LOVE ON THE ROAD

Prologo

Prologo

Doccia Gelata

Malcom

Il direttore editoriale della Pink Books and Associates è un vero estremista. Non solo pretende il massimo dal suo staff ma obbliga ogni singola figura coinvolta nel lancio di un nuovo testo a leggerlo dall'inizio alla fine. Niente scheda riassuntiva sbirciata al volo dal dépliant del copertinario che usiamo per presentare i nuovi titoli ai librai, niente sinossi di servizio. No, Gary Fitz ci impone, e nello specifico impone anche a me, di sorbirci centinaia e centinaia di pagine su coppie di tizi che prima si odiano e poi scopano e infine si dichiarano amore imperituro. Chiaramente l'aggettivo pink nel nome della casa editrice non è casuale.

Ora, dando per scontato l'enorme seccatura che questo comporta, è anche vero che tali letture mi permettono di sapere un sacco di cose. Cose che piacciono alle donne. Cose giuste da dire per evitarti un vaffanculo e guadagnarti piuttosto un invito per direttissima nel letto della fortunata di turno. Cose irresistibili che rendono un uomo il fottuto bad boy da orgasmo multiplo che le lettrici pretendono di leggere e per il quale, di conseguenza, ucciderebbero se esistesse davvero.

È per questo che di fronte alla situazione di stasera mi trovo del tutto impreparato.

«Non posso crederci!» sbotta allibita, «non puoi aver di nuovo dimenticato le chiavi di casa tua.»

Punto primo, dato che non ci vediamo da tre giorni e mi sono appena presentato in tutto il mio splendore sul pianerottolo del suo appartamento, non capisco perché Shirley sia così incazzata. E punto secondo... «Errato, dolcezza, non le ho dimenticate, sono rimaste nella sella della mia moto.»

Lei riduce gli occhi a due fessure molto, troppo, sottili. Il mio radar per le rotture di coglioni in arrivo si attiva e inizia a lampeggiare per una moderata allerta gialla al pericolo.

«Quindi immagino che la moto non sia più in tuo possesso, dato che sei qui. Ho paura a chiederti che fine ha fatto.»

«Ovviamente la moto è sempre mia», la correggo con un sorriso sbilenco, micidiale a quanto ne so e chiaramente segno che se mi farà entrare saprò ricompensarla. Questa sua -ostilità non mi piace per niente. Dovremmo già essere avvinghiati sul suo divano e siamo ancora sul suo zerbino. Ora, sia chiaro, io apprezzo il brivido del sesso imprudente, ma farlo sul suo zerbino, venendo scoperti dalla sua dirimpettaia ottantenne portoricana che frigge Amarillos dalla mattina alla sera e condivide il letto con cinque gatti molto grassi, non mi entusiasma.

Quindi deve proprio farmi entrare.

«Ha solo fatto una deviazione al deposito giudiziario fino a domani mattina.»

Shirley si acciglia, «non dirmi che sei stato così stupido da guidare dopo aver bevuto e...»

«Per chi mi hai preso? Ho solo posteggiato in un divieto di sosta. La polizia è davvero intransigente dalle parti di Chelsea. Quindi, dato che le chiavi di casa sono nella sella ho pensato di dormire qui.»

È così semplice che non vedo il motivo per cui non mi sta ancora facendo entrare.

Un colpo di clacson brucia sul tempo la sua risposta irritata e io mi riscuoto.

«A proposito, tesoro, nella moto ho lasciato anche il portafoglio, dovresti prestarmi venti dollari per il taxi. È giù che aspetta.»

Lei ispira dal naso, si stringe in un maglione oversize aperto che copre la pelle lasciata nuda da un pigiamino di seta lilla molto invitante.

Rientra in casa e mi lascia passare, poi recupera le banconote e me le ficca in mano. Senza alcuna gentilezza. Persevero e le sorrido: saprò addolcirla, sono sicuro. Scendo in strada al volo e saldo il tassista. La macchina gialla riparte lungo MacDougal Street deserta. Il Greenwich Village è silenzioso e addormento. Va bene, ho svegliato la mia fidanzata nel bel mezzo della notte e durante quella che abbiamo definito una 'pausa di riflessione prima del grande passo' e lei non sembra affatto felice, ma adesso torno su e risolviamo. Senza il suo pigiama di seta e senza questi jeans addosso. Sono molto bravo a risolvere e di solito funziona.