4. Bloody Mary

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"Una persona vive tre vite: la prima termina con la perdita dell'ingenuità,

 la seconda con la perdita dell'innocenza,

 e la terza con la perdita della vita stessa.

 Ineluttabilmente tutti attraversiamo questi tre stadi."

Adam, dalla serie tv Dark.

Ero distesa sul letto a guardare le stelline appese al soffitto della camera di Emery, mentre lei stava cercando il vestito perfetto da mettersi per la serata.

La settimana era passata velocemente, anche perché metà l'avevo trascorsa a letto con la febbre, non ero una che si ammalava facilmente, ma quando succedeva mi sentivo veramente a pezzi.

Ero uscita dopo cena, la mia migliore amica era passata a prendermi, mi ero portata una borsa grande con dentro alcuni vestiti e a mio padre avevo raccontato che sarei andata con lei al cinema, almeno non avrebbe fatto domande; dopo la serata mi sarei fermata da lei a dormire.

«Come mi sta?» Chiese guardandosi allo specchio, ancora non troppo convinta.

«Questo è bellissimo e ti sta veramente bene!» esclamai sincera. Era un abito che le stava a pennello, era lungo fino alle caviglie e aveva una spacco molto

Era ormai un'ora che provava abiti, uscendo ed entrando in bagno, finalmente questo sembrava piacerle davvero.

«Ok, ho deciso metto questo» disse sorridente, «Tu invece cosa hai portato?», chiese strappandomi dalle mani la borsa con i miei vestiti.

Iniziò ad esaminarli attentamente. «Questo... sì assolutamente, devi metterti questo!» disse stringendo tra le mani un abito blu scuro.

«Ok, passa così vado a mettermelo». Entrai in bagno, mi tolsi i miei indumenti ed indossai il vestito.

Andai verso la mia amica. «Ehi, mi aiuteresti con questa?» lei si precipitò ad aiutarmi con la zip che si era bloccata.

Andai a guardarmi nel grande specchio dell'armadio.

Era bellissimo, non mi ricordavo neppure come ci fosse finito nel mio armadio, il corpetto era aderente mentre la gonna scendeva morbida, era di un blu scuro che risaltava molto sul mio incarnato pallido. Mi sentivo bella.

«Tieni queste, dovrebbero andarti bene» disse passandomi dei tacchi.

Li provai e con mia grande sorpresa notai che mi calzavano alla perfezione, e che mi regalavano anche dieci centimetri in più che slanciavano la mia figura.

Presi la trousse con i miei trucchi e inizia a darmi una sistemata al viso che era in uno stato pietoso, passai uno strato generoso di correttore per le occhiaie, un po' di fondotinta per dare colore al viso e il blush sulle guance.

I capelli neri e lisci li lasciai ricadere liberi sulla mia schiena.

Una volta pronte entrambe uscimmo dalla stanza. «Ciao mamma, noi usciamo».

«Ciao ragazze, divertitevi e non fate troppo tardi» rispose Vivienne affacciandosi dalla porta della sua camera.

La madre di Emery era una donna gentile e sempre pronta ad aiutare gli altri, gestiva una piccola libreria in centro e io ed Emery fin da piccole passavamo spesso diverse ore a leggere, perché aveva allestito un piccolo salottino, con delle poltroncine a alcuni tavoli.

Erano le ventidue quando uscimmo da casa sua.

«Mi sono dimenticata di dirti che non andremo con la mia macchina» si girò a guardarmi, «Passerà Gavriil, spero non sia un problema».

I figli dell'oscurità - il mondo nascostoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora