedeva sempre così. Si dovevano preoccupare? Probabilmente si.
Andò nella sala riunioni e trovò parecchi colleghi con una faccia terrea. Bill il loro capo, era al centro della stanza e stava esponendo il caso. Will, Newt e Dylan erano già arrivati.
Si unì subito al gruppo per ascoltare.
"Come mai sei arrivata ora?" chiese Dylan curioso.
"Ringrazia che sono venuta, ero nel bel mezzo di un appuntamento!" disse lei scherzando.
Will e Newt si voltarono a guardarla.
"Appuntamento?" domandarono insieme.
"Vi racconto dopo!"
Rimasero in silenzio e si rese conto che Will, la guardava come un'estranea. Probabilmente, non avrebbe dovuto parlare di appuntamenti il giorno della scomparsa di Crystal, ma non ci aveva pensato. In realtà non era uscita con un uomo, aveva incontrato un uomo mentre usciva. Non era proprio la stessa cosa no? Non voleva certo mancare di rispetto al suo amico, ma anche lei aveva diritto di farsi una vita. Lo guardò di nuovo, Will il suo Will, forse il ragazzo più odiato della scuola. Era il classico adolescente altezzoso e arrabbiato con il mondo. Tutti avevano paura di lui a causa dell'algida presenza, che imponeva come una sorta di facciata. Era in grado di zittire tutti, con un solo sguardo. Nessuno era riuscito a capirlo veramente, tranne Emma. Quando finalmente le aveva mostrato il suo lato tenero, lei aveva perso la testa. La sua dolcezza nascosta e i suoi magnifici occhi tra il grigio e l'azzurro, erano un mix irresistibile. Era alto, biondo ed era sempre vestito molto bene. Quando camminavano per strada, lui attirava l'attenzione di tutte le ragazze che incontravano, anche delle donne più adulte. Scosse la testa sorridendo, era un anno che si crogiolava per una donna che l'aveva lasciato, quando poteva trovare un'altra persona, in qualunque momento. Si morse il labbro, sentendosi in colpa, non doveva pensare queste cose della sua migliore amica. Ma non era la forse la verità? Nel momento in cui decidi di lasciare qualcuno, quello ha diritto di rifarsi automaticamente una vita. Crystal aveva lasciato Will e lui ora, si meritava di essere felice.
"Allora, abbiamo tutta la notte per fare ricerche, domani mattina interroghiamo noi le maestre
dell'asilo, ma per stasera ragazzi cerchiamo di capire di cosa si potrebbe trattare." Le parole del suo capo la distrassero dai suoi pensieri, doveva concentrarsi sul bambino e non sui suoi problemi.
L'uomo era al centro, tutti lo fissavano intensamente. Era molto alto e quindi lo si poteva vedere anche da lontano. I suoi occhi a mandorla erano preoccupati.
"Qualcuno ha idee?" domandò serio, aveva i vestiti sgualciti, segno che non era tornato a casa quella notte.
"Bill, io stavo riflettendo sul fatto che domani ci sarà la luna piena, vorrei studiare un possibile collegamento con sacrifici rituali" esclamò Emma alzando la mano.
"Generalmente si usano fanciulle vergini per i rituali Costa!" rispose uno dei tanti guardiani.
"Nessuno ha chiesto il tuo parere Jones! Emma potrebbe aver ragione!" esclamò Newt.
Newt Collins, lui era sempre stato il più dolce di tutti. Le aveva sempre ricordato uno di quegli orsacchiotti giganti in cui si poteva rifugiare quando era triste. I suoi grandi occhioni marroni esprimevano sempre tanta dolcezza. Aveva la pelle così chiara che le occhiaie nere di quella sera, stonavano sul suo bel viso. Notò che indossava gli stessi vestiti della mattina, probabilmente non era tornato a casa dal lavoro neppure lui. Persino i suoi capelli biondi erano spettinati, segno di una giornata davvero pesante.
"Io sono d'accordo con Emma, è meglio investigare!" disse Bill zittendoli subito.
Dylan si voltò a guardarla e le fece l'occhiolino, il ragazzo aveva delle occhiaie da paura e sotto i suoi occhi azzurri si notavano ancora di più. I suoi capelli neri ricadevano sulla fronte in ciuffi ribelli. Erano sempre stati indomabili e, dopo anni, la sua fidanzata aveva perso le speranze e smesso di cercare di pettinarli. Dylan Martin era il capo squadra ed era il più prudente tra loro. Era sempre molto pacato e andava d'accordo con chiunque. Evitava i rischi inutili e si infuriava sempre, quando Will e lei tornavano in ufficio con qualche ammonimento, perché erano stati i soliti testardi e orgogliosi. Emma gli sorrise e finalmente uscirono dalla sala riunioni, dopo che Bill aveva dato ulteriori istruzioni a tutte le squadre. A loro aveva dato il compito di investigare sui riti, quindi avevano qualcosa con cui iniziare, non era così semplice come poteva sembrare ma almeno avrebbero fatto qualcosa di concreto per le indagini. Non invidiava assolutamente tutti gli altri guardiani che sarebbero usciti nella notte a cercare ovunque un bambino di quattro anni. Si diressero nel loro ufficio, dove dividevano una grande stanza con cinque scrivanie, solo quattro di queste venivano occupate, ma da quando Crystal era andata via, non avevano avuto il coraggio di togliere l'ultima.
