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"Ore 15:00" questo fu il messaggio che ricevetti dal professor Mitchell, e il mio cuore cominciò a battere più forte. Sapevo che era per fare da babysitter a suo figlio, ma l'idea che forse l'avrei rivisto mi agitava terribilmente.

Finite le lezioni, mi recai al dormitorio per cambiarmi. Scelsi un vestito bianco con le spalle a sbuffo cadenti e tante piccole api disegnate. Mi feci una mezza coda e la decorai con un fiocco giallo per richiamare il tema delle api. Guardandomi allo specchio, sembravo proprio una bambina, ma quando sono triste sono questi gli outfit che preferisco. Non voglio vestirmi tutta di nero e lasciare che la tristezza mi inghiotta.

Presi un taxi e arrivai alla villa Mitchell. Come sempre, Maria mi aprì la porta con un mezzo sorriso. "Buongiorno, Ava," disse con la sua solita gentilezza.

"Buongiorno, Maria," risposi. "Come sta oggi?"

"Bene, grazie. Leonard ti sta aspettando nel salone. Vieni, ti accompagno."

La seguii all'interno della casa, il mio cuore che batteva forte. Quando entrai nel salone, vidi Leonard intento a disegnare. Il suo visino concentrato sul foglio mi fece sorridere.

"Leonard!" lo chiamai dolcemente.

Appena mi vide, il suo volto si illuminò e corse verso di me. "Ava!" gridò con entusiasmo, gettandosi tra le mie braccia.

"Hey, piccolo artista! Che cosa stai disegnando oggi?" chiesi, accarezzandogli i capelli.

"Sto disegnando un supereroe," rispose con orgoglio, mostrandomi il suo disegno colorato.

"Wow, è fantastico!" dissi, sinceramente colpita dalla sua creatività. "Sai che anche tu sei un piccolo supereroe per me?"

Leonard sorrise timidamente, abbassando lo sguardo. "Davvero?"

"Assolutamente," confermai, dandogli un bacio sulla fronte. "Allora, cosa vuoi fare oggi? Hai qualche idea?"

"Mhmm," pensò per un momento, poi i suoi occhi si illuminarono. "Possiamo fare un castello di cuscini?"

"Certo! Un castello di cuscini suona perfetto," risposi, iniziando a guardarmi intorno per cercare dei cuscini da usare.

Mentre Leonard ed io ci mettevamo al lavoro, non potei fare a meno di sentire una presenza alle mie spalle. Mi voltai e vidi Ethan che ci osservava dalla porta, con un'espressione indecifrabile sul volto. Sentii il cuore battere più forte, consapevole della tensione tra di noi.

"Buon pomeriggio, professor Mitchell," dissi, cercando di mantenere la voce ferma.

"Buon pomeriggio, Ava," rispose lui, la sua voce bassa e misurata. "Leonard, comportati bene con Ava, va bene?"

"Sì, papà!" rispose Leonard, già immerso nel costruire il suo castello di cuscini.

Ethan mi lanciò un ultimo sguardo, poi si girò e uscì dalla stanza, lasciandomi con una strana sensazione di vuoto e curiosità. Mi chiesi cosa stesse pensando, se fosse turbato da qualcosa o se fosse semplicemente il suo modo di essere.

"Allora, Leonard," dissi, cercando di scacciare quei pensieri. "Pronto a costruire il castello più grande di sempre?"

"Prontissimo!" gridò lui, ridendo. E così, ci immergemmo nella nostra costruzione, il suono delle nostre risate che riempiva la stanza.

Ogni tanto, mi ritrovavo a pensare ad Ethan. La sua freddezza, la sua distanza. Eppure, ogni tanto c'era quel tocco di gentilezza, come una scintilla nascosta sotto la superficie. Era un enigma, e non riuscivo a smettere di cercare di risolverlo. Forse, pensai, c'era molto di più dietro quell'uomo di quanto volesse far vedere. Ma per ora, mi concentrai su Leonard e sul nostro castello di cuscini, trovando un po' di serenità nel semplice gioco di un bambino.

   PASSIONE PROIBITA: l'intrigo dell'età Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora