Quando sono da sola e nessuno guardando

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Quando sono sola e nessuno sta guardando, abbasso la testa e inspiro profondamente, le voci si alzano nella mia mente, i loro discorsi sono incomprensibili e rumorosissimi. Le uniche parole che riesco a distinguere sono severe e terribili, accusatorie. Mentre espiro sento un peso opprimente nello stomaco e mi sembra di cadere spinta nell'abisso a causa sua. Vorrei solo poter uscire dal mio corpo insieme al mio respiro e volare libera nel cielo azzurro. Ma so che non è possibile. I miei arti cominciano a tremare e i miei occhi si riempiono di lacrime. Mi faccio pena. A questo pensiero sento l'acqua calda scorrere sulle guance e, quando le lacrime arrivano alla bocca, il loro sapore salato è dolcissimo in confronto all'amarezza che mi pervade. Il sangue nelle tempie continua a pulsare, aggrotto la fronte e stringo i denti. Sento di non poter rimanere più ferma e corro via senza sapere dove andare.

Sento il bisogno irrazionale di guardare me stessa, cerco disperatamente una superficie riflettente per potermi accertare dell'esistenza di quel dolore troppo forte per essere vero. Allora alzo lentamente gli occhi e fisso la mia immagine. Il mascara sulle ciglia si è completamente sciolto, le mie guance sono rosse e lucide, dalle mie labbra socchiuse si intravedono i denti superiori. Vorrei gridare per sfogare il fuoco che ho dentro ma mi manca il fiato e rimango in silenzio. Appoggio una mano sul muro per sorreggere il mio corpo tremante e fisso i miei occhi lucidi. Dentro di me sento un misto di commiserazione, odio, paura e vergogna. Scivolo lentamente in basso, contro la parete, come un animale ferito. Quando sono rannicchiata mi sento al sicuro, abbraccio le mie ginocchia e affondo la testa nel buio di quel piccolo antro che ho creato con le mie sole membra. Il calore del mio respiro, imprigionato, scalda il mio viso. I battiti del mio cuore rallentano, li ascolto in silenzio mentre le lacrime che continuano imperterrite a scendere dai miei occhi mi bagnano la maglietta.

Ho bisogno di ossigeno. Alzo di scatto la testa e con gli chi ancora chiusi inspiro profondamente e mi passo una mano tra i capelli appiccicosi per il sudore e il pianto. Mi fa male la testa. Con grande fatica mi rimetto in piedi, guardo di nuovo lo specchio e mi pulisco il viso con le mani. Il nero del trucco è ora sulle mie dita, mi pulisco velocemente le dita nei vestiti e poi le scrollo un po' per farle smettere di tremare. Con uno sforzo incredibile alzo gli angoli della bocca fino a quando non riesco a ricreare l'immagine di una smorfia simile ad un sorriso. Ma i miei occhi sono ancora l'immagine del mio tormento interiore. Guardo in alto per impedire la fuoriuscita di altre lacrime inopportune, stringo i pugni e mi schiarisco la voce con un colpo di tosse. La mia maschera è di nuovo al suo posto, sono pronta ad affrontare il resto della giornata.

Da lontano sento chiamare il mio nome. Mi cercano, devo andare. "Arrivo" è l'unica cosa che riesco a dire e mi stupisco della fermezza della mia stessa voce che, qualche minuto prima sarebbe stata flebile e tremante.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 18 ⏰

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