"Allora da dove cominciamo?" disse Newt.
"Prima di tutto cos'è questa storia dell'appuntamento?" s'intromise Will.
"Smettila Evans! Dobbiamo concentrarci su cose serie!" esclamò Dylan.
"Oh ma per favore Martin! Pensi che due secondi di conversazione possano davvero cambiare la situazione?"
Ecco che iniziarono a battibeccare, quando quei due discutevano finivano col chiamarsi per cognome.
"Ragazzi basta! Dylan ha ragione! Stavo pensando che forse dovremo andare in biblioteca. E' strano che un bambino venga utilizzato in certi rituali, soprattutto un bambino maschio, credo che potremo trovare qualcosa."
Si diressero in biblioteca in silenzio, ma sentiva dietro di se le occhiate dei suoi colleghi. Lei non usciva con gli uomini, o almeno, quando lo faceva, evitata di farglielo sapere.
Dopo che Will le aveva spezzato il cuore, si era ripromessa, di non buttarsi in un'altra storia d'amore devastante. Probabilmente non erano più abituati a sentire la parola 'appuntamento', uscire dalle sue labbra.
Scosse la testa, non era stato un appuntamento, aveva semplicemente conosciuto un ragazzo
bellissimo, che forse non avrebbe più rivisto. Chissà se l'avrebbe mai chiamata! Finalmente arrivarono alla biblioteca, quel posto e l'odore dei libri ebbero subito un effetto calmante sui suoi pensieri. Adorava quel luogo, era così sconfinato e c'erano tanti di quei libri che spesso si dimenticava di uscire anche per mangiare.
"Da cosa cominciamo?" disse Newt guardando i tanti scaffali.
"Rituali? Sacrifici? Luna piena?" rispose Will, iniziando a prendere tomi che potevano ricollegarsi a quelle parole.
"Sarà una lunga nottata" disse Emma ad alta voce. Si sedettero sui tavoli presenti all'interno di quel luogo con almeno dieci libri a testa e iniziarono a leggere. Di entità oscure, o di 'Oscuri' come li chiamavano loro, ne era pieno il mondo. Avevano nomi diversi in tutti i luoghi presenti sulla terra, ma erano sempre loro. Molti li chiamavano demoni, ma il succo non cambiava. Cercavano di uscire dall'inferno e di tornare sulla terra impossessandosi degli uomini, oppure riuscivano a varcare la soglia con il loro vero corpo. Quando lo facevano era terribile e soprattutto disgustoso. Emma aveva visto forme che cercava di dimenticare, come i ragni giganti e pelosi, che avevano dovuto affrontare qualche anno prima. Il solo ricordo le fece accapponare la pelle.
Dopo aver letto per almeno un'ora cose inutili, Will le fece segno di andare dietro uno scaffale. Non ne capiva il motivo sinceramente, ma per curiosità lo seguì.
"Stai bene?" chiese preoccupata, sapeva quanto quel giorno era stato devastante per lui. Will la strinse in silenzio e lei ricambiò l'abbraccio. Adorava questi momenti, in cui lui metteva l'orgoglio da parte, e rimase in silenzio a godersi il suo amico.
"Allora, cos'è questa storia dell'appuntamento?"
"Will ma seriamente? Ti sembra una cosa importante adesso?" mormorò scuotendo la testa.
"Sono curioso!"
"Sono andata al solito bar e ho conosciuto uno, nulla di che" disse cercando di minimizzare il tutto. Era la verità.
"Nulla di che eh? Perché stai arrossendo allora?" disse serio Will.
"Cos...io...non arrossisco!"
Lui scoppiò a ridere ed Emma se ne andò dirigendosi ai tavoli con fare stizzito.
"Hey Em, aspetta" esclamò prendendole la mano. Lei si voltò guardandolo negli occhi, rimase in silenzio aspettando.
"Sta attenta ok?" mormorò con dolcezza.
"Attenta a cosa scusa?"
"Beh sai come sono gli uomini..."
Questa affermazione fece andare Emma su tutte le furie.
"E se anche fosse Will? Quale sarebbe il problema? Tu potevi andare a letto con Crystal nella
stanza affianco alla mia e io non mi posso scopare uno conosciuto al bar?" quelle parole le uscirono così di petto, ma si pentì di averle dette in maniera così volgare e con tutta quella rabbia.
"Scusa se cerco di proteggerti! Sai cosa ti dico Emma? Fatti scopare da chi ti pare, hai ragione!" detto ciò se ne andò di nuovo a sedersi con gli altri. Lei lo seguì poco dopo e per il resto della nottata non si parlarono più.

I guardiani. L'ascesa di DarkasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora