Three

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- Non so cosa pensare...cioè, so cosa pensare perché quello che ho visto era più che ovvio- dissi a Lidya, fissando il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino, con sguardo truce.
Ci stavamo dirigendo verso l'Eichen House per dare un'occhiata ai fascicoli tenuti in archivio. Lidya era riuscita a decifrare la parte della Lista che aveva scritto sua nonna, scoprendo, con l'aiuto di Parrish, che tutti i nomi appartenevano a pazienti dell'istituto, deceduti. Dovevamo vederci più chiaro e l'unico modo era tornare in quella struttura che avevo sperato di non rivedere più.
- Suppongo che dirti per l'ennesima volta che questa situazione si sistemerà, non serva a nulla- replicò lei, alzando gli occhi al cielo.
- Non lo so... forse mi sbagliavo. Forse quello che provava per me non è mai stato niente di serio. Forse la sua mente lo ha rimosso perché in realtà io per lui sono... solo un peso. È sempre costretto a proteggermi, tutti voi siete sempre costretti a proteggermi, dato che non sono in grado di fare nulla! Braeden invece... è una specie di Wonder Woman vestita di pelle!- replicai.
Una mano della Banshee mi colpì alla nuca, producendo uno schiocco sordo.
- Ahi! Ma che cavolo fai?!-.
- Piantala di frignare! Punto primo: quella potrà anche sembrare Scarlett Johansson in the Avengers, ma senza fucile e stivaloni in pelle è perfetta solo come esca per Berserker- iniziò a dire.
- Tu... hai appena citato un film preso da un fumetto?- la interruppi sconcertato, ma mi zittii non appena mi lanciò un'occhiata velenosa.
- Seconda cosa: Derek ti ama e non ti considera un buono a nulla che fa da zavorra al branco. Ti devo ricordare tutte le volte che lo hai salvato? Gli sta succedendo qualcosa che né noi né lui riusciamo a comprendere, ma lui non è etero, Stiles!- esclamò esasperata.
- La stava baciando, Lidya!- ribattei, cercando di non far riemergere quella scena dai meandri della mia mente.
- Sapevo che quella avrebbe portato guai non appena l'ho vista- asserì lei, stizzita. - Ma le tue preoccupazioni sono infondate-.
- Sì, beh... vediamo di concentrarci sul nostro scopo. Non ho voglia di farmi distrarre dai miei pensieri negativi- affermai, mentre Lidya parcheggiava di fronte all'ingresso dell'edificio.
Come avevamo previsto non fu semplice convincere il capo infermiere Brunski a darci la chiave dell'archivio. Inizialmente pretese mille dollari da Lidya per la sua collaborazione, ma alla fine si accontentò della metà.
Ci portò fino alla stanza avvolta dalla penombra e io mi feci dare il foglio con stampati gli ultimi nomi.
Scorsi la lista e impietrii.
- Lidya... perché hai scritto un altro nome?- le domandai, percependo un brivido gelido corrermi lungo la spina dorsale.
La ragazza ricambiò il mio sguardo, confusa.
- Non ho... scritto niente-.
Le allungai il foglio con un gesto spazientito. - Questa è la tua grafia-.
- Perché lo avrei dovuto fare?- ribadì mentre i suoi occhi scivolavano alla fine della pagina.
- Hai aggiunto il mio- dissi, indicandole il mio nome scritto per ultimo, a penna.
- È colpa delle cassette, vero?-.
Entrambi ci voltammo di scatto verso Brunski, appoggiato a una colonna semi nascosto nell'ombra.
All'improvviso si lanciò contro di noi, sollevando un braccio. Un ronzio attrasse la mia attenzione e io vidi la luce blu del taser che l'uomo teneva tra le dita.
Rapido, mi misi davanti a Lidya, cercando di bloccarlo, ma Brunski fu più veloce e forte. Mi piantò gli elettrodi dell'oggetto nel collo, diffondendo una scarica elettrica in tutto il mio corpo. Migliaia di aghi roventi mi trafissero la carne, annebbiandomi la vista e facendomi svenire.

