Capitolo uno

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Era il primo giorno di primavera quando incrociai il tuo sguardo per la prima volta. Ero solo una ragazzina di tredici anni, ancora impreparata a quello che avrebbe segnato il mio destino. Timida e riservata fin dall'infanzia, preferivo la solitudine della casa alla confusione del mondo esterno. I miei giorni erano scanditi dai cartoni animati e dalle imitazioni con le amiche, lontana dal caos del mondo reale. Ma tutto cambiò quel giorno, nella casa al mare di Riccione, ereditata dai miei nonni paterni, dove ci riunivamo con la famiglia durante le vacanze. Amavo quel luogo perché mi faceva sentire al sicuro, accolta. Con me c'erano sempre i cugini Elisa, tredicenne come me, e Filippo, più grande di quattro anni. Eravamo cresciuti insieme, ma la loro partenza per Milano a causa del lavoro dei genitori aveva reso questi momenti ancora più speciali e rari.
Dopo un pranzo abbondante, io ed Elisa decidemmo di fare la nostra solita passeggiata. Mi piaceva sentire il vento tra i capelli e respirare l'aria fresca della primavera. Elisa, scherzando, mi chiamava "lucertola" per la mia predilezione a rintanarmi al sole. Il nostro rifugio preferito erano le giostre, dove ridere e competere era la norma.
Ero sull'altalena, un sorriso largo dipinto sul viso, quando ti notai. Capelli neri come l'ebano e occhi scuri profondi come l'oceano, ti avvicinasti con un sorriso che avrebbe fatto arrossire ogni ragazza. Non avevo mai prestato molta attenzione ai ragazzi prima, ma tu eri diverso. La tua presenza era magnetica, intraprendente.

<<"Scusate, siete nuove qui?">> chiedesti, il tuo tono leggermente burbero.
<<"In realtà siamo di casa qui">> risposi, ignorando il suo amico che rimaneva in disparte.
<<"È strano non avervi mai notata">> ammise con un sorriso giocoso. Il mio imbarazzo cresceva, sentivo il cuore battere forte e il corpo vibrare di emozione. Non mi era mai successo prima.
<<"Lo dici a tutte le ragazze che incontri qui?">> chiesi, cercando di nascondere la mia incertezza di fronte a lui. Ma lui ridacchió, avvicinandosi ancora di più.
<<"Comunque, piacere, sono Cristian">> si presentò, estraendo un pacchetto di sigarette che subito mi infastidirono. Non sopportavo il fumo, e la sua noncuranza mi provocava fastidio.
<<"E il tuo nome qual è?">>
<<"Perché vuoi saperlo?">> chiesi, mantenendo la mia riservatezza.
<<"Mi sembra educato, sapere con chi si sto parlando">> rispose con voce roca, mentre il fumo usciva dalla sua bocca.
<<"Mi chiamo Francesca">> mentii, non volendo rivelare il mio vero nome.
<<"Francesca? Non sembri una Francesca">> commentò con un sorriso malizioso.
Il mio cellulare squillò improvvisamente, era mia madre.
<<"Dove siete?">> chiese dalla linea.
<<"Siamo alle giostre">> risposi.
<<"Venite, c'è il gelato">> disse, interrompendo il nostro incontro.
<<"Dobbiamo andare, Elisa, ci aspettano per il gelato">> dissi a mia cugina.
<<"Devi andare via?">> chiese Cristian, visibilmente deluso.
<<"Sì">> risposi con freddezza.
<<"È stato bello conoscerti, Francesca. Tornerete da queste parti?">> chiese speranzoso.
<<"Non credo">> risposi sinceramente.
<<"Peccato">> disse con broncio lieve.
<<"Ciao">> lo salutai, prendendo Elisa per il braccio mentre faceva segno di andare via.
Mentre tornavamo a casa degli zii, sentii chiamare il mio nome da lontano. Mi voltai e lo vidi con il suo amico, che non aveva pronunciato una parola durante la nostra conversazione. Si avvicinarono su una moto nera e gialla.
<<"Mi stai seguendo per caso?">> chiesi con il sorriso malizioso sulle labbra.
<<"Sei simpatica, lo sai?">> ridacchiò.
<<"Grazie">> risposi semplicemente.
<<"Volevo chiederti il numero di telefono">> chiese direttamente.
<<"Non posso dartelo">> risposi con decisione.
<<"Perché no? Hai già un ragazzo?">> chiese curioso.
<<"No, non ho un ragazzo">> risposi con una risatina. <<"Ora devo andare">>
Tornammo a casa dopo l'incontro con Cristian. Io e Elisa terminammo il gelato e una fetta di pastiera preparata da mia madre. Non riuscivo a dire di no ai dolci, erano la mia debolezza.
Rimasi con gli zii fino a sera, guardando "I Cesaroni" in televisione, ma la mia mente era altrove. Era stato un colpo di fulmine? Come potevo interessare a qualcuno come lui? Avevo mille domande in testa, e non sapevo se avrei mai avuto le risposte.

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