LOVE ON THE ROAD

Capitolo 3

Capitolo 3

Proliferazione batterica

Olimpia

Se l'idea di fare il tour senza Gregor al mio fianco mi aveva già disintegrato l'entusiasmo per questa uscita in libreria, dopo aver conosciuto la fantomatica punta di diamante dell'ufficio marketing della casa editrice, mi vedo costretta ad ammettere che non ho ponderato bene la mia scelta quando ho firmato questo secondo contratto. Io sono Olimpia Paterson, che cazzo, e quel borioso arrogante con gli occhi azzurri non è nessuno per deridere le mie necessità o insinuare che il mio libro non venderà quanto il primo. E come può Fitz permettere che un suo sottoposto si rivolga così a una sua autrice di punta? Alla faccia della professionalità. Sbatto la porta dietro di me ed entrambi i due uomini presenti mi fissano in evidente stato di allarme.

Sì, sono incazzata, ma mi ricompongo. Mi sono alzata alle sei per andare a farmi la piega da Suite Caroline. Questo tailleur di alta sartoria mi è costato trecento venticinque dollari e tutta questa perfezione non merita di essere scalfita da uno come Altman.

«Voglio davvero scusarmi, Olimpia» comincia Fitz facendo segno di accomodarci sulle sedute di pelle nera di fronte alla sua scrivania in mogano.

«Lo credo bene. Le pretendo delle scuse» ribatto e mi siedo controvoglia, perché ormai questo stupido contratto l'ho firmato e il libro sta per uscire, quindi, l'unica opzione che ho è sopportare questa spiacevolissima situazione.

«Malcom non era stato informato, è colpa mia.»

«Ha insinuato che io sia una povera pazza solo perché il tour non si svolgerà in aereo» puntualizzo. «Una tale scortesia non ha giustificazioni.»

Tecnicamente non lo ha davvero detto a parole, okay, ma lo ha fatto capire senza censurare con le sue frecciate e le sue espressioni facciali.

«Hai ragione.» Fitz si cosparge il capo di cenere, ha una voce tanto mesta e remissiva che sospetto si prostrerà a lustrarmi i tacchi da un momento all'altro. Come è giusto che sia, visto che quell'incompetente è un suo dipendente, quindi una sua responsabilità. «Comunicherò a Malcom ogni tua esigenza e lui le soddisferà una per una, te lo garantisco.»

«Ottimo.»

Vorrei proprio vedere la sua faccia, ma mi accontenterò di crogiolarmi nell'idea che Fitz lo ha guardato come se lo volesse vivisezionare sul tavolo della sala riunioni e dare i suoi organi in pasto ai piccioni di Central Park, quando mi ha risposto in malo modo.

D'altronde io l'ho capito subito con chi ho a che fare. Nel mio personale tabellario di classificazione dei soggetti umani dotati di pene, sono abbastanza sicura che Altman rientri nella tipologia che io amo definire "S.P.L.I.T". Sì, lo so che le classificazioni canoniche si rifanno all'uomo alfa, beta, sigma, ecc ecc. Ma io non le reputo esaustive. Dicesi uomo S.P.L.I.T. un soggetto, in ordine: Sbruffone. Piacione. Lunatico. Inaffidabile. Traditore nell'indole. E Altman, da questo breve ma già esaustivo scambio di "idee" scommetto che calzi a pennello la categoria. Mi giocherei cento dollari che schiavizza quella povera assistente e si prende tutti i meriti di un lavoro che non svolge, addossando a lei le colpe di eventuali errori. Quando la sventurata gli ha passato il foglio sotto al naso con gli appunti prima che toccasse a lui intervenire, ho fatto due più due. Tipico di chi pensa che ogni donna si scioglierà ai suoi piedi solo perché è alto due metri, ha i capelli del colore della spiaggia in piena estate, e ha occhi molto blu.

Dio dovrebbe distribuire la bellezza con più criterio, uno così non se la merita proprio e non è il caso di dire che ne sa fare buon uso.

Il fatto che possa vantare una barba castana chiara che lo fa assomigliare a Chris Hemsworth, un fisico statuario scolpito e fasciato da un chiodo di pelle del tutto inappropriato per una riunione di lavoro, e il sorriso maliardo, su di me non hanno alcun effetto. Forse è per questo che si è scaldato in quel modo, non si aspettava che la ragazza di turno gli tenesse testa invece di sbattere le ciglia per lui.