Capitolo 2

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Capitolo 2

Questione di professionalità

Malcom


«Devi riprenderti, amico mio. Non ti si può vedere in questo stato.»

Dylan mi rifila una pacca sulla spalla, mentre entriamo nella caffetteria all'ultimo piano del palazzo di Tribeca che ospita la sede della Pink Books and Associates. Ora, io di romanzi rosa ne ho letti parecchi – purtroppo – e credevo che la parte in cui i due innamorati soffrono per amore crogiolandosi nelle loro pene come un wurstel sulla griglia dell'hot dog, fosse un'invenzione letteraria per creare un ridicolo climax che faccia sciogliere le lettrici in un brodo di giuggiole. Infatti, io non mi sto crogiolando. Giuro. Nessuna pena d'amore. Quello che mi brucia sottopelle è piuttosto rabbia. Su una scala Richter di incazzatura sfioro senza ombra di dubbio il dieci magnitudo.

«Sto benissimo» affermo secco. Mi rifiuto di ammettere che dopo la fine della mia storia con Shirley, ufficialmente decaduta tre settimane fa, mi sono sbronzato una sera sì e l'altra pure e forse potrei aver fatto anche un piccolo guaio con la moto. Sabato scorso ero così brillo che ho rigato la fiancata. Ci rendiamo conto di quanto posso essere furioso con quella cazzo di psicologa? Perché mi pare evidente di chi sia la colpa di tutto questo.

«Ti offro un caffè, sei il ritratto dei postumi della serata che hai avuto ieri sera. Non puoi presentarti da Fitz in queste condizioni.»

Giusto. Tra meno di mezz'ora dovrò salire su per la riunione di stamattina. Entusiasmante, davvero.

«Hai provato a parlarle, magari passata la rabbia potrebbe ammorbidirsi...» tenta Chris e Dylan annuisce con poca convinzione.

Dio, ti prego, no. La parte delle spalle comprensive che consolano il protagonista sventurato, ti chiederei di risparmiarmela. Okay, rigare una Ducati Multistrada v4 RS è un peccato paragonabile all'uccisione di un cucciolo di orso polare o al mettere il formaggio sugli spaghetti alle vongole, ma puoi trovare altri modi per punirmi, ne sono certo. Non penso di sopportare una predica, adesso.

«Non c'è nulla da dire. Ha già detto abbastanza. Non mi vuole perché merita di meglio. Vedremo chi troverà di migliore del sottoscritto» asserisco, «oh, già me la immagino strisciare dalla sua brava dottoressa a chiedergli i danni per aver mandato a monte il suo matrimonio. E giuro che farò in modo di essere in prima fila per godermi lo spettacolo.»

Sì, okay, il rancore è uno dei miei talloni di Achille, lo ammetto.

Ci facciamo largo fino al lungo bancone della caffetteria, poi Dylan ordina due espressi e il mio solito cappuccino con cannella e cacao. Mi guardo intorno, è più forte di me, ma di Shirley nessuna traccia. Lavora all'ufficio diritti della Pink Books e di solito queste pause caffè le passavamo insieme, noi quattro. Almeno prima che la dottoressa vate dell'amore rovinasse la mia relazione.

«Più che disperato mi sembri ferito nell'orgoglio, sinceramente» ammette Chris. «E comunque è inutile che la cerchi, mi ha detto Miranda che ha chiesto una settimana di ferie arretrate ed è tornata a casa dai suoi.»

«Vorrei vedere te, se Clarissa ti dicesse che ti molla perché una tizia che non ti ha neanche mai visto in faccia decide di farle il lavaggio del cervello e le impone di lasciarti.»

Alludo a sua moglie. Lui mi passa il mio cappuccino e ci fa strada verso uno dei tavoli vicino alla vetrata che domina i palazzi di Tribeca.

«La psicoanalisi non funziona proprio così, mi dispiace correggerti.»

«Ah no?»

«Tu sei sicuro che tra voi due andasse proprio tutto bene? Ti devo ricordare che l'ultima tua scappatella risale solo a cinque mesi fa?» interviene Dylan.

LOVE ON THE ROADDove le storie prendono vita. Scoprilo ora