Magari ho le allucinazioni, perché sono convinta che questo tizio alquanto losco mi abbia appena chiamato "fatina".
«Allora, sei sorda?». La sua voce è bassa e roca.
«No», rispondo di getto.
«No, non sei sorda o...».
Troppo concentrata su quell'assurdo nomignolo – che di certo ho immaginato – non ho fatto caso al resto, ma adesso ho modo di rimediare e una consapevolezza si fa strada in me. Non si tratta di un serial killer. È qualcuno di molto più comune e banale.
Mi chino e afferro la prima pietra che trovo sul ciglio della strada. Poi gliela lancio addosso. «No, non li voglio i tuoi soldi, brutto porco! Non sono in vendita! Il nostro non è quel tipo di locale, hai sbagliato strada! Il Blue Angel è in Bridge Street».
La pietra centra il suo braccio e ricade per terra, ma lui non fa una piega. «Hai provato a colpirmi con della ghiaia? E mi hai chiamato "brutto porco"?».
«Proprio così!», continuo, spavalda. Sarà che di pervertiti ne incontro ogni giorno, al locale di Pit, e so come fronteggiarli, sarà che, se questo tizio avesse voluto farmi qualcosa contro la mia volontà, non mi avrebbe offerto del denaro, ma sta di fatto che tiro in fuori il petto e mi sento più serena.
Sono invincibile.
Sono una giovane donna sicura di sé e padrona della situazione.
Poi lui scoppia a ridere. Forte. Tipo che si piega in due e si afferra il fianco. «Sei proprio una sagoma, fatina, lo sai?». "Fatina"? Allora non l'ho immaginato. Ride per un po', come se io non fossi ferma qui a fissarlo come si fissano i matti nei manicomi. A poco a poco si riprende. «Allora, mettiamo subito in chiaro una cosa, okay?».
«Pure due, perché non ci sto capendo nulla». Ma questo autobus quando arriva?
Lo sconosciuto infila le mani nella tasca della felpa e assottiglia lo sguardo. Di colpo, torna a farmi un po' di paura. «Non ti sto offrendo del denaro per scoparti, hai capito? Non lo farei neanche se fossi tu a pagare me».
Ma tu guarda che bastardo... «Pensa un po' quanto vorrei io!».
«Non lo farei neanche se lo Stato di New York fosse sotto assedio alieno e scopare te fosse l'unica clausola per la liberazione».
«Hai reso l'idea». Oh, ecco dei fari in arrivo!
«Non lo farei neanche se io fossi in punto di morte e il mio farmaco salvavita fosse infilato dentro la tua...».
«Oh, il mio autobus! È stato un vero piacere disquisire con te su quanto mi consideri cessa, ma adesso dovrei andare». Dio, ma tutti io me li trovo?
Poi il tizio fuori come l'osservatorio dell'Empire State Building avanza di un passo e, mentre inizio a farmi notare dal conducente dell'autobus, mi afferra da un polso.
Le sue mani sono bollenti. O sono io a essere gelata?
«Aspetta», sussurra.
L'occhio mi cade nel punto esatto in cui la sua mano sta ancora stringendo il mio polso. Ho quasi l'impressione che stia lasciando un marchio sulla mia pelle. Me la scrollo di dosso. Lui non prova più a toccarmi, ma neppure indietreggia: continua a incombere su di me con quelli che saranno almeno centonovanta centimetri di arroganza.
«Si può sapere che vuoi?», sbotto.
«Lì dentro», e con un cenno mi indica l'altro lato della strada, «ho sentito che state per chiudere».
«Hai capito male».
«Ah no? A me pare che tu abbia un urgente bisogno di soldi».
L'orgoglio mi pungola il petto. «E da cosa lo avresti dedotto?».
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WISHES - La lanterna dei desideri (ANTEPRIMA CAPITOLI NON EDITATI)
Romance«Attento a ciò che desideri». «Ma io desidero te. Solo te». Jay Allen vive di sogni e paure. È cresciuta con una madre alcolizzata che non le ha insegnato molto, se non l'importanza di lottare per realizzare i propri desideri. E Jay intende farlo, a...