Prologo

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Don't blame me, your love made me crazy

If it doesn't, you ain't doin' it right

Lord, save me, my drug is my baby

I'll be usin' for the rest of my life

Don't Blame Me – Taylor Swift


"A volte un desiderio è tutto ciò che abbiamo. Ricordalo, Jay".

Per mia madre, desiderare equivaleva a vivere. Credo che in cuor suo assimilasse l'idea di desiderio a quella di speranza e reputasse la sua assenza come una morte annunciata.

"Che senso ha accontentarsi di ciò che si possiede e non sperare mai in niente di meglio? Nessuno, tanto varrebbe gettarsi subito giù da un ponte. Tu cosa vuoi, eh? Forza, dillo alla tua mamma".

Non era la prima volta che me lo chiedeva. Io sapevo cosa ribattere a quella domanda, ma non rispondevo. Non rispondevo mai, per non darle un dispiacere.

"Jay, non ti viene in mente nulla?", mi incalzava. "Non va, proprio non va. Non smettere mai di esprimere i tuoi desideri, come non smetteresti di respirare! Ascolta la tua mamma, che della vita non saprà niente, ma almeno una cosa l'ha capita".

"Va bene, mamma", cantilenavo.

Poi si chinava verso di me, colpendomi con il suo alito inconfondibile, provava a mettermi meglio a fuoco e dichiarava, solenne: "Ma ricorda anche questo. Per ogni desiderio, c'è uno scotto da pagare. Attenta a ciò che desideri, sempre". Si fermava un attimo e poi tornava più serena. "Ma questo non cambia ciò che penso. Senza desideri, saremmo morti".

"Va bene, mamma", dicevo, per chiudere lì la conversazione.

Quello che mia madre non aveva capito di me, era che io ce li avevo dei desideri. Eccome se ne avevo. Solo che non corrispondevano con i suoi. Lei voleva diventare ricca, fare una sorta di scalata sociale, riscattarsi da tutte le umiliazioni ingoiate negli anni.

Io, invece, volevo solo essere amata.

Amata da lei.

Il punto era che mia madre rappresentava il mio massimo desiderio, ma io non ero il suo. Evidentemente non le bastavo per essere felice. Così, ho imparato anch'io a fare a meno del suo affetto. Sono cresciuta, la bambina che ero ha lasciato spazio alla ragazza che sono oggi e il mio desiderio ha mutato natura.

Voglio un amore così grande da sentire il cuore implodere dentro al petto.

Non so perché ci sto pensando proprio adesso, rannicchiata dietro un sacco di farina, con le mani premute contro le orecchie, il sangue che mi cola da uno zigomo, gli occhi gonfi di lacrime e tutto il coraggio sparito. Finito chissà dove, forse rotolato per terra, lontano da me. Non sento rumori da un po', chissà se posso arrischiarmi a uscire da qui. Mi metto in piedi, barcollando, e un capogiro mi costringe ad appoggiarmi alla parete.

Se potessi desiderare qualcosa, in questo momento, cosa sarebbe?, mi chiedo all'improvviso. Forse sto impazzendo, anzi, di sicuro sono già impazzita. Il dolore ha annientato ogni altra cosa e, per anestetizzarmi, sto vagando da una stupidaggine all'altra. Per non pensare all'unica cosa su cui dovrei concentrarmi. Ovvero su di lui.

Eppure, se la mia mente si rifiuta di accettare l'idea e continua con questo vecchio giochetto dei desideri, il mio corpo è carico di adrenalina e mi spinge ad agire anche se il resto si ribella. Accosto la porta e mi guardo attorno. Sembra tranquillo. O meglio, è tutto sottosopra, niente è dove dovrebbe essere, ma non adocchio problemi a vista, per cui avanzo lungo la sala.

Vorrei che stesse bene. Vorrei che fosse vivo. A ogni costo, mi rispondo.

Mi tremano le mani e provo ad afferrare la maniglia dell'ingresso. Mi scappa, ho le mani sudate, riprovo e ci riesco solo al quarto tentativo. Spalanco l'uscio e il gelo della sera mi colpisce il viso come uno schiaffo. Fuori è buio e sono visibili solo i fari delle auto in lontananza, più un lampione mezzo cieco che illumina e non illumina come gli gira. Inspiro ed espiro e il mio fiato forma nuvolette tutt'attorno a me.

Chiudo gli occhi e arranco fino all'angolo, sempre tenendomi dal muro.

Vorrei che stesse bene. Vorrei che fosse vivo. A ogni costo.

Poi mi affaccio, titubante.

Vorrei che stesse bene. Vorrei che fosse vivo. A ogni costo.

Apro gli occhi.

E le mie speranze si librano nel vento della sera, volano nella notte, raggiungono quel lampione mezzo cieco e si spengono con esso. Per sempre.

"Attenta a ciò che desideri", direbbe mia madre, se fosse qui.

Perché a essersi appena avverato è stato il mio desiderio più grande, quello che ha segnato tutta la mia vita: Voglio un amore così grande da sentire il cuore implodere dentro al petto.

Ed è proprio così. Perché sono certa che il mio cuore sia appena imploso.

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BENVENUTI NEL MONDO DI WISHES!

OGGI PROLOGO E PRIMO CAPITOLO. IN QUESTA PICCOLA INTRODUZIONE INIZIAMO A CONOSCERE JAY, LA PROTAGONISTA, E PARTE DEL SUO PASSATO CHE, IN QUALCHE MODO, LA CONDIZIONERÀ SEMPRE.

VIA CON IL PRIMO CAPITOLO! 😏


WISHES - La lanterna dei desideri (ANTEPRIMA CAPITOLI NON EDITATI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora