2. It's not hope

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I got panic rooms inside my head.
girl i've always been, Olivia Rodrigo

Hope

Hope, mi hanno affidato un nome sbagliato. Un nome che non ho saputo costudire a dovere.
Odio il mio nome.
Perché nella mia vita c'è tutto tranne che la speranza. Secondo tutti sarei la classica ragazza semplice, con la vita perfetta, le opportunità che tutti sognano e i soldi che tutti vorrebbero. Ogni persona ha un lato oscuro dopo tutto no?

Solita sveglia, solito orario, solito letto e purtroppo solita vita. Mi alzo dal materasso afferro le ciabatte con le dita dei piedi e le indosso. Con passo misurato e felpato mi dirigo in bagno. Lavo i denti, sciacquo il viso, insapono le mani e le passo sotto l'acqua. Pettino i capelli nonostante penso che a momenti diventerò pelata per quanti nodi mi si creano.

È autunno, la mia stagione preferita, ma fa troppo freddo per definirsi un autunno vero e proprio. È il 13 settembre e ci sono 10 gradi, si congela.

Applico il deodorante sotto le ascelle e una spruzzata di profumo sul collo e due sui polsi che strofino l'uno contro l'altro. Esco di nuovo dalla stanza e misuro i passi per non svegliarli.

Apro le ante dell'armadio e opto per un pantalone di tuta nero e un body bianco. Afferro anche una felpa grigia con la zip rubata da mio cugino di tre anni più grande e la indosso. Preparo lo zaino in tutta calma e ci metto dentro il minimo indispensabile per la giornata. Afferro infine le cuffie e me le porto all'orecchio.

Esco di casa e mi dirigo a scuola con Billie Eilish nella testa.

Mi sono trasferita da poco e sto per iniziare questa scuola. Ho sedici anni e in tutta la mia vita ho girato otto scuole diverse. Due a Madrid, una a new york, tre a Londra e due in Australia. Questa è la nona.

A noi alunni del terzo anno ci hanno fatto iniziare le lezioni il giorno dopo per chissà quali assurdi motivi. Ma meglio così, ieri ho fatto una maratona di film in compagnia della mia televisione e dei miei pupazzi.

Sarò anche stramba, ma io adoro i peluche.

Ci vogliono circa 10 minuti e mi ritrovo davanti agli occhi una struttura gigantesca circondata da dei cancelli e da qualche albero.

Vado a posizionarmi sotto il primo squarcio d'ombra che mi capita davanti e inizio ad ascoltare "Young and beautiful" di Lana Del Rey.

Presto lo spazio circostante si riempie di ragazzi e ragazze. Alcuni ridono e scherzano, mentre altri sono molto tesi.

Io come mi potrei descrivere? Una scappata di casa che va in giro ascoltando musica e a cui non frega un cazzo della scuola?

Definizione abbastanza azzeccata.

Tra 13 giorni entrerò ufficialmente nella squadra di pallacanestro femminile. Una scarica di brividi mi pervade il corpo. È ansia? Forse. Adrenalina? Forse. Paura? Forse.

È sempre stato tutto un forse.

Il suono acuto della campanella sovrasta quello della musica e sono costretta a posare le cuffiette nella loro scatolina. Una massa di persone si dirige verso l'ingresso mentre io e alcuni alunni rimaniamo fermi nella nostra posizione. Mi guardo un'attimo intorno e vedo solo ragazzi più grandi.

Percepisco dietro di me delle sonore risate. Mi volto per verificare gli individui che osano disturbarmi sghignazzando proprio sopra la mia testa.

Appena il mio viso ruota del tutto il mio sguardo viene catturato da una figura maschile che si trova precisamente dietro di me.

Thoughtless Souls ~cuori pungentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora