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Come lo spiego quando nessuno ti capisce
Quando niente ti ferisce
L'indifferenza più totale verso la forma astrale del male
Abbiamo stretto un rapporto speciale

Nei meandri della notte, nella materia grigia che produce gli incubi più oscuri eccomi proiettato direttamente in una camera bianca dove non si sa nemmeno da dove provenga la luce, ma allo stesso modo sembra che sia letteralmente pieno giorno.
Io mi sento etteralmente nudo, privo di ogni protezione o barriera che mi potesse mantenere al sicuro per quello che sarebbe successo a breve: confrontarmi per la prima volta con le mie emozioni.

Infatti il luogo in cui mi trovo è ben noto, non altro che la mia immaginazione che prende forma appena chiudo gli occhi.
Detesto questi momenti in cui lei appare per parlarmi: la mia coscienza.
Stranamente questa figura mitologica appare sottoforma di ragazza dai capelli marroni e occhi del colore caldi come la terra.
Si fa chiamare Andrea Suzuya e mi ha rivelato di essere la mia coscienza, o meglio detto la parte razionale della mia psiche.

In uno degli angoli della camera, invece, rinchiuso sottochiave è presente una ragazza dai lunghi capelli biondi e occhi azzurri grigi. Si fa chiamare Sato Emma.
Una bambina impaurita che si raggomitolata su se stessa ogni volta che la ragione si avvicina a lei, mentre io rimango al mio posto senza muovere un muscolo.
Quella ragazzina rappresenta le mie emozioni, quelle di qualsiasi genere, che io ho tremendamente paura di tirare fuori da quella piccola gabbia senza perdere completamente il controllo su di esse.

In quella stanza però tanto bianca come il latte mi ci ritrovo qualcosa di nuovo, di diverso, di insolito... di curioso.
Davanti a me è presente una parete in cristallo e dall'altra di esso mi ci ritrovo una persona a me conosciuta: non altro che Kacchan.
Sembra quasi che stia provando a distruggere quel muro per arrivare direttamente a me, ma la ragione si mette di mezzo rinforzando sempre di più quella barriera.

-Ti rendi conto come sei distrutto?- mi domanda indicandomi le mie emozioni che stanno letteralmente contorcendo su se stesse sotto forma di bambina nella cella. Si strappa i capelli, si morde le unghie e borbotta fra sè e sè, non intenzionata ad ascoltare niente e nessuno.
Io mi sento male, il dolore si fa sempre più penetrante mentre Andrea comincia ad abbracciarmi.

-Non hai bisogno di nessuno, non ti serve la felicità se questo vuol dire logorare le tue stesse emozioni-

Come il canto di una sirena, quelle parole continuano ad essere pronunciate e infilate con forza dentro le mie orecchie mentre il mio cuore non regge per niente la pressione.
Emma, adesso, sta provando ad uscire dalla gabbia mentre sente il richiamo della voce di Kacchan.

La barriera si intensifica mentre Kacchan prova ad usare le sue esplosioni e per la prima volta in assoluto quella parete di cristallo comincia leggermente a rompersi.
Emma non la smette di sbattere contro le barre di ferro, cercando in ogni modo di liberarsi dalle sue catene.
I suoi occhi sono illuminati di una luce diversa, di qualcosa che da molto tempo mi mancava: emozioni positive.

Andrea tenta di riprendere il controllo quasi lasciando la mia presa e precipitandosi verso Emma che continua imperterrita a liberarsi, a distruggere tutto, riuscendo alla fine nel suo intento.
La gabbia viene definitivamente distrutta ed Emma corre verso di me con un' espressione così piacevole che il mio cuore si riscalda alla sola visione.
Andrea prova a bloccarla, ma non ci riesce fino a quando si arrende nel suo intento.

La parete di cristallo resiste ai continui frastuoni esterni, mentre Andrea si sente impotente e sconfitta.
Nonostante tutto, Emma afferra la sua mano mentre l'altra rimane sbalordita da quel gesto, non sapendo esattamente come reagire o comportarsi.
La bionda sorride mentre la castana tentenna prima di corrispondere a quel gesto con un altrettanto sorriso.
Senza rendermene conto l'atmosfera diventa sempre più pulita, limpida, pura e il mio sguardo si gira immediatamente verso la figura al di fuori della stanza: verso il mio Kacchan.

Sembra così distante come se si fosse arreso con le nocche insanguinate e a quella sola visione mi sento soffocare.
Tutto ritorna alla normalità, Emma ritorna immediatamente dentro la scatolina mentre Andrea si rimette composta, esattamente dietro di me.
Quella sensazione calda, di familiarità viene spezzata dal vomito che vuole fuoriuscire da dentro di me.
È così difficile da decifrare tante sensazioni che ti vengono servite su un piatto d'argento tutte in contemporanea.

Il canto da sirena ritorna a prendere possesso della mia mente, mentre le mie emozioni si rinchiudono ancora una volta, lontane da tutto e da tutti, ma una fra tante si fa spazio in quella oscurità, una piccola lucina di speranza che imperterrita cerca di arrivare verso di me nella stanza ormai totalmente spenta e buia.
Quella piccola stellina, l'unica speranza in quell'oscuro universo viene afferrata da Andrea che la osserva e che in tutti i modi non riesce a scacciare via, mentre io non riesco a smetterla di staccarmi da lei.

La luce chiamata amore.

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Mi risveglio di soprassalto ritornando alla realtà, la notte è ancora protagonista assoluta mentre osservo la mia sveglia che indica le 4 di mattina.
Kacchan è accanto a me, quasi schiacciato verso il muro addormentato e ignaro di quello che sta succedendo vicino a lui.
Il cuore non la smette di battere, il sudore che sgorga incessantemente sulla mia pelle mentre il respiro cerca di tornare alla sua normalità.
Non mi sono mai reso conto fino ad allora cosa volesse dire il mio rapporto con Kacchan, cosa volesse dire stare con lui e la grande paura di perderlo durante la guerra finale.

La luce lunare proiettata da fuori dalla finestra si dirige direttamente sui suoi capelli biondi ceneri e sul suo viso riposato, ma che sembra solamente un incazzato perenne pure in quel momento di tranquillità.
Mi viene da ridere, ma lo faccio in sottovoce senza farmi sentire, ma vederlo così innocuo e silenzioso fa quasi paura.

Mi avvicino a lui e quasi sfioro la sua guancia dandogli un solo e dolce bacio, ma appena mi rendo conto di quello che sto facendo ritorno in posizione seduta diventando rosso come non mai.
Lui mugula e stringe ancora di più la mia mano come se si volesse assicurare che fossi ancora lì, per poi ritornare a dormire beatamente.

È difficile ammetterlo, è difficile affermarlo a parole ma quello che provo per Kacchan non è semplice amicizia ,non è semplice rivalità... Quella luce che ho visto dentro di me non è casuale, quel senso di vuoto quando se ne è andato sconfitto non è accidentale.
L'ho voluto nascondere dando ragione alla parte più razionale di me stesso, rinchiudendo in me tutte le emozioni più positive per non avere la paura che queste fossero sostituite da quelle negative.
Nonostante lo sforzo continuo, non posso più negare l'apparenza.

Mi sono innamorato profondamente di Bakugo Katsuki, ma questo mi sblocca nuove insicurezze non sapendo esattamente come confessargli questo mio amore.

Cherofobia {BakuDeku}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora