Capitolo 7

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Quattro giorni all'Armageddon.

Sacrifici compiuti: 1

Covington, martedì 20 giugno 2023.

A giudicare dall'espressione di Alastor alla vista del proprio sangue, Nora iniziò a sospettare che anche lui fosse all'oscuro di alcuni dettagli del loro patto.

Questo la portò a interrogarsi, oltre che sulla vera identità di Alastor e sul perché si trovasse sulla Terra, anche sull'arco di tempo che lo aveva visto agire come demone. Si era ricordata di quando, quella fatidica notte sul ponte del lago, le aveva svelato indirettamente di essere della Louisiana. Di New Orleans, per essere più precisi. Ma di quanto tempo fa si stava parlando? Conosceva la radio, disprezzava e non comprendeva le nuove tecnologie... ma a che le serviva saperlo? Di lui conosceva così poco. E forse, meno dettagli saltavano fuori, meglio sarebbe stato per quel poco che restava della sua salute mentale.

Eppure, una parte di Nora bruciava dalla curiosità di scoprire di più su quel demone, che non solo doveva sorbirsi giorno e notte come un coinquilino indesiderato, ma che per una ragione ancora ignota condivideva con lei lo stesso infausto destino qualora non avesse portato a termine i quattro sacrifici: l'oblio eterno. Quanto valeva la pena correre il rischio di insinuarsi nei meandri di una mente come la sua? E soprattutto, lui gliel'avrebbe mai concesso?

Ne aveva avuto la prova la sera prima: era bastato ricordargli il suo ruolo o il suo essere legato a qualcun altro per farlo deragliare dai suoi consueti modi encomiabili.

Mentre era in balia di quei pensieri, Nora avvertì un improvviso pizzicore alla mano, laddove la sera prima si era ferita. Con l'altra, invece, scorreva le pagine dell'articolo che aveva scritto su Peter Acosta. Quella notte, tra l'altro, aveva fatto un sogno molto vivido su di lui. L'idea che Acosta l'avesse cercata per chissà quale ragione le provocava un forte senso di disagio, come un prurito insopportabile in una zona ignota del corpo.

E, a proposito di disagio, alzò il capo in cerca di Alastor. Lasciò vagare lo sguardo tra i suoi colleghi, ma il demone non era ancora tornato. L'aveva congedata dicendole che avrebbe chiesto delucidazioni a "chi di competenza" circa la questione "sanguinamento condiviso".

"Mi renderai finalmente libero.", "Chi di competenza".

Chi era questa entità?

«Pensavi a me?»

Parli del diavolo...

La voce radiofonica del demone la fece tornare vigile. Era in piedi, di fronte alla sua scrivania. Stava pulendo il monocolo rosso sul bavero della redingote.

«Io e te dobbiamo parlare. In un luogo dove vige il silenzio, possibilmente. Ti dispiace?» le chiese in tono retorico.

Cos'era quell'insistenza improvvisa?

Nora si alzò dalla scrivania e gesticolò col capo verso l'uscita degli uffici, invitandolo a seguirla. S'infilò in ascensore e pigiò il numero -1. Ma l'ascensore si fermò al terzo piano. Era Anita. Del trio delle colleghe della sezione articoli online era quella che almeno, ogni tanto, la salutava.

Anche quella volta l'aveva degnata del saluto prima di entrare in ascensore. «A che piano vai?» le chiese, mentre si sistemava i capelli allo specchio.

«Devo scendere fino agli archivi.»

«Io scendo al piano terra. Devo fare un sacco di fotocopie... comunque, come stai?»

«Bene, grazie. E tu? Come procedono i preparativi per il matrimonio?»

Anita sembrò cadere dalle nuvole. «Cosa?»

Il demone di New OrleansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora