We(i) Draw Stars Around Your Scars

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Sommario: i Barbabianca vedono le cicatrici di Ace e così nasce un gioco "chi disegna la stella più bella sulle cicatrici del nostro fratellino vince"

ATTENZIONE QUESTA FANFICTION CONTIENE:

AUTOLESIONISMO ESPLICITO⚠️


«Oi Ace! Posso chiederti una cosa?» chiese all'improvviso Thatch.

«spara»

«come ti sei fatto quelle cicatrici?»  tutto in torno ad Ace si fece silenzioso, non sentì nulla oltre ai battiti del suo cuore, tutto era distante. Il suo respiro era accelerato e aveva il fiato corto, sentiva delle leggere voci di sottofondo ma non capiva chi fossero, sembrava non le conoscesse. Era completamente su un'altro mondo. Era troppo tardi.

Cominciò a vedere male, quando riaprì gli occhi era in una piccola casetta di legno, seduto in un angolo di uno sgabuzzino della capanna, lo ricordava ancora tutt'oggi quella stanza buia, dove si nascondeva prima di tornare dalla caccia, dove piangeva in silenzio, mentre dall'altra parte del muro c'era sua madre adottiva che lo definiva "figlio del diavolo". Forse è solo ubriaca, certo, ma l'alcol rivela la vera natura delle persone.

Nemmeno sua madre adottiva lo voleva, probabilmente se si fosse buttato giù da un dirupo ne sarebbe stata felice, come tutti.

Come aveva potuto anche solo pensare che lo amasse? Lo teneva lì solo per paura del vecchio.

Sentiva tutte le parole delle persone come delle onde che volevano travolgerlo, con l'intenzione di farlo annegare.

Si odiava.

Odiava gli altri.


Tutto quello che vide dopo erano le sue mani e braccia, entrambe ricoperte di liquido cremisi che continuava a sgorgare dai tagli.

Non si riusciva a muovere, era completamente bloccato.

Fino a quando delle voci lo sbloccarono.

«ACE» urlarono più voci. Si svegliò, era sulla Moby Dick, vedeva leggermente i comandanti in torno a lui, Marco vicino a lui che lo aiutava a riprendere i sensi, Thatch invece era in lacrime. Tenne gli occhi aperti ma solo per pochissimi secondi, perché finì per addormentarsi dalla stanchezza.





Quando si svegliò, in torno a lui c'erano i comandanti preoccupati, Thatch piangeva insieme ad Haruta, gli altri li calmavano. Quando videro che il corvino fosse effettivamente sveglio, lo abbracciarono con tutte le loro forse, se non fosse un utilizzatore un frutto del diavolo di tipo rogia sarebbe rimasto soffocato.

Quando tutti loro si staccarono, Thatch riscoppiò a piangere ed ad implorare perdono per la domanda inappropriata, anche se non era colpa sua.

Calò un silenzio assordante, nessuno sapeva cosa dovevano dire o fare, Thatch continuava ad abbracciare Ace.

«avevo 10 anni» cominciò Ace all'improvviso, doveva dare delle spiegazioni dopo tutto il casino che ha causato. Rimasero tutti confusi.

«cosa?»

«quando iniziai l'autolesionismo, avevo 10.»

«Ace non sei obbligato a parlarne» sussurrò Thatch abbracciato al più piccolo, ma fu brutalmente ignorato da quest'ultimo.

«Non sapevo cosa dovevo fare, tutti mi dicevano di morire e ho cominciato a dargli ragione» «mi dispiace se ho causato problemi» concluse il comandante della seconda divisione.

«Ace-you non è colpa tua, solo...noi ci siamo-yoi» tutti annuirono,il più giovane finì per piangere a quelle parole, odiava mostrarsi debole ma cazzo... Nessuno aveva mai speso parole rassicurpanti o confortanti per lui (oltre ovviamente a Luffy e Sabo)

«HO UN'IDEA SUPER MEGA BELLISSIMA» annunciò Haruta.

«di cosa si tratta?» chiese curioso Izou.

«sono leggermente curioso» Vista commentò.

«GIOCHIAMO AL BELLISSIMO GIOCO "CHI DISEGNA LA STELLINA PIÙ
BELLA SULLE CICATRICI DEL NOSTRO FRATELLINO VINCE"!!!»

«Haruta non credo sia il caso...» parlò per primo Marco.

«Se al nostro caro fratellino va bene perché no?» rispose subito Izou.

«Sarei onorato a fare una stella sulle braccia di Ace»

«Sicuri che vi vada bene?»

«QUESTO È UN SI! BENISSIMO, PREPARATEVI A PERDERE» urlò Thatch.

«THATCH NON CANTARE VITTORIA! VINCERÒ OVVIAMENTE IO» rispose il comandante della dodicesima divisione.





«Sicuri che non vi dia fastidio?» chiese l'ennesima volta Ace, nessuno aveva fatto una cosa simile per lui, tranne i suoi fratelli.

«per l'ennesima volta, no, non ci da fastidio, anzi, ci fa piacere» rispose schietto Jozu.

Non c'era molto da spiegare agli altri fratelli, semplicemente che se le aveva fatte da solo quando era più piccolo e poi, un Haruta selvatico aveva spiegato che la sfida consisteva nel disegnare la stella più bella.

E si sa, i pirati amano quattro cose, cinque solo per i Barbabianca, tesori, cibo, famiglia, l'alcol e le sfide.

Quindi ovviamente accettarono tutti.

Prima la prima divisione.

A turno si misero in fila e uno dopo l'altro hanno fatto le stelline.

Poi la seconda divisione, la terza, la quarta e la quinta.

Ad ogni stella Ace si sentiva sempre meglio.

La sesta, la settima, l'ottava, la nona, la decima e l'undicesima.

Ogni stella era piena di amore.

La dodicesima, la tredicesima, la quattordicesima, la quindicesima e infine la sedicesima.

Era ormai notte quando tutti hanno finito e alla fine Ace si era addormentato.

«grazie..p-per*Yawn* avermi a-amato...» sussurrò mezzo addormentato.

Dopo poco tutti si addormentarono tutti attaccati ancora sul ponte.

Se solo questi momenti non fossero mai finiti...

One shot pirati di barbabiancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora