"Perché mi fai questo, eh?" Sussurrò una voce familiare. Mi rilassai leggermente, riconoscendo la voce di Ethan. Avanzai lentamente, ancora con il cuore in gola."Ethan?" Chiesi con voce tremante.
Lo guardai meglio. Gli occhi erano rossi e gonfi e l'odore pungente di alcol mi annebbiava. Era ubriaco. Il mio cuore accelerò, preoccupata per lui e per la situazione in cui mi trovavo.
Ethan cominciò a biascicare parole senza senso, e io ero visibilmente preoccupata. Cosa lo aveva ridotto così? Non mi sembrava uno che si lasciava andare in questo modo. Cercai di mantenere la calma mentre mi avvicinavo di più. "Ava," disse lui quasi illuminandosi, accarezzandomi una ciocca di capelli. Manco mi resi conto di essermi accovacciata sulle ginocchia, a pochi centimetri dal suo viso, mentre lui era a peso morto sul divano.
"Sì, sono io," dissi, cercando di mantenere la voce ferma.
Lui si girò verso di me, i suoi occhi freddi e penetranti. Era visibilmente alterato, e il suo viso era segnato dalla stanchezza e dalla frustrazione. "Che ci fai qui, Ava?" chiese brusco, senza nascondere il fastidio nella sua voce, cambiando completamente dall' attimo prima.
"Sono qui per badare a Leonard," risposi, ovvia. Era quello il mio lavoro. "Maria non è più in casa e non potevo andare via."
Ethan fece un gesto vago con la mano, come se cercasse di scacciare via un pensiero fastidioso. "Leonard... sempre Leonard. Lui ti adora, lo sai?" La sua voce si ammorbidì per un momento, e vidi un'ombra di tristezza nei suoi occhi.
"Lo so," risposi piano. "È un bambino meraviglioso."
Ethan annuì, poi il suo sguardo si fece nuovamente duro. "E tu... cosa vuoi davvero, Ava? Perché sei qui?"
Mi sentii improvvisamente vulnerabile sotto il suo sguardo. "Sono qui perché ho bisogno di questo lavoro. E... mi piace stare con Leonard."
"Solo per questo?" biascicò lui, e il suo tono aveva un'intonazione che non riuscivo a decifrare.
Annuii, cercando di mantenere la calma. "Sì, solo per questo."
Ethan si alzò leggermente, avvicinandosi ancora di più. Potevo sentire il suo respiro caldo sul mio viso, e il profumo di alcol mi faceva girare la testa. "Sai, Ava," disse con un tono quasi dolce, "a volte sei così... irritante. Sempre così perfetta, così pura."
Le sue parole mi colpirono come un pugno nello stomaco. Non sapevo come rispondere. "Non voglio essere un fastidio," mormorai.
Lui scosse la testa, ridendo amaramente. "Non sei un fastidio. È solo che... mi fai venire voglia di essere migliore, e odio questa sensazione."
Le sue parole erano confuse, ma capivo il dolore dietro di esse. "Ethan, io... non so cosa dire."
"E non devi dire nulla," replicò lui, la sua voce ora un sussurro rauco. "Solo... resta qui con me per un momento."
Annuii, sentendomi impotente e confusa. Restammo così, in un silenzio carico di tensione e incomprensioni. Sentivo il peso della sua presenza, il calore del suo corpo vicino al mio. Ogni fibra del mio essere era consapevole di lui, del suo respiro, del battito del suo cuore.
Ma non potevo ignorare la preoccupazione che mi stava consumando. Guardai Ethan, il suo viso segnato dalla stanchezza e dall'alcol. "Ethan," dissi piano, "perché sei in queste condizioni? Cosa è successo?"
Lui si irrigidì immediatamente, gli occhi che si facevano più duri. "Non è affar tuo, Ava," ribatté con un tono tagliente. "Non c'è bisogno che tu sappia tutto."
Sentii il viso arrossire, ma non volevo lasciare perdere. "Mi preoccupo per te," continuai. "Non sei mai così... sconvolto. Dev'essere successo qualcosa di grave."
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PASSIONE PROIBITA: l'intrigo dell'età
RomanceAva Spencer, 19 anni, si trasferisce da una piccola cittadina del Midwest a New York City per iniziare il suo primo anno al college grazie a una borsa di studio. Dolce, solare e timida, si trova spaesata in un mondo frenetico e distante dalla sua vi...