𝐶𝐻𝐴𝑃𝑇𝐸𝑅 7

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una bambina di 6 anni, il sorriso gigante, mi viene incontro e dice: «lo sai che anche mio padre sta nel cielo come il tuo?»
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CHIARA

È un giovedì qualunque e io mi sono svegliata presto perchè voglio prendermi cura di me. Mi alzo dal letto, lo sistemo e mi dirigo in cucina. Mi faccio una tazza di tè caldo e mi prendo un libro da leggere, la mia mattinata sarà costituita da due attività: mangiare e leggere.

Mi sono cimentata nella lettura da dieci minuti quando mi arriva un messaggio di Richi.

Ciao Chiara, ti vorrei chiedere se puoi venire al campetto dove facciamo le partite di solito, ci serve una mano per registrare un contenuto.

Ovviamente a lui non posso dire di no, è il mio titolare. La mia mattinata perfetta passa completamente in secondo piano. Mi alzo dal divano e vado in camera, apro l’armadio e prendo le prime cose che mi capitano a tiro.

Mi metto una maglietta bianca e dei jeans corti, inizia a fare caldo a Milano e vorrei evitare di prendermi qualche malanno. Vado in bagno, mi lavo i denti, mi pettino e poi torno in salotto a mettermi le scarpe. Fortunatamente i jeans hanno le tasche, prendo telefono, cuffie e chiavi di casa ed esco dalla porta.

Scopro che il campetto dove giocano si trova a qualche minuto a piedi da casa mia quindi mi infilo le cuffiette e metto una playlist in riproduzione casuale.
Mi è sempre piaciuto camminare con le cuffie nelle orecchie, mi permette di fuggire dalla realtà e creare scenari complicati in base a ciò che sto ascoltando. Ma oggi sto canticchiando le canzoni senza ascoltarle veramente, sento il suono dei miei pensieri incessante, come una melodia fastidiosa che non so come fermare.

Sono passati quattro giorni da quando Daniel, anche se odio ammetterlo, mi ha aiutata con quel piccolo problema dell’ubriaco che non voleva assolutamente farmi del male. Dell’episodio però devo ancora dirlo a mio fratello, il quale a lavoro non ha un secondo libero. Sono giustificata però mi sento in colpa a non aver rispettato quel piccolo patto, anche se non lo era in piena regola.

Arrivo al campo da calcio e vedo Riccardo intento a sistemare l’attrezzatura sull’erba mentre del riccio con gli occhi color miele non c’è traccia.
Fortunatamente.

Raggiungo il biondo e lo saluto.
«Ciao, se vuoi puoi andare a cambiarti, finisco di sistemare io qui, non preoccuparti» gli sorrido, lui mi ringrazia e corre in spogliatoio. Le telecamere vicino alla porta sono state già posizionate da Richi quindi devo solamente assicurarmi che funzionino a dovere. Mi avvicino per accenderle e mi metto a inquadrare per bene l’obiettivo, che è il centro della rete.

Finito di sistemare quelle, sistemo la telecamera principale, alzando di un po’ il cavalletto per farlo arrivare alla mia altezza.
Mentre finisco il mio lavoro, vedo Daniel avvicinarsi e so già cosa vuole chiedermi, così tengo lo sguardo il più basso che posso. Con la coda dell’occhio vedo arrivare Riccardo, che ferma il riccio per parlargli.
Sono salva per ora.

Guardo nell’obiettivo, regolando definitivamente l’altezza della videocamera, per evitare di tagliare la testa a qualcuno. Almeno nell’inquadratura.

Poco prima dell’inizio delle riprese, un ragazzo platinato arriva salutando Richi e Daniel, che stanno ancora parlando animatamente. Si battono il cinque e poi Riccardo mi presenta il nuovo arrivato.
«Chiara, lui è Sergej, il nostro portiere quando giochiamo agli All Star Galacticos. L’ho chiamato per darci una mano nel rendere la sfida più interessante, sarebbe stato troppo semplice senza qualcuno in porta. Sergej, lei è Chiara, la sostituta di Mike per qualche mese». Sergej mi porge la mano sorridendo, la quale stringo ricambiando il sorriso.

𝐵𝑅𝑂𝐾𝐸𝑁 𝑇𝐻𝑅𝐸𝐴𝐷 || Daniel D'AddettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora