Lisbona è piena di vita. È libera, vivace, caotica, spontanea e affascinante.È romantica come un tramonto sull'oceano, nostalgica come la sua musica popolare che incanta e smuove gli animi più sensibili di chi la ascolta.
È travolgente come il vento che soffia forte nei pressi del porto, delicata come i profumi che attraversano le sue strade.
È una tela dipinta tra il colore del cielo e le acque del Tago.
Emanuele l'aveva letto sulla prefazione del libro che aveva portato con sé a Lisbona.
L'aveva acquistato qualche giorno prima della sua partenza, in una vecchia libreria di Milano dove era entrato con l'intenzione di trovare un libro che non fosse una semplice guida turistica, ma un vero e proprio racconto scritto dalle mani di chi la città l'aveva vissuta a pieno con tutta l'anima.Amava immergersi nelle storie degli altri, immaginare scenari in luoghi dove non era ancora stato, percepire le sensazioni degli altri fino ad empatizzare con esse prima di viverle sulla sua pelle e provarne di nuove.
Era sempre stato un sognatore: suo nonno gli diceva sempre che aveva l'anima negli occhi e la fantasia spettinata, come i suoi capelli ricci.
Da bambino infatti il suo passatempo preferito era ascoltare racconti di vita vissuta, visualizzarli attraverso l'immaginazione e pensare a cosa sarebbe accaduto se in quel racconto ci fosse stato lui.
Era suo nonno Pietro a raccontare le storie: capitava spesso durante l'inverno, quando Emanuele e sua sorella Letizia trascorrevano il pomeriggio a casa sua.
Lui prendeva posto sulla poltrona in salotto, davanti il caminetto acceso, i due fratelli invece sedevano senza scarpe sul grande tappeto rotondo insieme ai loro giochi.
Sulle sue gambe era sempre appoggiata una vecchia scatola di scarpe che conteneva centinaia di fotografie di grandi e piccole dimensioni, a colori e in bianco e nero, alcune più consumate di altre dal tempo che è passato, qualcuna più opaca e altre più recenti, nitide.
Ognuna di essa aveva una data scritta a penna sul retro, oppure dei nomi o anche una piccola dedica.Pietro, suo nonno, aveva sempre una storia nuova per ogni fotografia.
A Emanuele era venuto spesso il dubbio che suo nonno avesse potuto mentire sulla loro veridicità, ma ogni volta la storia era così avvincente che quel piccolo sospetto spariva.
Si limitava ad ascoltarlo in silenzio, con lo sguardo pieno di stupore e curiosità, cercando di immaginare attraverso la fantasia ogni dettaglio menzionato per sentirsi anche lui parte di quel vecchio racconto.Col passare degli anni Emanuele non aveva mai perduto quell'animo da sognatore e suo nonno Pietro credeva che avrebbe dovuto farne tesoro per la vita futura.
Era stato questo il motivo che lo aveva spinto a regalare a suo nipote, per i suoi diciotto anni, la vecchia macchina fotografica che un tempo era stata sua, augurandogli che questa un giorno sarebbe riuscita a portarlo lontano e non solo con la fantasia.
Tredici anni dopo, seduto a cavalcioni su un muretto che si affacciava su una spiaggetta libera di Lisbona, Emanuele sapeva di aver esaudito il desiderio di suo nonno.
Stringeva tra le mani la macchina fotografica, proprio quella che gli aveva regalato, mentre lasciava che le gambe dondolassero con naturalezza lungo il muretto.
La osservava con lo sguardo colmo di nostalgia. Pensava a lui ad ogni scatto, ricordando con infinito affetto le volte in cui l'aveva utilizzata quando lui c'era ancora: compleanni, feste comandate, ricorrenze importanti.
Non se ne era mai separato, nemmeno dopo la sua morte.I primi tempi era stato difficile anche solo guardarla attraverso la sua custodia di pelle dalle fibbie consumate, ma col tempo Emanuele aveva imparato a capire che quella macchina fotografica sarebbe stata ciò che avrebbe tenuto in vita per sempre il ricordo di suo nonno.
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Cafuné (2024)
RomanceEmanuele vive a Milano, ha trentuno anni e lavora da tempo come fotografo per un'importante agenzia milanese. È pronto a compiere quello che sembra essere il passo più importante della sua vita: legarsi per sempre alla sua Ludovica. A pochi mesi dal...