Capitolo dodici

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Non era un periodo facile per me e Adam; la nostra comunicazione si era deteriorata e temevo continuamente di litigare con lui. Ogni parola o gesto da parte mia diventava motivo di discussione. Decisi che era necessario prendere una pausa.
<<"Devo prendere una pausa dalla nostra relazione">> dissi con determinazione, cercando di evitare un conflitto.
<<"Vuoi lasciarmi di nuovo?">>
<<"Non vedi che le cose tra noi non vanno bene? Non riusciamo a comunicare, abbiamo bisogno di questo tempo">>
<<"D'accordo, come preferisci">> la sua reazione mi sorprese; forse stava davvero cambiando atteggiamento.
Passarono due settimane e le domande accumulate mi opprimevano. Non riuscivo a concentrarmi, i voti scendevano e i miei genitori erano preoccupati. Così rimasi a casa per alcuni giorni, saltando la scuola.
<<"Mamma, papà, non succede nulla di particolare">> risposi quando mi chiesero cosa mi stesse succedendo. <<"Grazie, ma sto bene">>.
Non riuscivo a confessare loro cosa stava succedendo con Adam; mi mancava il coraggio e volevo risolvere tutto da sola.
Era mezzanotte e mezza quando ricevetti un messaggio da Adam.
<<"Possiamo vederci?">>
<<"E perché?">> domandai.
<<"Ho bisogno di vederti, per favore">> supplicò.
<<"Va bene, solo per 5 minuti perché poi devo andare a dormire">> acconsentii.
Mio padre sentì la porta aprirsi e si preoccupò. <<"Cloe, cos'è successo?">>
<<"Niente papà, Adam ha perso il caricatore a scuola ed è venuto a prenderne uno in prestito>> risposi.
<<"A quest'ora?">>
<<"Sì, si è accorto solo ora". Chiuderò io la porta dopo">>
Scesi e parlammo fuori dalla macchina.
<<"Cosa volevi dirmi di così importante?">> chiesi.
<<"Mi manchi, non riesco a stare senza di te">> disse con le lacrime agli occhi.
<<"E sei venuto qui solo per questo? Sai in che situazione sono, ho bisogno di tempo">>
<<"Lo so, ma se mi manchi cosa posso fare? Non voglio perderti, Cloe">>
<<"Cerca di capirmi, abbiamo entrambi bisogno di questo periodo">> ribattei.
<<"O forse ne hai bisogno solo tu">> disse.
<<"Cosa vuoi dire?">>
<<"C'entra Cristian?">> domandò lui.
<<"Cristian non c'entra nulla in tutto questo">> In quel momento, Cristian era l'ultimo dei miei pensieri.
<<"Eppure sei strana da un po' di tempo">>
<<"Sono così a causa tua, capisci?">>
<<"E ora è colpa mia?">> chiese lui. <<"Ti ho chiesto scusa e ti ho detto che non accadrà più">>
<<"E io non ti credo">> replicai.
<<"Ah, è così?">> disse arrabbiato, iniziando a urlare e a picchiare con il piede il muro del palazzo. Quella notte lo portai all'ospedale con mio padre, aspettando l'arrivo di sua madre, poi tornai a casa.
Non dormii bene quella notte, preoccupata per Adam e per me stessa dopo quello che era successo. Non l'avevo mai visto così furioso e avevo paura che si facesse del male. Provai ad essere più comprensiva e a restargli vicino.
Il medico gli disse che avrebbe dovuto tenere il gesso per un paio di mesi e non stare troppo in piedi. Quando lo andai a trovare a casa, sua madre sembrava ancora più distante del solito, non mi parlava e sembrava ignorarmi completamente.
<<"Perché tua madre non mi parla?">>
<<"Perché sa del nostro litigio e pensa che mi sia rotto il piede a causa di questo">>
<<"Hai detto a tua madre il motivo del litigio?">>
<<"No, sai che non parlo con la mia famiglia di queste cose">>
Il padre di Adam non faceva parte della sua vita, i suoi genitori erano divorziati e lui aveva costruito una nuova famiglia. Adam era il capofamiglia, contribuiva economicamente lavorando occasionalmente con lo zio per sostenere sua madre e sua sorella Clara. Quando era più giovane, Adam mi aveva confidato di aver visto suo padre essere violento con sua madre e di sentirsi impotente nel difenderla, temendo che potesse rivolgersi anche a lui. Questo mi aveva fatto capire i suoi atteggiamenti nei miei confronti e mi aveva reso consapevole della sua determinazione a non replicare il comportamento del padre. Mi dispiaceva profondamente per il suo passato, ma questo non giustificava i suoi errori di comportamento.
<<"Mi dispiace, non voglio essere come mio padre">> disse con voce rotta, quasi in lacrime.
<<"Stai tranquillo, supereremo tutto questo insieme">>
Ma sarebbe davvero stato così? Avrebbe veramente cambiato atteggiamento? Solo il tempo avrebbe potuto fornirmi le risposte.

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