Capitolo 28

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Violet

La me bambina risorge.

È ufficiale: questo luogo è casa.

Tutto è troppo familiare e nostalgico per non sorridere ad ogni piccolo dettaglio. Gli ornamenti sono gli stessi di ogni dannato anno, ma è proprio per questo che sono meravigliosi.

Marcus, al contrario, non vede l'ora di uscire. Infatti è l'unico elemento che va in contrasto con tutto il colore. Lui è scuro, e credo si senta un po' estraneo in un posto allegro come questo.

Ma comunque la sua iniziativa mi ha sorpreso. Non averi mai potuto immaginare di vederlo qui, assieme a me, in un posto così.

Ho provato a convincerlo pure a scrivere un'eventuale letterina a Babbo Natale, nella stanza delle letterine, ma non ha voluto saperne nulla.

Non lo biasimo, dopotutto è sempre Marcus Harris. Già è tanto che ha ceduto e si trova qui dentro.

Invento su di giri le cose più basilari che possa mai chiedere: dolcetti infiniti, una buona media scolastica e il classico desiderio che la maggior parte dei bambini esprime: la pace nel mondo.

Ricordo che da bambina scrivevo sempre questo desiderio. Non mi stancavo mai di ripeterlo ogni Natale, sperando di farlo avverare.

Ho capito troppo tardi che, a quell'età, la pace ce l'avevo. Il mio mondo era tranquillo, normale e pieno di gioia e amore.

Ma poi, come tutti i fiori, è appassito.

Non ne è rimasto niente, solo qualche petalo e qualche ricordo sanguinante. Ed è stato proprio in quel momento che ho capito che la pace che noi vogliamo e che desideriamo ogni anno, in verità, è nostra. Non desideriamo la pace di un mondo di cui conosciamo solo la metà o niente. No, noi desideriamo che il nostro mondo sia in pace. Un mondo che sappiamo a memoria e che non permettiamo a nessuno di toccare.

O distruggere.

«Ripetimi ancora una volta perché mi trovo qui» Marcus sembra sull'orlo di una crisi isterica, ma la me bambina non vede l'ora di provocarlo e giocarci.

Certo, se caso mai dovesse perdere la pazienza potrebbe benissimo staccarmi il braccio a morsi, ma va bene lo stesso.

Spero che abbia pietà della sua lepre, almeno per un po'.

Soddisfatta della mia letterina, mi alzo dal piccolo tavolino ideato apposta per i bambini, di colore bianco con il bordo rosso, avviandomi verso la stanza della cassetta delle lettere.

«Non lo so. Sei tu che hai ceduto. Io potevo benissimo lasciarti lì e procedere da sola». Lo sorpasso, visto che mi ostacola la strada, ed entro in quella che definirei "La stanza dell'oracolo".

Credo sia un bel collegamento, visto che se non imbuchi la letterina, essa non arriverà mai. E poi, la cassetta rossa è grande quanto quasi tutta la stanza. È situata proprio al centro, di forma cubica, con quattro fessure dove infilare le letterine.

L'emozione di questo momento è sempre la stessa: gioia, adrenalina, speranza, aspettativa.

Tutte emozioni che forse lui non ha mai provato...

Un attimo prima di lasciare la letterina nella cassetta rossa, mi fermo e penso.

E se Marcus non l'avesse mai fatto?

Se non avesse mai imbucato una letterina per Babbo Natale? Possibile mai che...

«Perché ti sei fermata?»

𝐂𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐍𝐚𝐬𝐜𝐨𝐬𝐭𝐢Where stories live. Discover now