capitolo 5

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Il rombo dei motori riecheggiava tra le colline come un ruggito animalesco. Marco, al volante della sua monoposto, si sentiva stranamente calmo, in pace con se stesso. Aveva accettato il rischio, la possibilità di non vedere più la bandiera a scacchi. Ma era pronto a combattere, per la sua famiglia, per il suo futuro, per spezzare finalmente la maledizione che lo perseguitava.La gara ebbe inizio sotto un cielo plumbeo, gravido di pioggia. Marco, concentrato come non mai, mantenne una condotta di gara accorta, evitando rischi inutili.  Sapeva che la vera sfida lo attendeva più avanti, nella "curva del diavolo".Giro dopo giro, la tensione saliva. La pioggia iniziava a cadere copiosa, rendendo l'asfalto viscido e insidioso.  I piloti lottavano contro le vetture impazzite, contro la scarsa visibilità, contro i propri demoni interiori.Mentre la luna piena si alzava nel cielo, tingendo di argento le colline circostanti, Marco si avvicinò alla curva maledetta.  Il suo cuore batteva all'impazzata, le mani sudate stringevano il volante.  L'ombra del nonno gli apparve al fianco, lo sguardo fisso su di lui, un misto di incoraggiamento e monito.All'ingresso della curva, Marco sentì una forza oscura avvolgerlo, sussurrargli all'orecchio di accelerare, di sfidare i limiti, di consegnarsi all'oscurità.  La tentazione era forte, il richiamo della velocità irresistibile.  Per un attimo, vide la sua vita scorrere davanti ai suoi occhi: i primi giri di pista con il padre, i trionfi, le delusioni, il volto terrorizzato del nonno nell'incidente fatale.Ma poi, ricordò le parole scritte sul diario: "La vera velocità si trova nel coraggio di frenare."  Con uno sforzo sovrumano, Marco resistette all'impulso di accelerare.  Frenò con decisione, controllando la sbandata della vettura con la maestria di un equilibrista sul filo del rasoio.L'auto, come posseduta da una forza sovrannaturale, si ribellò per un istante, poi tornò sotto il suo controllo.  Marco aveva superato la prova, aveva sconfitto i suoi demoni interiori e spezzato la maledizione della sua famiglia.Mentre usciva dalla curva, un urlo agghiacciante squarciò l'aria.  L'ombra del nonno, liberata dalla sua prigione terrena, si dissolse in una luce accecante, un sorriso di gratitudine stampato sul suo volto etereo.Marco, scosso ma illeso, continuò la gara con rinnovata determinazione.  Non gli importava più della vittoria, non più.  Aveva trovato qualcosa di più importante: la libertà, la pace interiore, la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta.Sotto la pioggia battente, mentre tagliava il traguardo in ultima posizione, Marco si sentì per la prima volta veramente libero.  La maledizione era spezzata, il fantasma del passato finalmente esorcizzato.  La sua corsa, da quel giorno in poi, sarebbe stata guidata solo dalla passione, dal coraggio e dalla voglia di vivere.

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