"crescendo iniziai a capire che le persone se ne andavano ugualmente..
potevi anche non fargli niente..
restare lí immobile.. a guardarle..
non avrebbe cambiato il fatto che quelle persone se ne sarebbero andate lo stesso..
e non parlo solo del cosiddetto fenomeno chiamato "morte"..
ma parlo anche dell'abbandono, delle amicizie concluse, e degli amori indimenticabili.
ad esempio tempo fa.. c'erano persone che ad oggi vengono reputate "stupide" semplicemente perché..
potevi far a loro del male..
potevi ferirle..
o addirittura.. consumarle dentro silenziosamente..
ma loro sarebbero ugualmente rimaste..
perché capivano il significato della parola "amicizia" o della parola "amore"..
ma soprattutto..
quelle persone rimanevano al tuo fianco perché sapevano.. che quell'attegiamento era solo una stupida armatura che mostravano per allontanare quelle persone..
eppure rimanevano..
cazzo se rimanevano.."scrivevo su quel diario da quando i miei genitori morirono, ormai quella era la mia unica valvola di sfogo, potevo scrivere tutto quello che volevo, tutto il dolore, tutte le cattiverie, tutti i rimpianti, tutti i traguardi, potevo semplicemente essere me stessa, lui non mi avrebbe mai criticata, per questo ci scrivevo sempre qualcosa sopra, ogni giorno, dovevo per forza, scriverci qualcosa, che sia uno scarabocchio o qualunque altro tipo cosa, lo facevo perché altrimenti poi mi sentivo in colpa con me stessa, anche se quello era solo un diario.
non capivo perché ogni giorno che passasse mi sentivo sempre più vuota, incompleta, come se fossi un puzzle con pezzi mancanti, mi sentivo completamente e inevitabilmente vuota, come se non avessi una ragione, per continuare ad andare avanti, insomma, per continuare.. a vivere, ed ogni giorno, quella sensazione aumentava, i sensi di colpa si facevano sentire per ogni cosa che facevo, o anche per quelle che non facevo, qualunque cosa facessi, anche per la più banale, io ero circondata da paure, da sensi di colpa, ed ansia costante che con cessava mai.
persa nei miei pensieri mi dimenticai di continuare a scrivere, in verità se proprio vogliamo dirla tutta, menomale che stavo scrivendo mentre ero sdraiata sul letto di camera degli ospiti, dove passavo la maggior parte del mio tempo, avevo la porta chiusa, per fortuna direi.. perché mi addormentai, improvvisamente, e direi finalmente, dopo molti tentativi, e con un solo problema.. perché mi addormentai col diario aperto tra le mani.
sentendo dei rumori di troppo aprì lentamente gli occhi, per poi stropicciarli, guardai la camera, prima di saltare dal letto e lanciare il primo libro trovato sul comodino accanto al mio letto, alla persona girata di spalle seduta sul mio letto.
< e che cazzo! > disse una voce a me conosciuta..
si..
sembrava proprio la voce di..
oh cazzo..
sembrava proprio la voce di mio fratello.
guardai meglio, e sgranai gli occhi appena vidi la sua chioma bianca, e il suo sguardo ormai puntato verso di me, sembrava incazzato.. no in verità io credevo proprio che fosse incazzato.
devo avergli fatto davvero male.. lo preso in piena testa, insomma..< oddio scusa! ti sei fatto male? > dissi avanzando istintivamente di fronte a lui, per una volta, mi preoccupai seriamente se si fosse fatto male, misi da parte il fatto che lo odiavo, e misi lì mie mani tra i suoi capelli toccando il punto in cui gli avevo lanciato il libro.
< ti fa male? > chiesi di nuovo preoccupandomi di più dato che non mi rispose.
< secondo te mi fa bene? > disse da solito simpatico che è.
dannazione!
ed io che mi ero pure preoccupata di averlo fatto male.
invece è il solito coglione.non tolsi la mano da i suoi capelli, non mi interessava affatto che continuava a fare il coglione, volevo solo sapere se gli avevo fatto male, o almeno era cosi.. fino a quando non sentì una stretta fredda e salda stringermi il polso, cacciando via mia mano.
li capì che a mio fratello stava dando fastidio, anzi, in verità non gli piaceva affatto il fatto che gli toccassi i capelli.< stai ferma > disse facendomi capire che voleva togliessi la mano dai suoi capelli, così lo accontentai, anche se infondo non stavo facendo nulla di ché, eppure..
< dov'è che ti fa male? > chiesi guardandogli la chioma di capelli bianchi che gli ricadevano sulla fronte.
< levati non ho tempo da perdere > disse l'attimo dopo spingendomi lontano da lui, per poi uscire dalla camera in cui stavo, rimasi bloccata lì per qualche minuto, nel punto esatto in cui mi aveva allontanato da sé, cercando di capire cosa avevo fatto di sbagliato per farlo irrigidire così tanto da spingermi ed uscire dalla camera.
spazio autrice
questo è il quarto capitolo della mia nuova storia.
spero soddisfi le vostre aspettative,
fatto sta, che se ho fatto degli errori non esitate a dirmelo, ovviamente sempre con un corretto linguaggio, o almeno spero che sia così, perché non mi pare che io stia facendo qualcosa di male,
fatemi sapere cosa ne pensate in generale ,
e soprattutto su questo capitolo.
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my deception is your eyes - madison&jason
Fantasicome al solito inizio con la banale presentazione che fanno tutti. io sono madison, per precisare, figlia di theodore ed eleonor, avevo ben 10 anni quando i miei genitori morirono, e fino all'età di 16 anni sono stata chiusa in uno stupido orfanotro...