Quando ripresi conoscenza, ero seduto a terra, legato ad una trave metallica con le mani bloccate dietro la schiena. Sentivo Lidya alle mie spalle, con la schiena appoggiata contro la mia che strattonava le catene, tentando di liberarsi.
Intuimmo cosa ci fosse di tanto strano nelle morti avvenute all'Eichen House. Tutte, compresa quella della nonna della Banshee, non erano stati suicidi, ma omicidi effettuati dall'uomo che ci stava davanti e che probabilmente era il Benefattore. Credeva di liberare quelle povere anime, credeva di renderle libere dal dolore e dalla pazzia. Si credeva un eroe, mentre in realtà era pazzo più delle sue vittime. Un angelo della morte.
Il frammento della Lista e il codice che Lidya aveva ereditato dalla nonna, servivano per metterci in guardia e avvertirci, proprio come la cassetta che Brunski ci stava facendo ascoltare in quel momento.
Nella registrazione si udiva la voce confusa e spaventata della nonna di Lidya. Era la registrazione dei suoi ultimi momenti di vita.
- Lidya! Non ascoltare! - esclamai, tirando le catene che mi legavano. - Non ascoltare! Concentrati su di me, sulla mia voce!-.
Non riuscivo a vedere bene il suo viso, ma sembrava che non riuscisse a sentirmi.
- Lidya! Devi chiuderlo fuori! Mi hai capito?- ritentai. Cercai di liberarmi, percependo il metallo tagliare la pelle.
- Spegnilo!- urlai rivolto all'infermiere.
Un suo pugno mi colpì dritto in faccia, facendomi sbattere la testa contro il pavimento e lasciandomi stordito. Quello che avevo attorno divenne un'unica macchia scura e le voci si fecero distorte. Brunski parlava con Lidya mentre la registrazione continuava.
Mi rialzai a fatica, avvertendo che il punto in cui mi aveva colpito iniziava a gonfiarsi.
" -No...lasciala. Non farle del male-
- Non fare del male a chi? - chiese il Brunski della registrazione.
- A...riel...-". Con un sospiro la nonna di Lidya aveva pronunciato il soprannome con cui chiamava la nipote.
L'uomo guardò la Banshee, attendendo che gli spiegasse il significato delle ultime parole della donna, ma lei rimase in silenzio, anche se io riuscivo a sentirla tremare.
- Sapete, molti adolescenti cercano di impossessarsi dei medicinali che teniamo sotto chiave- asserì l'infermiere, alzandosi per prendere una scatola di metallo da una mensola.
- Di solito falliscono, ma voi due mi date l'idea di essere più svegli- continuò estraendo una grossa siringa.
Il mio cuore accelerò, spezzandomi il fiato. Non riuscivo a muovermi e non riuscivo a distogliere gli occhi dall'oggetto che nelle mani di quel folle era pericoloso quanto un'arma.
L'uomo si chinò, fissandomi con un ghigno sadico e divertito.
- Sai Stiles, anche senza le capacità particolari di Lidya, sapevo che avremmo avuto occasione di farlo di nuovo- disse, riempiendo la siringa con un liquido trasparente.
Sgranai gli occhi, respirando pesantemente. Ancora una volta cercai in tutti i modi di sfilarmi le catene, ottenendo come unico risultato quello di ferirmi. Una riga di sangue colò lungo le mie mani.
Brunski mi rivolse un ultimo sguardo... e piantò l'ago nel collo di Lidya.
- NO!- gridai. -LASCIALA STARE!-.
Poi una voce si sovrappose alla mia.
- Fermo! Non ti muovere e togli il dito dallo stantuffo! Levale l'ago dal collo! Subito!- ordinò Parrish, avvicinandosi a noi con la pistola puntata contro l'infermiere che ridacchiò, invece di fare come gli era stato ordinato.
- Sei solo un ragazzo, vicesceriffo. Non hai mai sparato a qualc...-.
Il boato dello sparo rimbombó contro le pareti, assordandomi per un istante. Brunski si accasciò a terra, mentre il sangue gli imbrattava il camice. Rantolò per un ultimo momento, poi morì.
Io espirai, rilasciando il respiro che avevo trattenuto e tremando forte, mentre la scarica di adrenalina scemava.
Merda... avevo davvero appena rischiato di perdere la vita...

--------------------------------------------------- Angolo autrice :
Bello scoprire che wattpad non si sa come ha tolto tutti i Tag e i dettagli di questa fanfic. Per fortuna ho sistemato. Comunque. ..
Spero che la storia vi stia piacendo. Mi sono resa conto che ho sbagliato a scrivere il nome di Lydia! Chiedo scusa per questa gaffe! Dalla prossima parte in poi lo scriverò bene. Piccolo avvertimento per la parte Four ci sarà una scena di sesso descritta nei dettagli! ;). Buon proseguimento!!!

Remember MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora