Capitolo 1

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Capitolo 1

Quanto amo i cambiamenti di programma

Tre settimane dopo

Olimpia

«I caloriferi in ghisa sono antifunzionali.»

«Be', però sono caratteristici, richiamano l'anima industriale di SoHo, fanno atmosfera.»

«Raccolgono polvere», obietto, «comportano un dispendio inutile in termini energetici ed economici», affermo crucciata perché è un'ovvietà e sinceramente non capisco come un tizio che lavora come agente immobiliare da almeno dieci anni non se ne renda conto. Assurdo anche che ci abbia fatto perdere tempo prezioso per portarci qui.

Il signor Goldman dilata le narici, sposta il peso da un piede all'altro, raddrizza le spalle. Continua a sorridermi ma lo sto facendo irritare parecchio. Peccato che a me non importi nulla. Ho scritto ente di beneficenza sulla fronte, o dispensatrice di pazienza? Non credo proprio.

«Per questo l'attico che vi ho mostrato la settimana scorsa aveva un termocamino e il riscaldamento a pavimento.»

«Il camino fa fumo, ingiallisce le pareti e ti obbliga a ritinteggiare ogni anno.»

«In realtà io ho un fantastico caminetto in pietra e io e mia moglie imbianchiamo ogni cinque», mi corregge, «e abbiamo anche quattro figli molto vivaci che adorano stare davanti al fuoco. Il camino fa famiglia, dopotutto». Il suo sorriso si sta trasformando in un ghigno che scopre la dentatura perfetta, il mio fastidio invece è diventato un nodo molto spiacevole che mi stringe lo stomaco. Il signor agente immobiliare che pensa di fregarmi ha la faccia di uno che potrebbe staccarmi il naso con un morso da un momento all'altro, ma non ha fatto i conti con le mie unghie molto affilate. L'ho sempre detto che una buona neil art ha una duplice funzione: debellare le cuticole superflue con un bell'aspetto curato e rimettere al loro posto gli uomini presuntuosi e supponenti come questo qui.

«Be', dipende dal grado di pulizia a cui si è abituati. Comunque questa non va bene», indico i caloriferi in ghisa. «Vero Gregor?»

Non ho bisogno della sua conferma per decidere, perché sia chiaro che ho già deciso e non cambierò idea. Vorrei però che il mio fidanzato e futuro marito mostrasse un minimo di partecipazione. Un ricciolo scuro gli ricade sulla fronte mentre digita qualcosa al cellulare, gli occhi neri sono concentrati sul testo, dietro la montatura tartarugata degli occhiali.

«Gregor?!», ripeto secca e lui abbuia lo schermo del telefono di colpo, come un bambino disobbediente colto con la bocca piena di biscotti mentre trafuga la dispensa.

«Scusa, amore, la trattativa per la cessione dei diritti tedeschi di McCain mi sta sfibrando. Assurdo come una trilogia sui vampiri possa diventare un bestseller all'asta tra più di sette editori.»

Sbuffo e Gregor capisce che dei vampiri in questo momento non me ne frega niente.

Torna verso di me, facendo cigolare le assi del pavimento in legno e mi prende sottobraccio.

«Lei cosa ne pensa, signor Smith?» L'agente si rivolge al mio fidanzato, indica ancora i termosifoni. «D'altronde questa casa, a questo prezzo, è davvero un affare, mi sembra stupido rinunciare per una tale banalità. SoHo è diventato uno dei quartieri più ambiti di Manhattan e qui avreste ben tre camere da letto per i vostri futuri bambini. Sono cose che vanno prese in considerazione, non trova?»

Il fatto che gli sembri stupido rinunciare equivale a dare della stupida anche a me. Il fatto che chieda conferma o smentita all'uomo, implica che il mio parere vale di meno perché io sono una donna e cosa ne voglio capire di affari immobiliari ed edilizia. E infine il fatto che alluda alla nostra numerosa famiglia mi indispone ancora di più, perché è una supposizione sgradita la sua, e un eccesso di invadenza. Ora, io ho fatto della gestione della rabbia un mio cavallo di battaglia, ma giuro che la tentazione di conficcargli un tacco dritto in un testicolo è abbastanza forte, in questo momento. Quindi respiro, sorrido e rispondo.

LOVE ON THE ROADDove le storie prendono vita. Scoprilo ora