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Quella settimana ero veramente felice.

Io e Nemo quel giorno ci scambiammo i numeri di telefono per rimanere in contatto.

Non lo dissi ad Adams, lo avrei potuto rendere fuoribondo.

Adamas quella settimana era stato più distante che mai: non mi ha nemmeno chiesto qualcosa del talent, se avessi incontrato qualcun'altro.

Era un muro insuperabile.

Intanto io e Nemo ci mandavamo moltissimi messaggi: era una persona molto dolce e carina con cui intrattenermi.

Nemo era il giovane Adamas ed era forse questo io motivo per cui io e lui rompemmo subito il ghiaccio.

Una sera io e lui ci videochiamammo su Skype, per chiaccherare prima di andare a dormire:

-Silv, che ne dici domani di vederci? Magari facciamo un po' di shopping.

Non l'avevo mai fatto, quindi perchè non provare?

-Sì, mi piacerebbe molto- Risposi.

-A proposito, ho dipinto le unghie di giallo- mi mostrò le unghie dipinte- ti piacciono?

Annuì.

-Ma ti chiami veramente Nemo?- Gli chiesi di punto in bianco.

-Si, perchè?

-Mi sembra un nome troppo strano, hahahah- Aggiunsi

-Si, lo so. In Svizzera è molto diffuso.

Chiaccherammo per un altro po' e poi andammo a dormire.

Nemo era semplicemente la mia metà, il mio Yang.

Era così diverso da me, così strano che mi piaceva.

Il giorno successivo, mi alzai con un sorriso a 32 denti stampato in faccia.

I miei erano curiosi di sapere il motivo di tale ilarità ma io spiegai semplicemente di aver fatto un nuovo amico.

Dopo colazione mi contattò Nemo per chiedermi se fossi stato disponibile per andare a fare shopping.

Risposi di sì senza battere ciglio.

Sarebbe arrivato a breve quindi dovevo essere pronto in massimo dieci minuti. Non sapevo che mettere.

Avevo dei jeans blu scuro e una maglietta a righe rosse e bianche, ma avevo anche una maglietta bianca appena uscita dalla lavanderia.

L'indecisione era uno dei miei più grandi problemi.

Come si dice, a mali estremi, estremi rimedi, così feci la conta e scelsi la maglia a righe.

Corsi in bagno a sistemare i capelli e il viso.

Guardandomi allo specchio, notai che mancava qualcosa al mio volto, qualcosa che lo avrebbe reso perfetto. Il trucco.

Sulla mensola dello specchio c'era il rossetto di mia madre, rosa. Così, provai a indossarlo: ora ero perfetto.

Non sapevo il motivo per cui quella volta sentivo il bisogno di truccarmi, però ero spaventato dall'idea di uscire di casa conciato in quel modo, perchè dentro di me sapevo che se avessi incontrato Adamas, mi avrebbe picchiato perchè mi avrebbe dato del deviato.

Ero terrorizzato dal mio amico d'infanzia, colui che era stato una spalla per me era diventato il mio mostro, il mio incubo.

Il telefono squilla, è Nemo:

-Hey ti muovi? Sto qua giù da un quarto d'ora!- Esclamò

Ero rimasto fermo davanti allo specchio, a contemplare la nuova versione di me.

Nemo era davanti alla mia casa, raggiante:

-Silv, sei pronto?- Chiese

Annuì e salì in auto, una audi Sportback blu.

-Che stavi facendo che hai fatto così tardi?- Mi chiese Nemo

Allora gli spiegai che ero un ritardatario cronico e che ci avrebbe dovuto fare l'abitudine.

Nemo rise e aggiunse che ha sempre la sfortuna di trovare persone ritardatarie.

-Ho notato che ti sei messo il rossetto...

Improvvisamente mi paralizzai: non sapevo se aspettarmi un insulto o uno schiaffo.

- Ti sta bene.

La prima volta che un mio amico mi faceva i complimenti per il mio aspetto. Ero felice ed emozionato.

-Non hai una vita in Svizzera? Una famiglia?- Gli chiesi di punto in bianco.

Ci fu un attimo di silenzio, si sentiva solo il vento che ci veniva in faccia.

Era di una famiglia ricca svizzera, proprietaria di un'azienda di cioccolato. La madre però era giornalista.

Aveva anche una sorella di cui si prendeva cura come una figlia, poichè i genitori non c'erano mai a causa del lavoro e non se ne importavano molto dei figli.

La loro vera mamma era stata una massaia, che li ha trattati come loro figli. 

Fu lei a introdurlo alla musica e vide il talento in lui. Spesso la massaia, poichè era stata un'insegnate di canto ma ha dovuto abbandonare la carriera perchè non riusciva a guadagnare abbastanza per tutta la famiglia, gli insegnò a cantare.

Si fermò qui, non andò avanti.

Probabilmente se fosse andato avanti si sarebbe messo a piangere. 

-Mi dispiace- Gli dissi poggiandogli la mano sulla spalla.

-E' ok.

Quel ragazzo era un'enigma. Non capivo come potesse essere così solare quando aveva un passato traumatico alle spalle. 

ℂ𝕒𝕟 𝕨𝕖 𝕛𝕦𝕤𝕥 𝕓𝕖 𝕗𝕣𝕚𝕖𝕟𝕕𝕤?// 𝕊𝕚𝕝𝕧𝕖𝕤𝕥𝕖𝕣 𝔹𝕖𝕝𝕥 × ℕ𝕖𝕞𝕠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora