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La confusione all'esterno della stanza dove ero chiusa ha continuato per un tempo che sembrava infinito.

Dopo quello che sembravano 15 minuti è calato un silenzio inquietante. Io sono rimasta raggomitolata dell'angolo più distante dalla porta ad aspettare e pregare che il buon Dio mi concedesse ancora giorni da vivere.

Il silenzio sembrava quasi insistente, quindi da brava persona che ama la propria incolumità mi sono alzata lentamente, con il battito cardiaco a mille, e mi sono diretta verso la porta facendo il meno rumore possibile e restando in ascolto di ogni minimo suono.

Ho messo la mano sulla maniglia e contando fino a dieci per prendere coraggio ho provato ad aprirla.

Era ancora chiusa a chiave. Merda.

Non sentendo alcun rumore fuori ho preso coraggio e ho fatto correre gli occhi per la piccola stanza in cui ero rinchiusa per cercare qualsiasi cosa che poteva tornarmi utile in questo momento. Il sacchetto, le manette che mi avevano tolto il secondo giorno e due sedie in legno.

Mi sono avvicinata alla sedia dove mi avevano legato il primo giorno e studiandola per qualche attimo ho pensato a come poterla usare per evadere. L'illuminazione mi ha travolto all'improvviso, ho preso la sedia e l'ho distesa per terra e ho fatto leva sull'estremità di una gamba affinché cedesse. Il mio piano ha funzionato perché non solo si è sfilata la gamba, ma anche lo schienale per la troppa pressione ( o perché era una sedia da pochi soldi) si è staccato dalla seduta con un rumore sordo.

Prendendo lo schienale, visto che era più comodo come ariete improvvisato, mi sono girata verso la porta e ho cominciato a sbatterlo contro i cardini della porta, che si apriva esternamente alla stanza.

Dopo un bel po' di fatica sono riuscita a romperne due ma non avendo più pazienza e forza ho mollato per terra il mio piccolo ariete. Ho fatto qualche passo indietro e sperando di non rompermi niente mi sono lanciata contro la porta nel tentativo di sfondarla, ha fatto male, molto male, ma ero così vicina all'uscire da quella stanza che ho cercato di non pensarci.

Ero così tanto focalizzata sull'uscire dalla stanza che non mi sono accorta che effettivamente c'erano dei rumori dall'altro lato della porta.

Mi sono lanciata con tutta la forza che mi era rimasta contro la porta che ormai era fissata solo sul cardine superiore ma non era ancora abbastanza aperta per riuscire a sgusciare fuori, per mia sorpresa la porta si è sfondata e io sono finita per terra con un lamento per il dolore per la spalla.

Senza perdere tempo mi sono alzata ma appena l'ho fatto ho visto dei puntini neri ovunque che pian piano si stavano raggruppando. Ho tenuto la testa piegata verso il pavimento così che il sangue salisse più velocemente e quando ho ripreso a vedere normalmente ho alzato lo sguardo.

Ero fottutamente circondata da cinque uomini, sempre in giacca e cravatta, che mi guardavano come se fossi un alieno, a parte tre di loro, che erano a un paio mi mentre di distanza che me, che mi guardavano con così tanta serietà che mi sono sentita a disagio.

"chi sei" la voce dura di uno degli uomini ha rotto il silenzio che si era creato, ho alzato lo sguardo sul suo viso, marcato e pieno di diffidenza.
"aiutatemi vi prego, mi hanno chiusa qua con i miei amici ma c'è stato un malinteso, noi non volevamo fare-"
"stai zitta non mi interessa. Prendetela e mettetela con gli altri" sul suo viso c'era indifferenza, come se fossi stata un oggetto o come se fosse normale per lui e i suoi uomini fare prigionieri.

Assurdo, non sapevo come reagire, non mi era mai successo nella vita di essere catturata e tenuta in cella solo per essere salita su un palazzo. la cosa peggiore che la polizia mi aveva fatto era stata un lavata di capo e dei discorsi sul futuro e di quanto fosse grave avere la fedina sporca per cavolate già alla mia età.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 26 ⏰

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